Se nella nostra vita avessimo “osato” l'amore, mostrando maggiore carità verso gli altri, forse molti dei nostri rapporti con amici, parenti, marito e moglie starebbero ancora in piedi! E invece, spesso, sembriamo condannati a rovistare tra le macerie della nostra memoria dove orgoglio ed egoismo hanno prevalso su tutto...
Nella seconda parte del comandamento nuovo il Signore dice: "Amatevi anche voi gli uni gli altri" (Gv 13,34). Certamente Egli attende che ci lasciamo attrarre dal suo amore e ne sperimentiamo tutta la grandezza e bellezza, ma non basta! Cristo ci attira a sé per unirsi a ciascuno di noi, affinché, a nostra volta, impariamo ad amare i fratelli con lo stesso suo amore, come Lui ci ha amati. Oggi, come sempre, c'è tanto bisogno di una rinnovata capacità di amare i fratelli. Uscendo da questa celebrazione, con i cuori ricolmi dell'esperienza dell'amore di Dio, siate preparati ad "osare" l'amore nelle vostre famiglie, nei rapporti con i vostri amici e anche con chi vi ha offeso. Siate preparati ad incidere con una testimonianza autenticamente cristiana negli ambienti di studio e di lavoro, ad impegnarvi nelle comunità parrocchiali, nei gruppi, nei movimenti, nelle associazioni e in ogni ambito della società" (Benedetto XVI).
Se nella nostra vita avessimo "osato" l'amore, mostrando maggiore carità verso gli altri, forse molti dei nostri rapporti con amici, parenti, marito e moglie starebbero ancora in piedi!!! E invece, spesso, sembriamo condannati (come in uno dei gironi danteschi) a rovistare tra le macerie della nostra memoria dove orgoglio ed egoismo hanno prevalso su tutto, ripetendo con una lacerante litania: "Perché, perché a me Signore!?".
Non bisogna scoraggiarsi però! Le nostre fragilità non potranno mai spegnere la capacità di fare il bene che c'è nel nostro cuore.
Durante la sua penultima udienza, Giovanni Paolo I ebbe a dire: "Qualcuno dirà: ma se io sono povero peccatore? Gli rispondo come risposi a una signora sconosciuta, che s'era confessata da me molti anni fa. Essa era scoraggiata, perché - diceva - aveva avuta una vita moralmente burrascosa. Posso chiederle - dissi - quanti anni ha? - Trentacinque. - Trentacinque! Ma lei può viverne altri quaranta o cinquanta e fare ancora un mucchio di bene. Allora, pentita com'è, invece che pensare al passato, si proietti verso l'avvenire e rinnovi, con l'aiuto di Dio, la sua vita. Citai in quell'occasione S. Francesco di Sales, che parla delle «nostre care imperfezioni». Spiegai: Dio detesta le mancanze, perché sono mancanze. D'altra parte, però, in un certo senso, ama le mancanze in quanto danno occasione a Lui di mostrare la sua misericordia e a noi di restare umili e di capire e compatire le mancanze del prossimo" (Papa Lucani).
L'Amore di Dio non si è tirato indietro di fronte alla possibilità di procurarci la salvezza. Cristo non è sceso dalla Croce! Possiamo ancora "osare" l'amore, scommettere ancora una volta sull'amore, nonostante i nostri limiti e le inevitabili fragilità. Riaprire le stanze del nostro cuore e della nostra intelligenza a chi, in passato, abbiamo congedato malamente sbattendo la porta in faccia. Facciamo nostra l'esortazione di Cristo: "Porgi l'altra guancia"! Cioè: "offri un'altra possibilità a chi ti ha fatto un torto"!
Michelangelo Nasca
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