Missionari segni e portatori dell'amore di Dio

Domenica, 30 settembre, dalla basilica di Maria Ausiliatrice in Valdocco, Torino, prenderà il via la 143¬™ Spedizione Missionaria Salesiana. Religiosi e laici inviati ad annunciare il Vangelo nello stile educativo di Don Bosco.

Missionari segni e portatori dell’amore di Dio

          Domenica, 30 settembre, dalla basilica di Maria Ausiliatrice in Valdocco, Torino, prenderà il via la 143ª Spedizione Missionaria Salesiana. Religiosi e laici inviati ad annunciare il Vangelo nello stile educativo di Don Bosco.

          Quest’anno riceveranno il crocifisso missionario 45 Salesiani, 15 Figlie di Maria Ausiliatrice, e 11 volontari laici: 5 dall’Italia e 3 dalla Polonia.

          La provenienza dei nuovi missionari salesiani è variegata, come lo è anche la loro destinazione. Tra le mete c’è anche l’Europa che negli ultimi anni è considerata terra di evangelizzazione e per la quale la Congregazione Salesiana ha lanciato il Progetto Europa. Non da meno è cambiata la realtà sociale, culturale e religiosa che caratterizza i luoghi di missione ovunque essi siano.

          Il mandato missionario avrà luogo nella storica basilica dedicata a Maria Ausiliatrice e sarà presieduto dal IX successore di Don Bosco: Don Pascual Chávez Villanueva, Rettor Maggiore dei Salesiani.

          Precederà e accompagnerà la celebrazione del mandato missionario salesiano l’Harambée, manifestazione promossa dal Volontariato Internazionale per lo Sviluppo (VIS) e dall’Animazione Missionaria Salesiana dell’Italia. Il tradizionale appuntamento si celebra al Colle Don Bosco e Torino nell’ultimo fine settimana di settembre e vede la partecipazione dei giovani animatori missionari e di coloro che hanno trascorso il proprio tempo di vacanze estive in paesi in via di sviluppo.

          La celebrazione del mandato missionario è una tradizione che risale allo stesso Don Bosco. L’11 novembre 1875, sempre nella stessa basilica, fu consegnato il crocifisso missionario, segno del mandato evangelizzatore e educativo, ai primi dieci salesiani in partenza per la Patagonia Argentina. Due anni dopo alcune suore del nascente Istituto della Figlie di Maria Ausiliatrice si aggiunsero ai salesiani missionari in partenza. Negli ultimi anni, con lo svilupparsi della sensibilità e del coinvolgimento laicale, alle spedizioni si sono uniti anche i Salesiani Cooperatori e volontari delle ONG salesiane.

          Ad oggi, con 137 anni di storia missionaria, migliaia di religiosi e centinaia di laici si sono fatti portatori del Vangelo di Gesù Cristo con lo stile di Don Bosco in oltre 130 paesi.

 

Intervista ai nuovi missionari

         Ha lavorato in varie opere dell’Ispettoria di Barcellona, come Coordinatore della Pastorale, Responsabile della formazione professionale e con diversi altri incarichi. Don Manel Morancho Peris, Ingegnere Elettrico ed Elettronico, a quasi 62 anni, racconta la propria esperienza di formatore, volontario e ora membro della 143ª Spedizione Missionaria Salesiana. Cuba è la sua prossima destinazione.

Come sei arrivato alla 143ª Spedizione?

          Nell’Ispettoria abbiamo una ONG chiamata VOLS (Voluntariado Solidario) che ogni anno invia giovani nelle missioni, soprattutto in America e Africa. Ho avuto l’opportunità, nel 2006, di fare un mese e mezzo di volontariato in Bolivia, e nel 2011 sono stato in Ecuador, con i bambini di strada. Lì mi nacque il desiderio di andare in missione e perciò feci richiesta ai superiori, ma loro non volevano lasciarmi partire, perché c’è un gran lavoro da fare nell’Ispettoria. Qualcuno mi disse che bisognava scrivere direttamente al Rettor Maggiore, io scrissi e dopo appena un’ora lui mi rispose che la mia richiesta era stata inoltrata al Consigliere per le Missioni; il quale a sua volta mi rispose rapidamente, e da lì in poi era tutto molto facile. Mi hanno chiamato, mi hanno chiesto dove sarei voluto andare e, per non avere difficoltà con la lingua, ho  richiesto un paese latino. Mi è stata offerta Cuba e io ho accettato immediatamente.

Quali sono le differenze e le somiglianze tra i giovani degli istituti - centri professionali e i ragazzi delle esperienza missionarie?

          I ragazzi che ho conosciuto nelle esperienze missionarie sono bambini più bisognosi in cose specifiche: dal punto di vista economico, innanzitutto; e sono ragazzi in cui si percepisce l’accoglienza, in modo speciale. Nelle famiglie spagnole non manca nulla, “hanno tutto”, ma poi sono mancanti in altre cose. Quando stavo con i ragazzi di Bolivia ed Ecuador vidi che ad alcuni mancava la famiglia – i bambini di strada – oppure non avevano risorse economiche. Possiamo scoprire che c’è una diversità di valori tra loro; e ciò che più mi è rimasto dell’esperienza missionaria è che i bambini sono semplici, accoglienti; gradiscono la semplice compagnia, lo stare con loro. E tutto questo ti fa crescere vocazionalmente.

Perché essere Missionario Ad Gentes?

          È una vocazione. Sento la chiamata di Dio a lavorare altrove; forse lì non sarà così confortevole, sicuramente ci saranno più difficoltà, ma tutto questo mi aiuterà  a superarmi. In qualche modo, già da molti anni me lo proponevo, e per me è un’esperienza definitiva e arricchente, forse perché nel nostro paese (Spagna) siamo un po’ accomodati; così, questo uscire fuori, in qualche modo, ci fa reagire di fronte alla realtà. So che l’esperienza che vivrò mi arricchirà tantissimo e sento di doverla fare.

Che aspettative hai rispetto all’esperienza missionaria che vivrai a Cuba?

          Vado lì per santificarmi con tutte le persone che incontrerò. Tutto ciò che vedrò, dirò, sperimenterò assieme alle persone che troverò a Cuba, lo immagino con le migliori speranze, che sarà un buon lavoro. So che sto andando nel luogo in cui ci sono giovani, animatori, gruppi, dinamismo... con i quali credo che mi troverò molto bene.

Che cosa vorresti dire ai salesiani in formazione?

          Ai Salesiani e ai giovani voglio dire loro che per fare un’esperienza di missione io ho iniziato con il volontariato, dove ho imparato moltissimo, attraverso il contatto con tutti quelli che ho incontrato; e da quando ho fatto volontariato nella mia vita esistono un prima e un dopo. So che non tutti hanno la vocazione missionaria, molti non sentono la chiamata, ma io vi dico con il cuore, che è un’esperienza che arricchisce come persona e non solo dal punto di vista religioso, dove pensi di andare a donare ciò che hai, ma in verità ottieni ciò che ti manca; questo lo rende un’esperienza arricchente.

 

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