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Ottocento candeline per un carisma che non invecchia

Un giovane venticinquenne, un festaiolo, un amante delle locande che primeggiava come «re delle feste»: così viene definito Francesco d'Assisi dai primi biografi. Un giovane che da attore diventa protagonista della sua vita, e che da spensierato «figlio di papà» si trasforma in cercatore del significato profondo del vivere.


Ottocento candeline per un carisma che non invecchia

da Attualità

del 16 aprile 2009

Un giovane venticinquenne, un festaiolo, un amante delle locande che primeggiava come «re delle feste»: così viene definito Francesco d’Assisi dai primi biografi. Un giovane che da attore diventa protagonista della sua vita, e che da spensierato «figlio di papà» si trasforma in cercatore del significato profondo del vivere. È questa la parabola esistenziale di uno dei santi più amati, del quale quest’anno si ripercorrerà un momento fondamentale della vita. Nel mese di aprile, infatti, la sua «famiglia» ha organizzato una serie di eventi (che vanno sotto il nome di Capitolo delle Stuoie, per ricordare l’omonima riunione voluta da Francesco nel 1221) che culmineranno in un’udienza privata con papa Benedetto XVI. Il motivo? Ricordare l’ottavo centenario dell’approvazione papale della cosiddetta Protoregola, cioè quel primo insieme di semplici norme di vita che Francesco volle dare a sé e ai suoi frati: approvazione che viene considerata l’atto fondativo dell’Ordine francescano.

 

Ma facciamo un passo indietro e ripercorriamo gli anni immediatamente precedenti a quel momento. Nel 1206 Francesco rinuncia ai suoi beni e all’eredità paterna davanti al vescovo della città natale. Tempo dopo, raggiunto da Bernardo e Pietro, i primi compagni, si reca con loro nella chiesa di San Nicolò per «chiedere consiglio al Signore» sul da farsi. Dopo una triplice apertura del Vangelo all’altare, in cui ritorna la pagina sulla sequela di Gesù (Mt 19,21; Lc 9,3; Lc 9,23) i tre si dicono: «Questa sarà la nostra Regola» (Fonti Francescane - FF: Leggenda dei tre compagni, 28-29 e Anonimo Perugino, 10-11).

Nasce così ad Assisi la fraternità francescana, anche se ad attenderla ci sarà un percorso non semplice. Nella primavera del 1209 alcuni frati, insieme a Francesco, si recano da papa Innocenzo III presso il Laterano, a Roma, per chiedergli di riconoscere e approvare il loro progetto di vita evangelica (conosciuto oggi con il nome di Protoregola). È, questa, la prima tappa di un cammino che condurrà, nel 1223, all’approvazione della Regola definitiva dell’Ordine francescano (la Regola Bollata), da parte di papa Onorio III. Attualmente questo documento originale è conservato in Assisi nella Cappella delle Reliquie della Basilica inferiore.

Sono note le scene che la filmografia ci ha donato di questo pellegrinaggio di Francesco a Roma e che hanno segnato l’immaginario collettivo (basti citare le pellicole di Rossellini, Zeffirelli, Cavani, e, a breve, quella di Linklater con Ethan Hawke nelle vesti di san Francesco). Ma forse più di tutte rimane impressa la scena che Giotto ci ha regalato, affrescata nella Basilica superiore di Assisi, e che raffigura proprio Francesco dinanzi al Papa. A dire il vero i dipinti che ritraggono Francesco dinanzi a un Pontefice sono due. Quello sul lato destro rappresenta la benedizione di Innocenzo III al progetto di vita dei francescani. Quello sul lato sinistro, invece, che ha ispirato Franco Zeffirelli, non riguarda l’approvazione della Regola; qui Francesco è dinanzi a Onorio III e ad alcuni rappresentanti della Curia, divisi in due differenti «schieramenti»: coloro che diffidano delle parole del santo e coloro che, invece, ne restano attratti. Il pellegrinaggio romano del 1209 segna l’inizio di un lungo iter istituzionale e spirituale che, come sottolinea con sintesi efficace la storica Milvia Bollati, segna «il passaggio più significativo nella vita della fraternità, lontano dalla libera e spontanea improvvisazione degli inizi». A parlarci di questo incontro è lo stesso primo biografo di Francesco, Tommaso da Celano: «Vedendo che di giorno in giorno aumentava il numero dei suoi seguaci, Francesco scrisse per sé e per i suoi frati, presenti e futuri, con semplicità e brevità, una norma di vita, o Regola, composta soprattutto da espressioni del Vangelo, alla cui perfezione continuamente aspirava. Ma vi aggiunse poche altre cose indispensabili per una santa vita in comune. Poi, con tutti i suddetti frati, si recò a Roma, desiderando grandemente che il signor papa Innocenzo III confermasse quanto aveva scritto» (FF, Vita prima Celano XIII, 32). Il riconoscimento e l’approvazione a voce di Innocenzo III del 1209 viene considerato, come si diceva, l’atto fondativo dell’Ordine francescano.

