Il rapporto mondiale dell'Onu sull'acqua Il rapporto rileva il ruolo cruciale dell'acqua per lo sviluppo economico e sociale e sottolinea come la domanda di risorse, che non è mai stata così intensa come oggi, sia sicuramente destinata a crescere. Un aumento di domanda dovuto a tutta una serie di fattori
del 17 marzo 2009
La crisi delle risorse idriche torna a essere oggetto di attenzione a livello internazionale con la presentazione in questi giorni nella sede dell'Onu a New York del rapporto mondiale sull'acqua dell'Onu, intitolato Water in a Changing World. Il rapporto verrà diffuso in occasione del quinto Forum mondiale sull'acqua che si apre oggi, lunedì 16 marzo, a Istanbul e che riunisce esperti e autorità internazionali per confrontarsi sulle modalità con cui affrontare l'emergenza idrica nei prossimi anni. Il documento è ormai giunto alla sua terza edizione. Le quasi 350 pagine che lo compongono costituiscono l'analisi e la rassegna più completa delle risorse globali di acqua dolce e sono il frutto del lavoro di 24 agenzie che partecipano al programma dell'Onu sull'acqua (Wwap, World Water Assessment Program).
La funzione del rapporto è anche quella di valutare i progressi conseguiti rispetto agli Obiettivi di sviluppo del millennio contenuti nella Dichiarazione del millennio del 2000 delle Nazioni Unite che, fra l'altro, miravano al dimezzamento del numero di persone senza accesso all'acqua potabile negli anni compresi fra il 2000 e il 2015. Ma oltre al compito di monitoraggio il documento costituisce anche un manuale di buone pratiche e di indicazioni per migliorare le strategie complessive di gestione delle risorse idriche, tentando di rispondere all'esigenza di individuare un percorso di sviluppo sostenibile e di valutarne i tempi.
Il rapporto rileva il ruolo cruciale dell'acqua per lo sviluppo economico e sociale e sottolinea come la domanda di risorse, che non è mai stata così intensa come oggi, sia sicuramente destinata a crescere. Un aumento di domanda dovuto a tutta una serie di fattori come la pressione demografica, la mobilità delle popolazioni, i crescenti standard di vita, i cambiamenti nei sistemi di consumo alimentare, l'accresciuta domanda energetica. Si tratta di elementi che determinano anche una competizione crescente per la gestione delle risorse, non soltanto fra diversi Paesi, ma anche fra zone rurali e aree urbane dei singoli Paesi.
L'attuale scarsità di acqua è aggravata anche dalle conseguenze dei mutamenti climatici che influiscono sul ciclo idrogeologico, modificando le modalità di evaporazione e precipitazione, e incidendo, oltre che sulla quantità, sulla qualità stessa dell'acqua disponibile.
Pi√π di un miliardo e 200 milioni di persone nel mondo non hanno un accesso sufficiente all'acqua potabile e circa due miliardi di persone non dispongono di servizi igienici con conseguenze devastanti per la salute.
In base alle informazioni dell'Unep, (United Nations Environment Program), il volume totale di acqua sulla terra è di circa 1,4 miliardi di chilometri cubi, e il volume di risorse di acqua dolce è di circa 35 milioni di chilometri cubi, il 2,5 per cento del totale. L'offerta di acqua dolce per l'uso umano e l'ecosistema rappresenta meno dell'un per cento delle risorse complessive. Ogni persona necessita di 20-50 litri di acqua potabile giornaliera (di cui 2-4 litri da bere) per coprire il proprio fabbisogno. Si stima che circa 5 miliardi di persone, il 67 per cento della popolazione mondiale potrebbe essere interessato da problemi sanitari entro il 2030.
Nell'Africa Sub-sahariana, circa 340 milioni di persone sono prive di accesso all'acqua potabile. Il legame tra la povertà e le risorse di acqua è diretto, il numero di persone che vive con meno di 1,5 dollari al giorno, coincide quasi del tutto con quelle prive di accesso all'acqua potabile.
Circa l'80 per cento delle malattie nei Paesi in via di sviluppo sono collegate ai problemi idrici che provocano la morte di tre milioni di persone al giorno, soprattutto bambini e almeno un decimo delle malattie in tutto il mondo potrebbe essere evitato migliorando l'offerta di acqua e, quindi, di salute e di igiene.
Il prelievo di acqua è triplicato negli ultimi 50 anni. Il fenomeno è collegato soprattutto alla crescita della popolazione, attualmente di 6,6 miliardi di persone circa, il cui incremento ammonta a circa 80 milioni di individui all'anno, concentrato nei Paesi a scarsità di acqua, con una pressione crescente sulla domanda per usi potabili, agricoli, sanitari, industriali. L'agricoltura assorbe circa il 70 per cento della domanda di acqua, l'industria il 20 e l'uso domestico il 10. Nel 2030, il 47 per cento della popolazione mondiale potrebbe vivere in aree ad alto stress idrico.
La scarsità di acqua non è inevitabile e la lotta alla povertà dipende essenzialmente dalle politiche sulle risorse idriche ma anche da decisioni prese in altri settori che hanno conseguenze indirette sulla gestione dell'acqua, come agricoltura, energia, commercio e finanza.
 
Stefania Schipani
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