“Sono venuto a condurre all'unità i figli di Dio che erano dispersi” dirà Gesù della sua missione: con la sua morte e risurrezione inizierà un altro cammino di ritorno verso l'unità .Questo viaggio che coinvolge tutte le cose, quelle del cielo e quelle della terra, avrà fine quando tutto sarà “ricapitolato in Cristo”, quando tutti i nemici saranno sottomessi al Padre e l'ultimo nemico ad essere soggiogato sarà la morte.
del 01 giugno 2012 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 
Letture: 
Deuteronomio 4, 32-40                Romani 8, 14-17                   Matteo 28, 16-20 Come promesso la settimana scorsa, presento la seconda parte della “Regola di vita” per “camminare secondo lo Spirito”. 
 4. SCOPRIRE DIO COME AMORE
          Attraverso alcune pagine dell’Antico Testamento, appare un Dio dal volto minaccioso, adirato, vendicativo, punitivo,... Accanto a questa immagine “umana” emerge, lentamente, un’altra, sconosciuta, inedita. È lo Spirito Santo che a poco a poco, attraverso le parole dei profeti, le preghiere dei salmi, le riflessioni di alcuni saggi, suggerisce un Dio dal volto nuovo, ricco di misericordia, lento all’ira, capace di tenerezza, che si commuove per Israele come un padre per un figlio,... Rileggiamo questa commovente pagina di Osea (11,1-4; 8-9)
“Quando Israele era un ragazzo io l’ho amatoe l’ho chiamato a uscire fuori dell’Egittoperché era mio figlio. …….Io ho insegnato a Efraim a camminare.Ho tenuto il mio popolo tra le mie braccia,ma non ha capito che mi prendevo cura di lui.L’ho attirato a me con affetto e amore.Sono stato per lui come unoche solleva il suo bambino fino alla guancia.Mi sono abbassato fino a lui per imboccarlo.”           Tutto questo per preparare la manifestazione piena di Dio, nella persona di Gesù di Nazaret. E’ Lui che ci svela il volto del Padre, col quale ha un rapporto filiale unico, irrepetibile. È la parabola dell’amore misericordioso, narrata da Luca nel cap.15,  il dono più grande dello Spirito Santo in tutto il nuovo Testamento. Questa pagina poteva nascere solo dal cuore del Figlio Unigenito che vive nel seno del Padre e per questo ha potuto rivelarlo. Sarà ancora l’Apostolo Giovanni, mosso dallo Spirito Santo, a dare di Dio la definizione-vertice di tutta la rivelazione: Dio é Amore. 
          È importante sottolineare come non si tratta di una definizione libresca, fredda, intellettuale.  È (e deve essere) una scoperta graduale, che matura nel tempo e che esige tempo. È anch’essa un dono dello Spirito Santo che apre i nostri occhi  e il nostro cuore e ci permette di tanto in tanto di gettare uno sguardo timoroso nell’abisso sconfinato dell’amore di Dio.
          Ma é soprattutto attraverso i fatti della vita quotidiana che é importante e difficile al tempo stesso scoprire le tracce di questa presenza amorosa, ricordando quanto diceva il profeta:”Io sono Dio, non un uomo!” a significare che il suo modo di condurre gli avvenimenti, il suo modo di amare il mondo e le persone non é sempre comprensibile, dalla nostra intelligenza umana limitata e condizionata. Per cui non di rado il modo di amare di Dio appare “scandaloso” agli occhi dell’uomo. Solo lo Spirito Santo ci può dare quello sguardo penetrante che, senza esaurire il mistero dell’amore di Dio, ci permette di conservare un atteggiamento di umiltà  e di fiducia in Dio, nostra roccia, nostro baluardo e potente difesa.
          È lo Spirito Santo che toglie dal nostro sguardo la cecità che ci impedisce di cogliere l’amore di Dio operante in tantissimi nostri fratelli e sorelle che nel silenzio e nella semplicità spendono con gioia la loro vita a servizio degli altri.
          L’amore di Dio pervade il mondo e l’universo intero; siamo immersi in questo amore, riversato anche nei nostri cuori attraverso lo Spirito Santo che ci permette di riconoscere Dio per quel che é e salutarlo con nome di “Papà”. 
