Note di spiritualità salesiana: A come amicizia

Era un senso di amicizia esplosivo, quello che i ragazzi provavano per don Bosco. Sulla linea di san Francesco di Sales, cantore dell'amicizia spirituale, don Bosco sentiva che l'amicizia fondata sulla benevolenza e sulla confidenza reciproca pareva essenziale al suo sistema preventivo.

Note di spiritualità salesiana: A come amicizia

da Quaderni Cannibali

del 11 ottobre 2011(function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) {return;} js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/en_US/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk'));

          In un’epoca torturata da isolamento e solitudine, gli amici sono l’isola serena in cui poter esercitare il disinteresse, la generosità, la gratuità, la gentilezza, la sincerità, la fedeltà, la capacità di comprendere gli altri. 

          C’è un episodio comico e tenero, raccontato nelle Memorie Biografiche di don Bosco con la leggerezza dei Fioretti: «Una sera D. Bosco camminando lungo un marciapiede in via Doragrossa, ora chiamata via Garibaldi, passò innanzi all’invetriata di un magnifico fondaco da panni il cui cristallo teneva tutta l’ampiezza della porta. Un buon giovanetto dell’Oratorio, il quale ivi serviva da fattorino, visto D. Bosco, nel primo slancio del suo cuore, senza riflettere che l’invetriata era chiusa, corre per andarlo a riverire; ma dà col capo nel cristallo e lo riduce a pezzi. Al rovinoso cader dei vetri D. Bosco si ferma e apre la vetrata; il fanciullo tutto mortificato gli si fa da presso; il padrone esce di bottega, alza la voce e grida; i passeggeri fanno crocchio. – Che cosa hai fatto? domandò D. Bosco al giovanetto; ed egli ingenuamente risponde: – Ho veduto Lei a passare e, pel gran desiderio di riverirla, non ho più badato che doveva aprire la vetriera e l’ho rotta» (Memorie Biografiche III, 169-170).

          Era un senso di amicizia esplosivo, quello che i ragazzi provavano per don Bosco. Sulla linea di san Francesco di Sales, cantore dell’amicizia spirituale, don Bosco sentiva che l’amicizia fondata sulla benevolenza e sulla confidenza reciproca pareva essenziale al suo sistema preventivo.

          «Ascoltava i ragazzi colla maggior attenzione come se le cose da loro esposte fossero tutte molto importanti. Talora si alzava, o passeggiava con essi nella stanza. Finito il colloquio li accompagnava fino alla soglia, apriva egli stesso la porta, e li congedava dicendo: «Siamo sempre amici, neh!» (Memorie Biografiche IV, 439).

L’amicizia per don Bosco era quel “tocco in più” che ha trasformato un metodo educativo simile ad altri in un capolavoro unico ed originale.

          Oggi, paghiamo un pesante tributo ad una cultura che mette l’accento in maniera quasi esclusiva sull’esperienza amorosa, in tutta la sua fisicità, e vede con sospetto l’amicizia. Si dimentica così una magnifica tradizione che fa dell’amicizia prima di tutto una “questione spirituale”.

          Sulla linea del Vangelo. I santi sono da sempre considerati gli “amici” di Dio, come Mosè (Es 33, 11) e Giovanni Battista che è l’amico dello Sposo (Gv 3,29). Gesù dice ai suoi discepoli «Non vi chiamo più servi, ma amici» (Gv 15,15).

Per camminare nel cielo

          L’amicizia è prima di tutto un’esperienza di interiorità. Proprio per questo il grande momento della scoperta dell’amicizia molto spesso è l’adolescenza, cioè l’età in cui si accede alla vita interiore.

          Ciò che unisce gli amici va al di là delle loro persone. L’armonia dell’amicizia presuppone o meglio esige l’apertura a una realtà più grande. È inseparabile da una ricerca, da un appello, da una comune aspirazione. L’appello della vita, del mondo da esplorare, è l’aspetto creativo e avventuroso delle amicizie infantili. Ma, più in profondità, l’amicizia, soprattutto tra adolescenti o adulti, è in correlazione con la tensione verso un bene, una verità, un valore. «Don Bosco è il tuo amico e cerca il tuo bene» (Memorie Biografiche III, 162).

          L’amicizia costringe la persona a migliorare. Diventa quasi un bisogno istintivo. Diventa così vero l’antico detto «Dimmi con chi vai e ti dirò chi sei». D’altra parte, la prima cosa da fare per conquistare degli amici è ovvia: render-si amabili. Bisogna diventare persone che gli altri trovino degne di amore. L’avventura dell’amicizia comincia da se stessi. Proprio per-ché per avere degli amici occorre avere qualcosa da donare, non di materiale, ma di spirituale: nella propria persona, nel proprio modo di fare e di essere.

          L’amicizia è rassicurante. Da soli i preadolescenti non hanno il coraggio di fare certe cose, con gli amici si sentono di colpo dei «Superman». Insieme fanno le cose più pericolose. Soprattutto nella preadolescenza gli amici si aiutano a conquistare l’indipendenza. Solo con gli amici i preadolescenti possono parlare liberamente degli argomenti seri e importanti che è così difficile affrontare con i genitori e gli adulti in generale.

          L’amico è fidato, si sa di poter contare su di lui a occhi chiusi e se abbiamo bisogno di qualche cosa possiamo chiedergliela con naturalezza. Non è mai umiliante chiedere qualcosa ad un amico.

          Uno dei tratti caratteristici dell’amicizia è il pudore. La relazione di amicizia è sempre limpida, realista e serena. Con gli amici non ci annoia mai, si sta bene insieme. Si vive in un clima di libertà, di tranquillità, di confidenza e anche di avventura. 

          L’innamoramento richiede una forma di «possesso», l’amicizia non è esclusiva. A due amici, se ne può aggiungere un terzo o un quarto. L’amicizia è sempre aperta, libera, serena. Non sopporta né padroni né carcerieri. È basata sulla fiducia reciproca.

          I veri amici rispettano sempre la libertà reciproca. Non stanno insieme per interesse. Anche se gli amici si aiutano nelle difficoltà, l’amicizia vera è molto più dell’aiuto. Gli amici si stimano,riescono a scoprire i lati buoni gli uni degli altri, si trattano correttamente.

«Maria Dolores è la mia unica amica ma lei è muta e malata alle gambe e non può camminare e io la porto a spasso sulla carrozzella e così andiamo insieme per le strade del mio paese che è fatto tutto di pietra. La mia amica è molto bella nel viso e i suoi occhi sono azzurri e tutta la gente si ferma a guardarli perché sorridono sempre. Quando io guardo negli occhi di Maria Dolores mi sembra di camminare nel cielo». Manuela, 12 anni

          In questi tempi in cui Dio ci mette alla prova per osservare il nostro grado di amicizia con lui, le amicizie che viviamo con gli uomini e con i nostri fratelli assumono una dimensione di eternità.     

Bruno Ferrero

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