Le emozioni, che spesso ciascuno di noi prova, “danno colore” alla vita, già a partire dalle espressioni facciali: il sorriso, lo sguardo che si illumina o si spegne, la bocca aperta per uno spavento o una fragorosa risata, le lacrime che rigano il volto, le sopracciglia corrucciate modificano il nostro viso più di un lifting...
del 15 febbraio 2008
Le emozioni, che spesso ciascuno di noi prova, “danno colore” alla vita, già a partire dalle espressioni facciali: il sorriso, lo sguardo che si illumina o si spegne, la bocca aperta per uno spavento o una fragorosa risata, le lacrime che rigano il volto, le sopracciglia corrucciate modificano il nostro viso più di un lifting!
Senza emozioni, infatti, la nostra esistenza sarebbe grigia, monotona. Le emozioni sono come pennellate di colori diverse, a volte intensi, altre volte più sfumati che, come la pioggia e il sole, determinano il tempo che fa nel nostro mondo interiore, variabile sovente più di quello meteorologico! Capire qualcosa di più del nostro mondo emotivo significa comprendere meglio noi stessi perché le emozioni fanno parte di noi, sono dentro di noi. Avventuriamoci dunque in questo grande mare! Un primo aiuto per orientarci ci viene dall’etimologia della parola: “emozione” deriva dal latino ed è composta da ex = fuori, esterno e da motus = che agita, muove. L’emozione ci agita quindi interiormente e spinge come una forza verso l’esterno: vuole uscire, esprimersi.
Altre indicazioni utili le troviamo dalla definizione della Arnold: “l’emozione è una tendenza verso qualche cosa che viene intuitivamente valutata come buona, utile, oppure un allontanamento da una cosa valutata come cattiva o dannosa.
La valutazione intuitiva è immediata, segue il criterio del: “mi piace/non mi piace” e ci dispone favorevolmente o sfavorevolmente verso lo stimolo: cosa, situazione o persona. Così, ad es., in una passeggiata in montagna, trovandoci davanti a un serpente, la valutazione sarà: “non mi piace, è pericoloso” e cercheremo di allontanarci. L’emozione ci spinge verso qualcosa che ci pare buono o via da qualcosa di cattivo, pericoloso. E’ legata allo stimolo e quindi passeggera: dopo aver passato un esame passa anche la paura! L’emozione, come accennato all’inizio, coinvolge anche il nostro corpo: il “batticuore”, il tremare per la paura, il battere i denti, il pianto, la sudorazione sono alcune reazioni fisiologiche che accompagnano le emozioni. E’ curioso che già Darwin si fosse interessato all’espressione delle emozioni trovando nelle modificazioni fisiologiche un vantaggio adattivo: il pianto per detergere gli occhi, più aria nei polmoni per la fuga, più irrorazione sanguigna dei muscoli per l’attacco.
La tendenza di molti è di suddividere le emozioni in positive, buone (quelle piacevoli, ben accettate) e negative, cattive (quelle spiacevoli, che ci turbano, su cui emettiamo in giudizio morale di disapprovazione). In realtà questa separazione è fuorviante perché ogni emozione porta in sé un messaggio, ci dice qualcosa da considerare e valutare. Potremmo paragonare, con Dafter, le emozioni a “un armadietto dei medicinali interno, qualcosa a cui possiamo ricorrere nelle diverse situazioni: la rabbia può darci la forza di agire per porre rimedio a un’ingiustizia o ad una minaccia; la tristezza ci spinge a cercare appoggio e contatto; la paura ci spinge ad occuparci di un pericolo o a fuggirlo. La non disponibilità di questi autofarmaci ci priva di un sostegno fondamentale”. Ogni emozione è quindi importante, ha un suo significato: è come un’onda che ci muove, ci trasporta se la utilizziamo bene, accogliendola e senza lasciarci travolgere. 
Maria Poetto
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