5.  PASSIONE PER L’EUCARESTIA.
          La cosiddetta “Torre di Babele”, che segna la fine della 1° parte del libro della Genesi (capp.1-11), é presentato dall’autore Jahvista come l’ultima conseguenza del peccato di Adamo. La disobbedienza a Dio della prima coppia  getta un’ombra nefasta su tutto il futuro della storia, segnato dalla morte, dal peccato, dalla divisione dilagante a tutti i livelli.
          Nel racconto biblico la superbia di voler costruire una torre la cui cima toccasse il cielo viene annientata dalla confusione delle lingue, per cui si impone la separazione e ciascuna tribù va per la sua strada. Il messaggio é chiaro: il peccato, opera del diavolo, del “divisore”, porta inesorabilmente alla disunità.
Inizia un lungo cammino di disunità.
          “Sono venuto a condurre all’unità i figli di Dio che erano dispersi” dirà Gesù della sua missione: con la sua morte e risurrezione inizierà un altro cammino di ritorno verso l’unità .Questo viaggio che coinvolge tutte le cose, quelle del cielo e quelle della terra, avrà fine quando tutto sarà “ricapitolato in Cristo”, quando tutti i nemici saranno sottomessi al Padre e l’ultimo nemico ad essere soggiogato sarà la morte.
          L’Antico Testamento é il racconto del cammino dell’uomo “disobbediente”, mentre il Nuovo Testamento é l’inizio di una storia nuova incentrata su Gesù, che si é fatto obbediente fino alla morte in croce e ha dato inizio ad un popolo di obbedienti, la Chiesa, in marcia verso la costruzione dell’unità.
          Il racconto della Pentecoste (Atti 2,1-13) é il rovescio di quello della Torre di Babele: qui una sola lingua crea fratture, incomprensioni a causa della superbia e del peccato. A Gerusalemme, gente diversa, proveniente da differenti paesi con lingue sconosciute, grazie all’opera dello Spirito Santo, capisce il linguaggio degli Apostoli, si sente trafiggere il cuore e cambia vita facendosi battezzare. Il faticoso cammino verso l’unità é iniziato, rafforzato dalla testimonianza della Comunità cristiana primitiva, i cui membri formano un cuore solo e un’anima sola.
          “Il bene va pagato”: é una legge evangelica. Il Crocifisso ci dice a quale prezzo siamo stati riscattati dalla schiavitù del peccato, dalla morte, dalla disperazione...
          “Fate questo in memoria di me”: celebrate l’Eucarestia sapendo anche voi dare la vostra vita per costruire unità. “Chi mangia di me vivrà per me”, vivrà in forza di Gesù, grazie a Lui, ma anche impegnandosi a fare come ha fatto Lui, lottando contro il peccato e promuovendo i tanti piccoli semi di unità e di amore presenti nel mondo e nelle persone. E questo cominciando molto da vicino.
          L’Eucarestia é il più potente perno di unità della Comunità cristiana; é il segno dell’unità e al tempo stesso l’origine e il controllo di essa.
          Ieri come oggi, lo Spirito Santo a coloro che si nutrono dello stesso pane e bevono allo stesso calice dona la forza per essere o diventare una cosa sola in Cristo. 
6. LA LOTTA AL MALE.
          “Quelli che appartengono a Gesù Cristo hanno fatto morire con lui, inchiodato sulla croce, l’egoismo” (Gal 5,24) e quelli che appartengono a Cristo, cioè i battezzati, si lasciano guidare dallo Spirito per vivere secondo lo Spirito, portando i frutti che ben conosciamo: gioia, amore, pace...
          Gesù é morto per i nostri peccati: in Lui non c’é stato compromesso col male, ma solo lotta senza sosta fino alla fine. Il discepolo sa che non può servire due padroni e se vuol essere di Cristo deve dire di no al peccato.
          Lo Spirito Santo sostiene fin dagli inizi questa lotta facendo del Cristiano un testimone, un lottatore e offrendogli il sostegno con il pane eucaristico.
