E' il gioco della vita. Così lo viveva un'altra singolare famiglia quella, per intenderci, del figliol prodigo, di quel papà che aveva due figli, sicuramente in competizione, sicuramente ambedue amati senza condizioni. Uno non ne può più e se ne va di casa non prima di essersi fatto dare un bel gruzzolo di soldi. Tutti ricordiamo cosa capita: i soldi finiscono subito, i vizi sono tanti..
del 15 novembre 2006
 
Purtroppo oggi lo si sperimenta sempre meno perché stanno abbondando i figli unici, ma la bellezza di poter vivere con almeno un fratello o una sorella è impagabile. Si litiga, ci si cerca, si bisticcia, ci si confida, ci si coalizza contro i grandi, ci si fanno confidenze. Si impara a convivere. Si sta su un piano di parità, anche se con qualche difficoltà derivata dalla differenza di età che determina un diverso rapporto con i genitori. In certo senso, qualcuno deve «perdonare» ai suoi fratelli di essere nati prima! E questi devono perdonare a qualcun altro di volerli «spodestare»!
E’ il gioco della vita. Così lo viveva un’altra singolare famiglia quella, per intenderci, del figliol prodigo, di quel papà che aveva due figli, sicuramente in competizione, sicuramente ambedue amati senza condizioni. Uno non ne può più e se ne va di casa non prima di essersi fatto dare un bel gruzzolo di soldi. Tutti ricordiamo cosa capita: i soldi finiscono subito, i vizi sono tanti, le mosche si attaccano al miele, e il giovanetto si trova solo, ripulito di ogni possibilità di vivere, con il cuore a pezzi, una vita rubata e l’anima distrutta. L’altro fratello aveva sentito per un po’ la nostalgia, ma alla fine si è allargato, ne ha potuto invadere e prendere tutti gli spazi, la sua stanza, il suo stereo, il suo computer, la sua mazza da baseball, la sua moto…, ma non ha potuto prendere il suo posto nel cuore del padre che invecchiava prima del tempo dal dispiacere e continuava a sperare in un ritorno.
E il miracolo si avvera Il cuore del Padre aveva ragione a non disperare, ma il cuore dell’altro figlio subisce una contrazione egoista. Ancora qui? A dividere un’altra volta quello che è mio. Troppo comodo. Torna dove sei stato. E tu papà non farti intenerire il cuore. Io qui ci sono sempre stato e ti ho sempre servito (e sopportato dice tra i denti). Le mie albe e i miei tramonti li ho vissuti chiuso qui, senza una festa perché tu non mi vedevi, perché pensavi solo a lui. Credi che non mi sia accorto? E adesso vuoi che io faccia festa per questa usurpazione che si è consumata ogni giorno nella mia vita?
Ragioni forse ne aveva, ma il cuore era indurito, non si ama così un papà, meglio sbagliare e pentirsi che avere un cuore di pietra. Quaresima è speranza di avere un cuore di carne al posto del cuore di pietra che ci siamo costruiti. Gesù è questa speranza.
mons. Domenico Sigalini
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