Papa Francesco, la scuola e le domande di senso degli studenti.

Vogliamo forse affermare che l'elezione di un nuovo Papa non è un fatto storico, non è sempre una notizia internazionale, non è almeno una nozione per la scuola? E poi gli studenti chiedono, vogliono sapere, sono interessati al nostro parere.

 

 

 

del 16 marzo 2013

 

 

Per una bella circostanza, chiamiamola casuale, ho visto in diretta la presentazione alla Chiesa e al mondo di Papa Francesco insieme ad un gruppetto di alunni ed ex-alunni; in occasione dell'elezione di Benedetto XVI fu lo stesso, ricordo che eravamo in visita di istruzione a Milano. Dall'inizio di marzo ho condiviso con i colleghi la necessità di parlare e far riflettere i ragazzi su tale evento, di aiutarli a capire, di confrontarsi, di studiare e approfondire quanto stesse avvenendo. La scuola e lo studio non possono restare fuori dalla realtà e dal quotidiano vivendo nel passato e del passato; se ci pensiamo, poi, è quello che risulta più duro per gli studenti e studenti lo siamo stati pure gli insegnanti. Non si può neanche usare la vecchia scusa della scuola a-partitica, a-politica e a-confessionale, poiché questo dovrebbe farci cancellare buona parte dei programmi di storia e di letterature varie. Chi lo ha fatto pur avendone la possibilità, chi ha "negato" il percorso della Chiesa in questi giorni in nome di una "strana" laicità, non è forse venuto meno al proprio dovere di docente, di guida per aprire al senso critico, di sostegno per comprendere i fatti, di luce per interpretare il presente? Questo vale sempre, soprattutto per chi insegna discipline di ambito letterario, ma anche per i momenti informali che si passano con gli studenti; varrebbe per qualunque evento di rilevanza nazionale e mondiale non solo religioso!

 

Ogni libro prende vita dalla realtà e la realtà è fatta di racconti di donne e uomini più o meno noti di ogni tempo e luogo, di avvenimenti, di interpretazioni di questi, di scoperte, di invenzioni, di intuizioni, di gesta, di passioni, di riflessioni. Diventano vivi per chi studia solamente quando non se ne fa un mero ricordo nostalgico e d'altri tempi, una regola da imparare a memoria o una poesia da "smontare" e "rimontare", ma alla luce di un presente che, in ambito scolastico, può diventare più avvincente e interessante se conta pure fuori dall'aula. Vogliamo forse affermare che l'elezione di un nuovo Papa non è un fatto storico, non è sempre una notizia internazionale, non è almeno una nozione per la scuola? E poi gli studenti chiedono, vogliono sapere, sono interessati al nostro parere. Nei giorni scorsi ho sentito più volte chiedermi: «Prof, chi sarà il prossimo Papa?». Ed io ho risposto: «Non mi importa tanto "chi" ma "che" sia santo». Ed in queste ore la domanda è: «Prof, le piace Papa Francesco?». Ed io: «Sì, e a te? Ti va di parlarne?».

 

Le richieste più interessanti e stimolanti arrivano dagli studenti che si professano non credenti o non praticanti, pure da chi appartiene ad un'altra religione. Chi dovrebbe raccogliere questi interrogativi? Siamo certi che le famiglie siano tutte in grado di rispondere o ne abbiano la possibilità, il tempo e la voglia? Lasciamo al web e alla tv lo spazio acritico per imbottire e stordire questi ragazzi e le loro domande, semplici o di senso?

 

 

Marco Pappalardo

 

 

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