Omelia: Dio manifesta il suo volto nel Pastore che dona la vita

Il primo compito è “offrire la vita” e nella settimana santa abbiamo visto come queste parole sono diventate vere per Gesù, fino alla consumazione della sua vita sulla croce. Domenica in tutto il mondo si pregherà per le vocazioni, perché continuino ad esserci nella Chiesa Pastori secondo il cuore di Gesù...

Omelia: Dio manifesta il suo volto nel Pastore che dona la vita

da Teologo Borèl

del 27 aprile 2012 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 

Letture:

Atti 4, 8-121° Giovanni 3, 1-2Giovanni 10, 11-18

          Prima e dopo la venuta di Gesù l’immagine di Dio è stata spesso quella di un dio che si adegua alla giustizia dell’uomo, premia e punisce in base ai meriti, si compiace del culto, favorisce i suoi devoti, …dimenticando che Gesù si è presentato a noi in modo completamente diverso: frequentava i peccatori e stava con gli esclusi, si è lasciato sputare in faccia senza reagire, ha perdonato chi lo inchiodava su una croce, è passato facendo solo del bene a tutti….  Di fronte a questo Dio “così terribilmente umano”, debole e incapace di difendersi, la fede di tutti è vacillata e Pietro, quando ha giurato di non conoscerlo, ha parlato anche a nome della grande maggioranza dei cristiani!  Credere in un Dio così è difficile: significa riporre la propria gloria nel farsi piccoli per amore. È questo il senso del Vangelo di oggi che ci invita a fissare lo sguardo su  Gesù, buon Pastore!

          1. Offre la vita per le pecore: tralascio quanto nell’Antico Testamento viene detto su Jhawé, “pastore” del suo popolo Israele (cfr. i Profeti e i Salmi: “Il Signore è il mio pastore…”), per commentare a me e a te questi versetti del Vangelo di Giovanni che ci aiutano a comprendere il cuore di Dio, come si è manifestato in Gesù. La tua riflessione silenziosa (magari davanti all’Eucaristia) resta in ogni caso la parte migliore.

          Io sono il buon Pastore: una formula di autorivelazione che segue a quella immediatamente precedente: Io sono la porta delle pecore immagine che sta a significare il ruolo che ha Gesù di unico Salvatore.

          Egli è il nostro liberatore. Tutti siamo invitati a entrare attraverso di Lui, la Porta, per avere la salvezza e per ottenere il dono prezioso della “vita”, intesa come piena comunione col Padre e con Gesù. 

          Il testo greco letteralmente dice che Gesù è il Pastore “bello” (kalòs): l’aggettivo non intende esprimere in questo caso l’aspetto fisico della persona, quanto piuttosto una serie di qualità e di compiti che gli spettano.

          Il primo compito è “offrire la vita” e nella settimana santa abbiamo visto come queste parole sono diventate vere per Gesù, fino alla consumazione della sua vita sulla croce. Il pastore sa mettere a rischio la sua vita perché altri rimangano incolumi. “Nota il verbo al presente “Io sono” , che dice la disposizione totale e permanente che Gesù ebbe durante tutto il corso della sua esistenza ad affrontare rischi per la salvezza degli altri… Il suo dono è per tutti, perché è nella natura della missione affidatagli dal Padre che Egli riconduca tutti a Lui. … E infatti, innalzato sulla croce, attirerà tutti a sé”. (M. Rossetti).

          2. Conosce le sue pecore ed è da loro conosciuto : abbiamo già varie volte ripetuto che il verbo conoscere non ha solo il significato di apprendimento; quando è riferito al rapporto fra persone, implica un’esperienza profonda, indica il coinvolgimento completo nell’amore. È una questione di cuore più che di mente. S. Paolo, scrivendo ai Galati, ricorda loro che un tempo non conoscevano Dio, ma “ora che avete conosciuto Dio, anzi da lui siete stati conosciuti, come potete di nuovo rivolgervi a quei deboli e miserabili elementi (=idoli)?”  Gesù conosce, quindi entra in comunione di vita, con le sue pecore. Buon pastore è Gesù, ma anche chiunque si lascia coinvolgere nell’amore verso il Padre e verso gli altri con la sua stessa passione … fino a dare la vita!  

3. “Nessuno mi ruba la vita, io la offro da me stesso”: parla della sua vita.

          Ricordi i sette monaci Trappisti uccisi anni fa in Algeria? Puoi vedere il bel film Uomini di Dio e sicuramente ti farà del bene. “I monaci da tempo avevano sentore che prima o poi sarebbero venuti per ucciderli; avrebbero potuto lasciare il paese e salvarsi. Invece decisero di rimanere e uno di loro scrisse nel suo diario: Anche se mi uccideranno, non mi ruberanno la vita. Io l’ho già donata nel giorno della mia professione religiosa”.

È un’espressione, quella di Gesù, che può toccare profondamente la tua vita: da poco abbiamo celebrato la Pasqua:  fare Pasqua è passare dalla paura che mi rubino la vita (per cui nasce la rabbia, la ribellione, la strisciante volontà di vendicarsi… come di fronte ad un furto, un torto subìto…e si possono portare a lungo le ferite di questa ingiustizia!) alla consegna della vita con un pochino di amore.

          Ecco come un’amica mi confida di aver fatto Pasqua quest’anno. Splendido! “La Pasqua è stata vera Pasqua e ho capito che ogni volta che scelgo la confessione per staccarmi dalle mie morti e peccati è Pasqua! ...è stata una scoperta 'illuminante' perché questa Pasqua è proprio a portata di mano!

          E poi ho scoperto che Gesù risuscita con tutte le ferite e anzi quelle sono segno di riconoscimento,  è come se fossero i suoi 'segni particolari' e da lì tutti lo possono riconoscere! ..e possono stupirsi e credere!   Questo per me è gioia e consolazione: Le MIE ferite SERVONO!  ”

Conclusione: è ancora l’amico M. Rossetti (grazie!) che ci aiuta a dare una dimensione “vitale” al brano di questa domenica.

          “L’esempio del pastore che offre la vita, risveglia in noi anzitutto la responsabilità della sequela; non abbiamo scuse: Eravate infatti erranti come pecore, ma ora siete tornati al pastore e guardiano delle vostre anime (1 Pietro 5,4). È proprio a Lui che dobbiamo tornare. Inoltre deve rilanciare la prospettiva eucaristica che dovrebbe dominare la nostra esistenza: chi mangia e beve il Corpo e il Sangue del “buon pastore” deve essere disposto a copiare questo modello, pena un avvilimento del sacrificio di Cristo, un suo inutile spreco”.

          Domenica in tutto il mondo si pregherà per le vocazioni, perché continuino ad esserci nella Chiesa Pastori secondo il cuore di Gesù.  Prega per questa intenzione, con nel cuore la disponibilità ad offrire anche tu la vita nelle mani di Gesù, qualunque cosa ti possa chiedere.                                                                                                   

Don Gianni

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