√â stato difficile, stamattina, entrare nelle mie classi e guardare quegli occhi sgomenti, puntati sui miei a domandare “perché?”. Oggi sono entrata nelle mie classi e ho chiesto scusa per gli adulti che siamo diventati; per questo mondo brutto che gli abbiamo preparato, che gli stiamo offrendo...
del 19 maggio 2012 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 
É stato difficile, stamattina, entrare in classe e guardare negli occhi i miei studenti. Più difficile di sempre.
Erano rimbalzati, nei corridoi, frammenti di notizia sulla bomba scoppiata davanti alla scuola di Brindisi. Solo un flash, prima. Poi la cronaca: notizie che si accavallano, testimonianze, smentite, dettagli, e un puzzle, orribile, che, deforme, prende forma.
Si sa e non si sa, a scuola, ma Melissa è morta. E’ una certezza. E Melissa, sedici anni, occhi di cerbiatta, è “una di loro”: una dei miei ragazzi. Potrebbe essere loro, ciascuno di loro. Perché no?
La sveglia che suona, fatica ad alzarsi, la colazione, un saluto veloce ai familiari, l’autobus che parte, gli amici, le chiacchiere, i progetti del sabato, la campanella che sta per suonare… No, non è la campanella, questa volta. E’ un botto. Sono schegge, ferite, sangue, ustioni, giovani a terra, panico, sirene, grida disperate… 
É stato difficile, stamattina, entrare nelle mie classi e guardare quegli occhi sgomenti, puntati sui miei a domandare “perché?”
É difficile sempre guardare negli occhi i ragazzi quando dentro o fuori le aule il Male pare avere la meglio. La sofferenza, l’ingiustizia, la fatica, la rabbia, il nonsenso, la… morte. Oggi di più. Quando sta male un compagno, o muore un amico in un incidente, o un familiare, stai accanto con la compassione che sai, offrendo il conforto di cui sei capace. O racconti quando è capitato a te, a qualcuno dei tuoi.
Oggi, entrando in classe, ho provato vergogna, e ho sentito sulle spalle le colpe degli adulti che siamo diventati.
Non si può piazzare una bomba davanti a una scuola! Non può un essere umano (giovane? adulto?) pensare di colpire “a caso” uno due dieci studenti. O qualcuno che passa in via Galanti nel momento sbagliato di un giorno sbagliato. Non può!
Oggi sono entrata nelle mie classi e ho chiesto scusa per gli adulti che siamo diventati; per questo mondo brutto che gli abbiamo preparato, che gli stiamo offrendo.
Loro lo sanno che le nostre lezioni non sono “così”; che il nostro tempo insieme non è “così”. So che lo sanno, perché leggo nei loro testi, percepisco nei loro interventi in classe l’entusiasmo dirompente della giovinezza: i loro sogni, i loro desideri, le loro speranze.
Vogliono volare alto, gli adolescenti! Quelli di ieri come quelli di oggi. E’ questo che ci chiedono: che gli insegniamo come si fa. E noi adulti, come risposta, …bum!… li facciamo saltare in aria con una bomba. Questo solo sappiamo fare?
Ci scrutano i loro occhi; indagano. Vogliono sapere perché vale la pena che il sole sorga di nuovo, che venga domani, se questo è stato il sabato di Melissa, 16 anni, che potrebbe essere loro, ciascuno di loro, perché no? O per Veronica, grave in un letto di ospedale. 
Oggi sono entrata in classe. Ho ascoltato. Abbiamo parlato un po’. Poi ho chiesto silenzio ed ho letto Antoine de Saint-Exupéry. Avevo bisogno di aiuto, per riaccendere la fiammella del cuore.
 
L’uomo di oggi muore di sete.
Non c’è che un problema,
un solo problema al mondo:
restituire agli uomini
un significato spirituale, delle inquietudini interiori.
Non si può vivere
solo di frigoriferi, di politica,
di bilanci e di parole crociate,
è chiaro.
Non si può vivere
senza poesia, senza colore,
e soprattutto senza amore.
 
Ci siamo guardati negli occhi e abbiamo deciso. Continueremo ad alzarci la mattina dopo il suono della sveglia. Un po’ assonnati faremo colazione. Saluteremo i nostri familiari. A piedi, in bici o in autobus andremo a scuola ad incontrare i compagni, i professori. Avremo ancora desideri e ce li racconteremo. Avremo domande e cercheremo, instancabilmente, le risposte. Perché di una cosa abbiamo imparato ad essere certi. Ce l’ha insegnata la vita. Ce l’ha insegnata quest’anno scolastico trascorso insieme. Ce l’ha insegnata A. de Saint-Exupéry. Ce l’ha insegnata questa bomba maledetta. Ce l’ha insegnata Melissa. 
“Non si può vivere / senza poesia, senza colore, / e soprattutto senza amore”. Non si può…”.
Saro Luisella
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