 

 

Capitolo delle Stuoie: il primo meeting

 

Il primo avvenimento – che con un lessico contemporaneo potremmo definire meeting – della storia francescana, fu il Capitolo delle Stuoie del 1221. Di che cosa si trattava? Di un incontro di frati, provenienti dalle diverse parti del mondo, per progettare il cammino che attendeva la fraternità. I frati si ritrovarono nella piana di Santa Maria degli Angeli, riparandosi all’interno di capanne coperte da frasche e vimini impastati con il fango (da qui il nome di Capitolo delle Stuoie). Anche se di incontri, dal 1218, ce n’erano stati diversi, quello del 1221 fu uno dei più famosi: i biografi del santo di Assisi rivelano che vi parteciparono oltre 5 mila frati. Proprio in questa occasione fra Antonio da Lisbona (poi sant’Antonio di Padova) ebbe modo di incontrare Francesco.

La storia dell’ordine francescano prosegue poi ricca di momenti di confronto, di approfondimenti, di dibattiti a volte anche accesi, dai quali scaturisce continuamente per la Chiesa – e anche per la famiglia francescana – una possibilità in più, e questo nonostante contingenze che hanno portato a profonde divisioni ma anche a rivitalizzazioni del carisma. In quest’ottica vogliamo guardare alla ramificazione delle diverse realtà francescane, e a come esse abbiano arricchito la vita della Chiesa e della società. Con padre Pasquale Magro, per anni custode attento e premuroso dei documenti più importanti del Sacro Convento, e con lo storico Felice Accrocca, abbiamo provato a delineare le caratteristiche distintive di ciascun Ordine, nel tentativo di tracciare un ideale schema riassuntivo, tenendo presente che la Famiglia francescana viene raffigurata come un grande albero, dalla chioma molto estesa e fluente. Dal tronco, cioè dal Vangelo sintetizzato nella Regola, sono nati lungo i secoli, infatti, tantissimi rami vitali. Si tratta di un albero che, ancora oggi, non dimostra segni di invecchiamento e, anzi, appare rigoglioso più che mai.

 

 

I frutti della Famiglia francescana

 

Fu Francesco a voler chiamare i suoi seguaci «Frati Minori» e «Uomini della penitenza». Ma la forte crescita numerica e la dispersione missionaria e pastorale per tutta l’Europa e il vicino Oriente non poteva non sfociare in una pluralità di modi di convivenza e stili di vita. Se da una parte c’era l’imitazione pedissequa delle azioni di Francesco (come faceva fra Giovanni il Semplice, che tossiva quando il Santo tossiva e starnutiva quando egli starnutiva), dall’altra emergevano figure forti e originali (come Antonio di Padova, che ricevette dallo stesso Francesco l’autorizzazione a insegnare teologia ai frati). I francescani occuperanno presto cattedre universitarie, saranno in prima linea nel promuovere il Vangelo, la scienza, le arti. Nei centri o nelle periferie delle città, le chiese dove i minoriti esercitano la cura animarum diventano così meta ambita dei fedeli, attratti dalla disponibilità e dalla proposta religiosa dei frati.

