Ai rave party l'unica indiscussa protagonista è la droga. Da vendere, da scambiare, da barattare». Il ragazzo che racconta lo chiameremo Andrea perché il suo nome vuole tenerlo per sé. La storia che ha vissuto ‚Äì al contrario ‚Äì ci tiene a condividerla: «Se può essere utile...».
del 24 agosto 2009
«Si ingoia, si aspira, si inietta, si fuma, si beve persino, sotto forma di gocce. Ai rave party l’unica indiscussa protagonista è la droga. Da vendere, da scambiare, da barattare». Il ragazzo che racconta lo chiameremo Andrea perché il suo nome vuole tenerlo per sé. La storia che ha vissuto – al contrario – ci tiene a condividerla: «Se può essere utile...».
 
Andrea di rave party ne ha frequentati parecchi, la prima volta aveva quindici anni. «L’ultima ne avevo diciotto. Quando ho toccato il fondo con l’eroina ho deciso che non volevo cominciare a scavare. Che volevo risalire la china»: e così ha fatto grazie all’aiuto della Comunità Giovanni XXIII, a Rimini, che lo ha aiutato a disintossicarsi. Poco più che adolescente, Andrea ha girato l’Italia per partecipare a quei raduni non autorizzati a base di droga, musica e alcol: «La prima soprattutto, il resto fa solo da contorno. Il bello dei rave è che puoi farti alla luce del sole, non hai bisogno di nasconderti per prendere tutte le sostanze che vuoi. Una vera pacchia per gli spacciatori che offrono tutto il repertorio dello sballo».
 
Anche M. I. (in questo caso è l’autorità giudiziaria a non rendere nota l’identità) è partito in cerca del suo paradiso a buon mercato. Il viaggio è stato lungo, la festa troppo breve: 26 anni, aveva lasciato Israele diretto in Italia esclusivamente per partecipare al rave party organizzato lo scorso fine settimana nelle campagne di Bocca della Selva, tra Campobasso e Caserta. «Siamo venuti apposta per il raduno» confermano gli amici del giovane interrogati dalla Polizia e confessano di aver fatto il pieno di stupefacenti ben prima di arrivare a desti nazione. In tasca della vittima sono stati trovati involucri diversi, uno per ogni differente so stanza che progettava di consumare. I compagni di viaggio lo hanno scoperto esanime domenica mattina, hanno provato a rianimarlo e a chiamare il 118. Ma il cellulare laggiù è inutile, non prende: caricato in macchina il ragazzo, hanno guidato fino all’ospedale dove i medici hanno constatato la morte. L’autopsia – eseguita ieri pomeriggio all’ospedale Carda- relli di Campobasso – ha confermato che il de cesso è stato causato da un cocktail micidiale di sostanze stupefacenti.
 
Stesso sballo, stessa notte ma altro raduno nel la campagna tra Diso e Castro, nell’estrema punta del Salento. E altro morto probabilmente di overdose, Laura Lamberti, una ventitreenne di Potenza ma l’autopsia eseguita ieri non ha ancora chiarito ogni dubbio. La posizione di una decina di perso ne che hanno organizzato e promosso il raduno non autorizzato è al vaglio degli inquirenti.
 
«Rischi grosso se non conosci le sostanze che ti vendono nei rave. Un cartone, per esempio – racconta Andrea – non è uguale all’altro. Ma la differenza può sfuggire ai più». Un car tone è proprio quel che dice il termine: un pezzo di cartone stampato – magari con innocue figure dei disegni animati – imbevuto di Lsd pura e venduto a quadratini di un centimetro. «Che si masticano. Ma bisogna fare attenzione. Un Cuoricino rosso, per e sempio, è quattro volte più potente di un Hofmann 2000 (Hofmann è il nome dell’uomo che scoprì Lsd, ndr) – racconta Andrea – ma se non lo sai non è detto che qualcuno te lo spieghi. E prendere il primo al posto del secondo può a vere effetti devastanti». Lo sballo è a portata di tutte le tasche: «Certa mente. Un cartone costa tra i dieci e i venti euro a centimetro. E se ti organizzi – continua Andrea – puoi fare qualche buon affare con gli scambi. Io mi portavo l’eroina e la barattavo con Lsd che poi scambiavo con qualcosa d’altro. E via così».
 
Ai raduni alternativi trovi di tutto.
 
Tanto alternativi – diciamolo - non lo sono neppure più, ormai sono di moda: «Li frequentano anche i figli di papà, i fighetti - li chiama Andrea – che vogliono un’esperienza un po’ forte. Gente che poi torna a casa da mamma e papà. Certo, ci so no ancora i randagi, com’ero io. Che stavo via da casa tre o quattro mesi per volta per se guire questa follia. Poi i miei genitori mi hanno detto basta. Adesso scegli. O cambi vita o stai fuori per sempre». Una durezza che con Andrea ha pagato: «Già. Mi capita ancora di vedere amici di un tempo che svernano in famiglia. Ma così è troppo comodo. Sballati sulle spiagge in estate e con la brutta stagione a casa al calduccio. Se anche i genitori di quei ragazzi fossero più rigidi... Lo scontro con la mia famiglia è stato violento – conclude Andrea – però mi ha salvato la vita».
Nicoletta Martinelli
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