          È ancora lo Spirito Santo che rimette in piedi il Cristiano attraverso il Sacramento della Penitenza e questo in tre momenti:
a) Dandogli la luce per vedere con chiarezza la propria vita sia nei suoi risvolti positivi per cui ringraziare sia nei suoi risvolti negativi per cui chiedere perdono
b) Suscitando in lui la richiesta del perdono: é l’incontro abbraccio con la misericordia del Padre, é recuperare la dignità di figli tanto o poco tradita col peccato, é ricevere il dono per eccellenza che ci fa gustare una pace insperata.
          Il Sacerdote dice: “Dio, Padre di misericordia, che ha riconciliato a sé il mondo nella morte e risurrezione del suo Figlio, e ha effuso lo Spirito Santo per la remissione dei peccati, ti conceda il perdono e la pace...” È ricordare le parole di Gesù: “Ricevete lo Spirito Santo: a chi perdonerete i peccati saranno perdonati, a chi non li perdonerete resteranno non perdonati”(Gv 20,23).
          Ogni volta che celebriamo questo sacramento si realizzano le parole di Paolo: “Dio ci ha salvati mediante un lavacro di rigenerazione e di rinnovamento nello Spirito Santo”. Ovviamente questo lavacro é il Battesimo, ma anche, come sostenevano i Padri della Chiesa, la Penitenza, quasi un secondo Battesimo.
c) Rilanciandolo nella vita perché porti i frutti dello Spirito.
          La buona volontà, il desiderio di bene che accompagnano la pace con Dio, ricuperata nel sacramento sono come il soffio dello Spirito che sa far nuove tutte le cose. La nostra buona volontà unita alla forza, alla potenza dello Spirito possono fare miracoli.
7. SEMINARE LA GIOIA.
          La gioia occupa il secondo posto nell’elenco dei frutti dello Spirito Santo, riportati da Paolo nella lettera ai Galati. La venuta di Gesù, nato da Maria per opera dello Spirito Santo, é circondato dalla gioia:
goiranno Zaccaria ed Elisabetta  per la nascita di Giovanni il Precursore gioisce Elisabetta per la visita della cugina Maria il canto del “Magnificat” é un’esplosione di gioia a Betlemme gli angeli annunciano a pastori una grande gioia: é nato il Salvatore! gioiscono i Magi che seguono la stella.          Inoltre tutto il messaggio di Gesù é chiamato “Vangelo” che significa appunto notizia bella, che porta gioia nel cuore e nella vita di chi lo accoglie.
          Gesù stesso, dopo aver lasciato il suo testamento agli Apostoli, aggiunge: “Vi ho detto questo perché la mia gioia sia anche la vostra e la vostra gioia sia piena”  e prega il Padre perché i suoi discepoli “abbiano tutta la mia gioia”.
          La gioia é quindi una caratteristica della vita nello Spirito che non si spegne di fronte alle difficoltà e problemi. “Gli Apostoli uscirono dal tribunale e se ne andarono tutti contenti perché avevano avuto l’onore di essere maltrattati a causa del nome di Gesù”
“Siate sempre lieti, ve lo ripeto, siate lieti... il Signore é vicino!”
“Rallegratevi perché siete uniti nel Signore”
Paolo ci offre tre spunti per coltivare la gioia
          1. La vicinanza del Signore, anzi viviamo con Lui, per Lui e in Lui. Lo Spirito Santo ci ricorda  questa appartenenza, questa unione a Cristo per cui siamo creature nuove 
          2. L’unità della Comunità, del gruppo, della famiglia: “Dove c’é carità e amore, lì c’é Dio”: Il Paradiso sarà la pienezza di questa unità con Dio e con tutti i fratelli e allora la gioia sarà davvero perfetta. Lo Spirito Santo ci spinge sempre più avanti sulla via dell’unità e della gioia.
          3. Lo spendersi per gli altri: negli Atti degli Apostoli c’é una frase che viene fatta risalire a Gesù stesso: 'C’é più gioia nel dare che nel ricevere”.
          Il mondo deride e reputa stoltezza un siffatto modo di pensare e di comportarsi; eppure l’esperienza dei santi, di tanta gente buona attestano con i fatti che é proprio così: la gioia nasce dal dono di sé agli altri.
È ancora lo Spirito Santo che riempie di carità il cuore dei credenti e versa nelle loro lampade l’olio della gioia.
Buona strada sulla via dello Spirito!                                  
Don Gianni
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