Non posso stare in piedi da solo!

Monica ha bisogno di appoggiarsi a qualcuno, come un puntello, perché teme troppo la solitudine ed è insicura, crede di non riuscire a reggersi in piedi da sola. In questi casi, sia nei rapporti di amicizia sia in quelli di coppia, l'altro risponde al bisogno di avere qualcuno accanto, pertanto l'altro non viene considerato per quello che è, quanto piuttosto per la funzione che svolge...

Non posso stare in piedi da solo!

da Quaderni Cannibali

del 15 dicembre 2011 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 

           “No, non voglio esser solo, non voglio esser solo, non voglio esser solo mai!” cantava Eugenio Finardi diversi anni fa. Ci sono alcune persone che, anche senza conoscerlo, hanno fatto del ritornello di questa canzone (Le ragazze di Osaka) il proprio inno.Se in effetti vi sono alcune paure (quella dell’intrusione e quella del lasciarsi andare) che diventano un ostacolo alle relazioni, ce ne sono altre che spingono a cercare delle relazioni quasi per impulso, senza poterne fare a meno. Queste ultime paure riguardano la possibilità di rimanere soli e la convinzione di non riuscire, da soli, a stare in piedi.

          Monica ha litigato pesantemente con la sua migliore amica, Antonella, che non ne vuole più sapere di continuare l’amicizia. Monica è disperata: continua a chiamarla tutti i giorni, a implorare il suo perdono, a supplicarla di ricominciare, finchè una settimana dopo, al corso di inglese, non conosce Ilaria. Cominciano a vedersi spesso, a fare molte cose insieme e Monica ritorna solare, spensierata, e non cerca più Antonella.Fermiamoci su questo esempio per fare alcune considerazioni.

          Il rapporto tra Monica e Antonella era stretto, quasi esclusivo (si definivano “migliori amiche”) e in effetti quando si è interrotto Monica era disperata. Però, appena fa amicizia con Ilaria, torna come prima e quasi si dimentica di Antonella. Come è possibile questo?In realtà, considerando come sono andate le cose, verrebbe da dire che la sofferenza di Monica non riguardi tanto la fine dell’amicizia con Antonella, quanto il ritrovarsi da sola. In effetti, quando conosce Ilaria, subito instaura con lei il rapporto di amicizia che prima aveva con Antonella. Ilaria diventa, in pratica, un sostituto di Antonella. Poco importa quali caratteristiche personali abbiano l’una e l’altra. L’importante, per Monica, è ripristinare il più presto possibile una relazione di amicizia, senza la quale si sente disperata, persa.Monica ha bisogno di appoggiarsi a qualcuno, come un puntello, perché teme troppo la solitudine ed è insicura, crede di non riuscire a reggersi in piedi da sola.

          In questi casi, sia nei rapporti di amicizia sia in quelli di coppia, l’altro risponde al bisogno di avere qualcuno accanto, pertanto l’altro non viene considerato per quello che è, quanto piuttosto per la funzione che svolge: essere la soluzione al problema della solitudine, che viene ritenuta una condizione insopportabile e da eliminare il più presto possibile, a qualunque costo.Agire in questo modo significa ridurre le persone a dei mezzi (considerarle, cioè, in funzione di ciò per cui ci sono utili), senza trattarle con rispetto, come meriterebbero, essendo in realtà dei fini (cioè valori in sé). In quest’ottica utilitaristica le persone risultano intercambiabili: l’una vale l’altra, l’importante è potersi aggrappare a qualcuno e sentirsi sostenuti, avere di che riempire il vuoto intollerabile della solitudine.

          La persona conta per quello che può dare e, una volta che non serve più, magari perché si trova qualcuno che soddisfa meglio ai bisogni di compagnia e di sostegno, viene accantonata. Un po’ come è diventato il rapporto con le cose, nella nostra società consumistica: “usa e getta”.Ma a noi umani è dato anche il potere di restituire dignità al rapporto con le cose e, ovviamente, ancor più con le persone. Si tratta di uscire da uno sguardo prettamente utilitaristico e possessivo, per imparare a vedere il valore in sé tanto delle une quanto delle altre. Questo cambiamento include anche un diverso sguardo su noi stessi: più diamo dignità a noi stessi, riconoscendo il nostro valore, più lo sapremo dare anche agli altri. Allora le nostre relazioni potranno essere vissute nella libertà e in uno scambio reciproco, nel rispetto di ciascuno, nella gioia di un incontro e di una condivisione che arricchiscono la nostra vita.

Maria Poetto

http://www.dimensioni.org

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