Morire a 15 anni

A Londra nei quartieri South della metropoli si muore a 15 anni per quelli che sono veri regolamenti di conto...nessuno sa niente e nessuno ha visto niente. Tra i minorenni avere una pistola è normale persino affittarla per una sera: costa solo 50 sterline!

Morire a 15 anni

da Attualità

del 17 febbraio 2007

La targa di Fenwick Place è quasi svanita. Nessuno si prende il disturbo di passarci una mano di vernice, non è un posto per turisti questo. Ma è facile trovare la strada, perché la polizia ha messo un cartello all'angolo con scritto: «Appello, cerchiamo testimoni per l'assassinio di William Cox, 15 anni, colpito a morte in casa sua alle 3.30 del pomeriggio del 14 febbraio. Avete visto o sentito? Chiamate il numero verde... la telefonata sarà strettamente confidenziale». William Cox è il quarto ragazzo ammazzato nella zona di Londra a Sud del Tamigi in due settimane. Tre sono stati freddati a colpi di pistola, uno a coltellate. E ora la polizia dice che si tratta di vendette tra bande e che avere una pistola per i minorenni di South London è diventato alla moda: «È un accessorio che impone rispetto e dimostra potere all'interno della gang».

Così, all'improvviso, Londra ha scoperto

che i suoi boroughs oltre il fiume sono un campo di battaglia nella guerra tra gang di minorenni. E anche se il capo della Metropolitan Police assicura che «gli omicidi in città sono diminuiti del 14 per cento l'anno scorso», gli stessi dati rivelano che la guerra tra giovani armati si è concentrata in poche zone di emarginazione sempre più violenta. Un duro risveglio per la Gran Bretagna, quinta potenza economica del mondo, che ha appena appreso da un rapporto dell'Unicef di essere al ventunesimo e ultimo posto tra i Paesi industrializzati per quanto riguarda «il benessere dei bambini». Ma queste sono statistiche e inchieste asettiche. A Fenwick Place c'è la storia dei quindici anni di vita e della morte di Billy Cox: padre manovale, madre cameriera asiatica, sorellina appassionata di danza. Gli hanno sparato un colpo al petto, lo ha trovato pieno di sangue Elizabeth, l'aspirante ballerina. Billy non era un angelo: a dicembre un giudice gli aveva imposto il coprifuoco dalle sette di sera alle sette del mattino e lo aveva fatto incatenare con un braccialetto elettronico per un'accusa di furto. Per gli amici era Remer, il soprannome che si era scelto e che scriveva sui muri intorno a casa, per segnare il suo territorio. «Non era perfetto, ma gli volevamo bene» ripete il padre. Clapham, la stazione della metropolitana accanto a Fenwick Place, è sei fermate a Sud della stazione Bank, il cuore della City. Dieci minuti di corsa da Oval, lo stadio del cricket simbolo delle buone maniere inglesi. Sulla via principale del borgo si affacciano case imponenti che hanno visto tempi migliori, quando i benestanti negli anni Venti vivevano qui perché non c'era traffico e l'aria era pulita. Oggi ci abitano immigrati, soprattutto afro-caraibici, cinesi e gli ultimi arrivati: i polacchi dell'Europa allargata. Il consiglio comunale ha fatto molto per renderlo vivibile: giardini pubblici, campi giochi, edilizia popolare. Ma l'aria non è amichevole: «Non tenete il telefonino in mano, ci sono rapinatori in agguato» dice un cartellone stradale della Metropolitan Police. Il negozio di biciclette ha un biglietto sulla porta: «Vietato l'ingresso ai ragazzi non accompagnati dai genitori. Troppi furti». Il posto più sicuro è il luogo del delitto: ci sono i poliziotti della scientifica e una muta di giornalisti londinesi che intervistano gli amici del morto, tutti vestiti con tute sportive e felpe nere con cappuccio, una divisa. Quattro bambine un po' singhiozzano e un po' ridono. Davanti alla casetta di Billy, mazzi di fiori e bigliettini addolorati. I fiori debbono averli presi da Laurette, il negozio a quattrocento metri: 7 sterline per i gelsomini profumati. Comprare una pistola usata costa 250 sterline, per affittarla una sera ne bastano 50. Billy conosceva chi gli ha sparato, dicono quelli della scientifica: la porta sul retro era aperta e non era stata forzata. Una vendetta di gang. Una vicina ricorda che giorni fa il ragazzo aveva fatto a pugni in cortile. Non era intervenuto nessuno: «Perché questi sono pazzi». Incompresi fino a sembrare matti, ma anche delicati come tutti i quindicenni.

Alle scritte Remer tracciate con il gesso da Billy intorno a casa, hanno aggiunto Rip: Riposa in pace. E poi un proclama di battaglia: «Remer, soldato caduto, tienimi un posto in paradiso». Naturalmente ora parlano i grandi politici, che in campagna elettorale non vengono perché tanto i ragazzi afro-caraibici non hanno l'età per votare. Il conservatore David Cameron ha fatto un bel discorso per dire che «bisogna difendere il matrimonio e imporre ai padri di prendersi la responsabilità sociale di badare ai figli, contro la cultura delle gang». Tony Blair ha risposto che questi delitti «non debbono essere presi come una metafora dello stato della società britannica, sono casi specifici ai quali risponderemo con leggi». Che cosa voleva dire Remer? «Niente, era il nome che si era scelto il ragazzo, per noi non significa nulla — rispondono i cronisti londinesi —, prova a chiederlo ai suoi amici». Gli amici rispondono guardando fisso di fronte a loro, non nella direzione di chi fa la domanda, «tanto non capiresti». Uno dice a bassa voce: «Presto dovrete tornare, perché per Remer ci sarà una vendetta».

 

Guido Santevecchi

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