Sulla scia del «Signore degli Anelli» arriva nelle sale il 21 dicembre il film tratto dai racconti di C.S. Lewis intrisi di mitologia e simbologie ebraico-cristiane. Negli Stati Uniti è già stato ribattezzato 'La Passione per bambini' e si appresta a diventare, dopo il successo del film di Mel Gibson, un nuovo caso cinematografico.
del 10 dicembre 2005
Negli Stati Uniti è già stato ribattezzato 'La Passione per bambini' e si appresta a diventare, dopo il successo del film di Mel Gibson, un nuovo caso cinematografico. Le cronache di Narnia: il Leone, la Strega e l’Armadio prodotto dalla Disney e, dopo la presentazione mercoledì sera alla Royal Albert Hall di Londra alla presenza del principe Carlo e della consorte Camilla, in anteprima italiana domani al Noir in Festival di Courmayeur (il film arriverà nelle nostre sale il 21 dicembre), è la conferma che non solo il cinema ha deciso di spremere fino all’ultima goccia il finora fortunato genere fantasy (basti pensare a Il signore degli anelli, Harry Potter e alla nuova saga dello scrittore adolescente Christopher Paolini che debutterà con Eragon), ma che Hollywood ha scoperto l’enorme potenziale commerciale delle storie religiose e del pubblico cristiano affamato di pellicole capaci di veicolare i valori della fede.
Distribuito dalla Buena Vista, che organizzerà proiezioni anche presso le chiese, il film porta sullo schermo il primo dei sette episodi della saga ed è diretto dal neozelandese Andrew Adamson, il papà dell’irriverente orco Shrek, che un po’ ipocritamente sostiene di non essersi occupato dell’interpretazione religiosa della storia. Nate dalla penna di Clive Staples Lewis, ancora poco conosciuto in Italia ma autore di uno dei capisaldi della letteratura mondiale per l’infanzia (Mondadori ha raccolto i sette libri in un unico volume), Le cronache di Narnia, best seller da oltre cinquant’anni soprattutto nei Paesi anglosassoni, rappresenta di fatto una precisa allegoria del cristianesimo e dell’'avventura religiosa'. Senza considerare il fatto che tra i principali produttori del film c’è Philip Anschutz, fervente presbiteriano nonché uno degli uomini più potenti e ricchi d’America. E se le cose andranno bene ai botteghini, non c’è dubbio che la Disney metterà in cantiere anche i successivi episodi.
La storia comincia quando i quattro fratelli Pervensie – Lucy, Edmund, Susan e Peter – durante la Seconda Guerra Mondiale lasciano Londra minacciata dai bombardamenti tedeschi per rifugiarsi nella casa di campagna dell’eccentrico professor Kirke (l’attore Jim Broadbent). Qui, sul fondo in un vecchio e magico armadio, scoprono un varco che li introduce nel mitico mondo parallelo di Narnia tenuto sotto ghiaccio dal maleficio della perfida e algida Strega Bianca (interpretata da Tilda Swinton). Oltrepassata la soglia, i ragazzi cominceranno il loro percorso di crescita incontrando creature mitologiche e animali parlanti realizzati in animazione tridimensionale. Ma per liberare quella terra dalla maledizione dovranno unire le proprie forze a quelle del leone digitale Aslan, dio di Narnia (parla in italiano con la voce di Omar Sharif), in una grande, epica e spettacolare battaglia che vede fronteggiarsi Bene e Male a colpi di effetti speciali ancora più ambiziosi di quelli de Il signore degli anelli. I riferimenti ai Vangeli e all’Antico Testamento sono numerosi, a cominciare dal leone Aslan che come Cristo si sacrifica per salvare il mondo dai 'figli di Eva'.
A tale proposito vale la pena leggere l’analisi di Paolo Gulisano in C.S. Lewis. Tra fantasy e Vangelo, biografia dello scrittore, professore di letteratura rinascimentale e medioevale all’Università di Cambridge, al quale il cinema ha dedicato un film biografico con Anthony Hopkins dal titolo Viaggio in Inghilterra. Quando il fantasy non era ancora di moda, questo autore, fraterno amico di Tolkien, con il quale condivise la passione per mondi 'altri', inventò una saga dove l’immaginazione diventa un modo per scorgere nella realtà quei simboli che rimandano al trascendente. Un paio di curiosità, infine: Aslan significa 'leone' in lingua turca, mentre il nome Narnia deriva da quello della cittadina umbra di Narni.
 
 
«Narnia» & C: Hollywood scopre la religione?
 
Dopo il successo de «La Passione di Cristo», Hollywood sembra aver scoperto un nuovo pubblico: i cristiani. Così, se il 9 dicembre (il 21 in Italia) è prevista la prima di «The Chronicles of Narnia: The Lion, the Witch and the Wardrobe», film basato sul libro di C.S. Lewis «Cronache di Narnia», subito dopo la Disney organizzerà proiezioni del film presso le chiese. Ormai Mel Gibson ha svelato le potenzialità commerciali, finora disdegnate, di un pubblico «religioso»; il film su Narnia, per esempio, ha ricevuto via libera dalla Disney una settimana dopo il lancio di «The Passion» e se avrà un ritorno economico positivo è già previsto di proseguire con una serie di 7 episodi. A settembre è uscito pure «L'esorcismo di Emily Rose» di Scott Derrickson, noto cristiano praticante che ha puntato su questioni spirituali ed ha avuto eccellente successo commerciale. Ancora la Disney ha cercato di far leva sul pubblico cristiano nel suo recente «The Greatest Game Ever Played», uscito il 30 settembre: il film non è di carattere sacro, eppure è stato riservato a un pubblico di provenienza religiosa grazie ai valori positivi che esprime. Un altro esempio recente è quello della commedia familiare «The Things About My Folks»: i membri delle chiese, delle sinagoghe e dei centri ebraici sono stati invitati a più di 30 proiezioni effettuate nelle città degli Stati Uniti. La 20th Century Fox ha infine lanciato un sito Internet per promuovere i film cristiani e quelli basati sulla famiglia direttamente a un pubblico religioso.
Alessandra De Luca
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