L'economia non ci aiuta e così finisce che l'esclusione e la povertà hanno in Italia un volto sempre più giovane: aumentano le donne, ma anche le situazioni drammatiche dei minori, italiani e stranieri non accompagnati.
del 28 luglio 2008
Il 24% dei minori italiani è esposto a rischio di povertà, quasi uno su quattro. Percentuale certamente destinata a salire visti i “chiari di luna” di questi tempi. L’economia non ci aiuta e così finisce che l'esclusione e la povertà hanno in Italia un volto sempre più giovane: aumentano le donne, ma anche le situazioni drammatiche dei minori, italiani e stranieri non accompagnati. Disgregazione del nucleo familiare, disoccupazione, fallimento economico, sono solo alcune della cause principali. I  “nuovi poveri ' non sono solo legati agli alti e bassi del trend produttivo: la loro povertà oggi è anche marginalità sociale . “Alla precarietà economica si aggiungono infatti condizioni di inferiorità culturale, deficit familiari e marginalità urbanistica: quartieri ghetto, baraccopoli periferiche, campi prefabbricati, insediamenti di edilizia popolare separati nettamente dal restante tessuto urbano”.
Le nuove povertà comportano generalmente condizioni di esclusione insieme all’impossibilità di fruire di tutta una schiera di diritti umani . Gli ultimi dati sul nostro paese  denunciano che le famiglie che vivono in condizione di povertà relativa  sono il 13,2% dell'intera popolazione. E a soffrirne sono sempre i più piccoli, che non hanno le risorse materiali e spirituali per sopravvivere, vengono privati della possibilità di soddisfare diritti, di realizzare il proprio potenziale, svilupparsi e crescere.
Sono circa 900 mila i giovani che abbandonano prematuramente gli studi. Fenomeni di sfruttamento e abuso, permangono, sebbene sommersi. Sono alcuni dei problemi che emergono dal 4° Rapporto su “I diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia”, annuale dossier sulla condizione dei minori nel nostro paese, pubblicato qualche mese fa. Nella diversità delle situazioni c’è un tratto comune che è la scarsità o assenza di protezione sociale . Continuano ad essere sostanzialmente limitati l’accesso all’istruzione e all’assistenza sanitaria, cose che condannano, soprattutto i minori Rom e stranieri, a una sostanziale esclusione sociale. La maggior parte degli interventi vengono attuati nel solo quadro frammentario ed eterogeneo delle politiche locali. È assente dunque un significativo raccordo con le programmazioni nazionali nell’ambito della scuola e della tutela della salute.
La politica dovrebbe dare il buon esempio. E dovrebbe essere un esempio di civiltà, di tolleranza, di inclusione. Ma forse ha da tempo perso simile funzione. E dunque il nuovo paradigma sembra essere: sempre più poveri e tanto più poveri, tanto più esclusi.
Sono ancora loro, i più piccoli a fare nuovamente le spese dei più grandi. Non solo sfruttati, trascurati, dimenticati dalle famiglie di appartenenza ma oggi anche “attaccati”, respinti dal resto della società. “Respinti”, sì questa è la parola giusta, accantonati da una società che sta all’erta, che spesso, nel caso di minori stranieri, si mette in guardia da loro come se fossero uno dei pericoli maggiori (tra censire e schedare c’è una bella differenza!). È la deriva di un modo di pensare che vuol risolvere i problemi affrontando a muso duro quelli che sono considerasti i “noccioli” delle questioni, senza voler considerare altre tipologie di approccio: di tipo culturale, preventivo, educativo.
In tanti, associazioni, enti, esponenti politici, avanzano la richiesta di un Garante Nazionale per l’Infanzia e l’Adolescenza. Un garante che permetta a tutti i bambini di essere bambini, sembra assurdo che ce ne sia bisogno anche nella nostra modernissima società in cui il grado di evoluzione sociale dovrebbe essere almeno pari a quella tecnologica. Eppure, i dati parlano chiaro: nella nostra affannosa corsa lasciamo indietro qualcuno!
Noi Salesiani da sempre cerchiamo di fare in modo che la nostra presenza nel sociale si traduca in prassi educative, sensibilità, cultura dell’accoglienza, investiamo in azioni a favore del recupero, dell’istruzione e formazione professionale di minori in difficoltà. Ma a volte abbiamo la sensazione di essere folli Don Chisciotte contro implacabili mulini a vento.
È dalla politica, infatti, che devono venire risorse e interventi rilevanti (che sollecitiamo), espressamente destinati alla tutela dei minori, soprattutto a quelli che vivono in situazioni d’indigenza, sfruttamento, sottoposti a varie forme di discriminazione, come i minori stranieri o quelli che fanno parte di minoranze.
Investire nelle nuove generazioni è indispensabile per assicurare il futuro: la riduzione della povertà e del disagio infantile sono tappe importanti per il progresso verso la coesione sociale e l'uguaglianza di opportunità.
don Domenico Ricca
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