Nel corso del Trecento restò sempre viva, all’interno dell’Ordine, una minoranza desiderosa di osservare integralmente la Regola, e che di conseguenza ne proponeva un’interpretazione più rigorista; all’inizio, il gruppo mantenne uno stile di vita ritirato, di tipo eremitico-contemplativo. Nel 1368, per impulso di un frate laico, Paoluccio dei Trinci di Foligno, ebbe inizio, con l’autorizzazione della Chiesa di Roma e dei ministri dell’Ordine, la riforma che avrebbe dato vita ai «frati dell’Osservanza». Nel 1517 Leone X, con la lettera Ite vos, sancì la divisione tra Frati Minori Conventuali e Frati Minori dell’Osservanza. Ai primi del ’500 Mariano da Firenze definì fra Paoluccio «vero fondatore, principio, capo e padre della Riforma Osservante».

Il 1517, dunque, segna la storia dell’Ordine ormai diviso in due famiglie giuridicamente autonome. Dagli Osservanti sarebbero spuntati poi altri rami, alcuni dei quali (gli Osservanti stessi, i Recolletti, gli Alcantarini e i Riformati) vennero riuniti nel 1897, da Leone XIII, dando origine all’attuale Ordine dei Frati Minori.

Ma nel corso del 1500 nacque anche un altro ramo della famiglia francescana. Nel 1528, infatti, Clemente VII, con la lettera Religionis zelus, autorizzava gli Osservanti Matteo da Bascio e i due fratelli Ludovico e Raffaele Tenaglia a dar vita a una ulteriore nuova riforma: nacquero così i «Frati minori della vita eremitica» che si proponevano di osservare la Regola in tutta la sua purezza. Il tratto eremitico finì per passare in secondo piano e la nuova famiglia religiosa, presto detta dei «Cappuccini», si impegnò in un apostolato diretto tra la gente, moltiplicandosi sotto l’obbedienza del Ministro Generale dei Conventuali. Cresciuti in santità, scienza e numero, diventarono anch’essi una famiglia indipendente nel 1619. È la terza famiglia francescana, ancor oggi rigogliosa di vita. Tutti i frati, raggruppati nelle differenti famiglie, formano il Primo Ordine francescano.

 

 

Il Secondo e Terzo Ordine

 

Il genio religioso di Francesco lo aveva portato a sognare una società in tutte le sue componenti rinnovata nello spirito del Vangelo. Per questo, nel corso del Duecento venne strutturandosi, all’interno del carisma francescano, il Terzo Ordine, con l’obiettivo di fornire anche al laicato cristiano, sposato e non, una vera via di perfezione. Nei secoli si sarebbe poi articolato in adepti (celibi e sposati) viventi nel mondo (oggi riuniti nell’Ordine francescano secolare) e in altri regolari, viventi in convento con vita comune (frati e suore). Nel 1324 Giovanni XXII approvò lo stile di vita comunitario di questi ultimi, dichiarandolo non contrario alla Supra montem, la Regola del Terzo Ordine Secolare emanata da Nicolò IV (1289). Per brevi periodi assoggettato ai Ministri Generali dei Minori Conventuali e Osservanti, il «Terz’Ordine regolare di San Francesco», TOR, è oggi famiglia autonoma, con un proprio Ministro Generale: da tempo è considerata la quarta famiglia del Primo Ordine francescano.

