Pan di segale

Credo di non sbagliare nel dire che se i giovani si drogano la colpa è anche degli adulti che non sanno amare abbastanza e nella maniera giusta i ragazzi; non capiscono le loro profonde spirituali esigenze, né li fanno sentire importanti e utili per sé e per gli altri. La droga per i giovani è un surrogato dell'amore non ricevuto; è una fuga da chi non li capisce né li valorizza, e dalla responsabilità a cui non sono stati educati a tempo giusto; e può essere, anche, una forma di vendetta contro chi non li ha aiutati a diventare uomini ‚Äì veri uomini ‚Äì per gli altri.

Pan di segale

da L'autore

del 13 gennaio 2008

E sia. Se di droga si deve parlare, bisogna farlo in modo molto serio e profondo; anche andandosi a rivedere un tempo passato che è all’origine di tanti disagi giovanili per nulla estranei alla diffusione della droga.

Negli anni ’70, quando in una provincia «sana» del Nord, tenevo alcune conferenze sul tema, non mi sentivo certamente un piazzista di eroina o di coca, come qualcuno insinuava nei dibattiti che seguivano alla conversazione. Avvertivo, frequentando i giovani, che nel giro di poco tempo anche in quella provincia «indenne», il fenomenodroga si sarebbe diffuso, come di fatto è avvenuto.

Perché? E proprio sui «perché», che noi adulti dovremmo soffermarci, operando una seria revisione di quelli che sono stati i nostri atteggiamenti nei confronti dei ragazzi e delle ragazze di ieri, che sono oggi in difficoltà per nostre carenze e non solo per le carenze di chissà quale fantomatico Stato.

«Credo di non sbagliare nel dire che se i giovani si drogano la colpa è anche degli adulti che non sanno amare abbastanza e nella maniera giusta i ragazzi; non capiscono le loro profonde spirituali esigenze, né li fanno sentire importanti e utili per sé e per gli altri.

 La droga per i giovani è un surrogato dell’amore non ricevuto; è una fuga da chi non li capisce né li valorizza, e dalla responsabilità a cui non sono stati educati a tempo giusto; e può essere, anche, una forma di vendetta contro chi non li ha aiutati a diventare uomini – veri uomini – per gli altri». Così il cardinale di Milano fa parlare don Bosco tra le guglie del Duomo. E quanti degli «uomini di buona volontà», pur di ideologia o religione diversa, si sentono di dire il contrario?

Il problema droga non fa che richiamare il problema «educazione». Educare per rendere i giovani protagonisti del loro futuro, aiutandoli a essere sempre più responsabili delle loro scelte, a far fatica, a masticare quel pane duro che è il pan di segale, duro ma tanto buono e nutriente e duraturo.

¬´Mi pare sia molto pi√π soddisfatto e felice il ragazzo che riesce a guadagnarsi la vita e a costruirsela, di quello che, al contrario, trova tutto facile a portata di mano senza dover pensare, progettare, sudare, darsi da fare...

Per rendere responsabili i ragazzi serve certamente abituarli a fronteggiare il duro della vita, gli stress, i fallimenti, evitando di risolvere loro, sempre, ogni tipo di problema, e di spianare tutti gli ostacoli, come invece, certi genitori (ed educatori), troppo ansiosi e solleciti, credono sia giusto fare». Il consiglio del cardinale giunge davvero opportuno e può essere una risposta al problema. Non c’è miglior prevenzione che quella dell’educare. Anche se forse non basta. Forse.

Da: Vittorio Chiari, Un giorno di 5 minuti. Un educatore legge il quotidiano

don Vittorio Chiari

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