Ma la famiglia francescana, così composita e rispettosa dei differenti stati di vita, non poteva non esprimersi anche in una dimensione contemplativa. Iniziatrice di questo cammino fu Chiara d’Assisi. Chiara, appassionata da Francesco alla sequela di Cristo, fuggì dalla casa paterna attorno al 1211. A lei si aggregarono altre giovani desiderose di consacrarsi a Dio: insieme si stabilirono nella chiesa di San Damiano in Assisi. Nel 1217 il cardinale Ugolino avviò la fondazione di un nuovo Ordine, con monasteri direttamente soggetti alla Sede Romana per i quali compose, nel 1219, una «forma di vita» ispirata alla Regola di san Benedetto. Anche il monastero di San Damiano entrò nell’Ordine fondato da Ugolino, che ben presto cominciò a denominarsi «Ordine di San Damiano». In seguito Ugolino, divenuto papa Gregorio IX, ne affidò la cura ai Minori. Chiara, che prima di morire (1253) ottenne l’approvazione papale della Regola da lei redatta, fu canonizzata nel 1255 da Alessandro IV. Nel 1263, Urbano IV volle che l’«Ordine di San Damiano» fosse denominato «Ordine di Santa Chiara» (da cui appunto la denominazione di Clarisse), ufficialmente riconosciuto come il Secondo Ordine francescano.        

 

Notes

«Nell’anno 2009 celebreremo il Centenario delle nostre origini a otto secoli da quando il serafico Padre ricevette da papa Innocenzo III la forma vitae per iniziare il cammino della fraternità con i suoi primi frati (1209-2009)». Con queste parole i Ministri Generali del Primo Ordine Francescano e del TOR hanno indetto il Capitolo delle Stuoie, che si terrà ad Assisi dal 15 al 18 aprile.

Questo il programma:

15 Aprile Tema: L’accoglienza

16 Aprile‚ÄÇTema: La testimonianza

17 Aprile‚ÄÇTema: La penitenza e il digiuno

18 Aprile‚ÄÇTema: La gratitudine

L’appuntamento più importante avrà luogo il 18 aprile: alle ore 12.00, infatti, è prevista un’udienza privata dal Santo Padre, Benedetto XVI a Castel Gandolfo.

La manifestazione sarà trasmessa in diretta televisiva sui canali satellitari di SKY 821 e GLOBECAST 230 per l’America del Nord. Diretta streaming video sul sito: www.sanfrancescopatronoditalia.it.

Sono previsti anche collegamenti con i Tg regionali della Rai e alcune finestre televisive nella trasmissione di Raiuno Uno Mattina.

(per maggiori informazioni www.capitolostuoie2009.org )

 

 

Il messaggio francescano oggi

Una proposta avvincente

 

Da disorientati a orientati

È questa una delle prime suggestioni offerte dall’anniversario che stiamo vivendo: ai tanti cristiani che ricevono input positivi e negativi dalla società, il carisma francescano può offrire una bussola capace di indicare e suscitare le decisioni giuste.

 

Da uomini a fratelli

Tutti coloro che assisteranno al clou delle celebrazioni che si terranno ad Assisi dal 15 al 18 aprile − si attendono circa 1700 francescani da tutto il mondo −, avranno l’occasione di riflettere sull’importanza dell’entrare in comunione con gli altri, per generare relazioni nuove fondate sulla capacità di farsi dono. A tal proposito basti ricordare l’immagine evocativa adoperata dallo stesso san Francesco per «istruire» i suoi frati: essi dovevano essere madri l’uno per altro. In una cultura escludente ed egocentrata, com’è spesso quella attuale, potrebbe essere questa una strada da percorrere per recuperare la vocazione dell’uomo alla fraternità universale.

 

Dal superfluo all’essenziale

La commemorazione si colloca in un momento storico segnato dalla crisi economica mondiale che rende quanto mai attuale il messaggio di Francesco. Le capanne fatte di giunchi e fango del Capitolo delle Stuoie rappresentano il grido di un’umanità alle prese con i bisogni fondamentali e non riconosciuta nei suoi diritti basilari. Guardare a questo anniversario senza moralismi dovrebbe quindi indicare a ogni uomo e donna, frate e clarissa, francescano e francescana secolare, una grande opportunità: quella di proporre e proporsi l’essenzialità nelle scelte, in particolare in ambito economico, organizzativo, ma anche nelle stesse celebrazioni. Solo allora ci troveremo finalmente con un’umanità spoglia del superfluo ma ricca di stimoli, sentimenti, stati d’animo che possono diventare patrimonio di tutti, a fondamento di nuovi stili di vita.

 

padre Enzo Fortunato

http://www.messaggerosantantonio.it

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