Parigi brucia! Don Bosco lo aveva previsto

Le opere a cui si riferiva il prete dei giovani, uomo «fedele alla terra e pellegrino dell'Assoluto», erano i centri di formazione professionale, dove i ragazzi venivano avviati al lavoro come operai competenti, onesti cittadini e buoni cristiani. Don Bosco chiedeva fondi economici per questo, con la finalità di prevenire disordini e dare risposte valide ai ragazzi. C'è da aver paura dell'avarizia nei loro confronti, dei tagli che avvengono pure oggi alla formazione professionale, alla sanità, alla solidarietà.

Parigi brucia! Don Bosco lo aveva previsto

da L'autore

del 18 gennaio 2008

Non so se sia vera profezia, ma è certamente verosimile quella che don Bosco, in un suo viaggio in Francia, aveva annunciato a Lione nel 1884, parlando dei giovani messi al margine: «La salvezza della gioventù, o signori, è nelle vostre tasche... Se voi vi tirate indietro, se lasciate che questi ragazzi diventino vittime delle teorie comunarde, i benefizi che oggi rifiutate loro, verranno a domandarveli un giorno, non più con il cappello in mano, ma mettendovi il coltello alla gola e forse insieme con la roba vostra vorranno pure la vostra vita».

A un giornalista che gli chiedeva a chi intendeva riferirsi, rispondeva. «Sono opere queste che non solo i cattolici debbono sostenere viribus unitis, ma anche tutti gli uomini, cui stia a cuore la moralità dell’infanzia. Gli umanitari bisogna che se ne interessino non meno dei cristiani. È l’unico mezzo per preparare un miglior avvenire alla società». Le opere a cui si riferiva il prete dei giovani, uomo «fedele alla terra e pellegrino dell’Assoluto», erano i centri di formazione professionale, dove i ragazzi venivano avviati al lavoro come operai competenti, onesti cittadini e buoni cristiani.

Don Bosco chiedeva fondi economici per questo, con la finalità di prevenire disordini e dare risposte valide ai ragazzi. C’è da aver paura dell’avarizia nei loro confronti, dei tagli che avvengono pure oggi alla formazione professionale, alla sanità, alla solidarietà.

Oggi la situazione è più problematica per l’arrivo massiccio di ragazzi d’oltre confine: ragazzi, sui quali non intervengono compiutamente le istituzioni, ma bensì gli sfruttatori, i boss, gente senza scrupoli che li invia sui metrò, sulla strada, sul marciapiede a mendicare soldi, che non possono tenere per sé.

Giocare in difesa o in attacco? Credo che un cristiano debba giocare in attacco, vivendo l’accoglienza biblica, che invita a pensare con «intelletto d’amore», progetti che prevengano «gli incendi delle periferie».

Per don Bosco era importante il «principio dell’educazione », che significa «guadagnare il cuore» dei giovani, ottenendo da loro «buona condotta e lavoro mediante l’affezione che essi mostrano verso i loro maestri». Al termine del suo tour de France, lanciava questo messaggio: «Lavorate intorno alla buona educazione della gioventù... l’esperienza dimostra che la società sarà buona o cattiva, secondo che buona o cattiva è la gioventù».

Lasciare i giovani soli, lasciarli soli tra di loro, senza guide e testimoni autorevoli, scatena la loro aggressività: «Rabbiosi perché soli»! Peggio ancora sarebbe addormentarli con la permissività sulle droghe! Per qualche «cervellone» è il modo migliore per eliminare ribelli o contestatori. Nelle periferie francesi il risultato è stato un flop.

Lo sarà anche nelle nostre, se non le rendiamo più abitabili, più umane; se non nutriamo i nostri ragazzi di cose sagge, belle, vere; se non diamo loro spazi dove incontrare e confrontarsi, oratori laici o religiosi, dove gli adulti stanno volentieri con loro, con senso di responsabilità, con quella passione educativa che previene il disagio, smorza tensioni, addita progetti, spalanca orizzonti.

Gli oratori di don Bosco proprio per questo erano nati: «Giovare al buon costume, diminuire il numero dei discoli che abbandonati a stessi trovansi in gran pericolo di andare a popolare le prigioni. Istruire costoro, avviarli al lavoro, provvedere i mezzi e dove sia necessità anche ricoverarli né mai risparmiare cosa alcuna per impedire la loro rovina». Periferie d’un tempo, periferie d’oggi: cambiano le culture, cambiano le persone e gli ambienti ma la sostanza della profezia di don Bosco rimane! Speriamo di non essere in ritardo!

Da: Vittorio Chiari, Un giorno di 5 minuti. Un educatore legge il quotidiano

don Vittorio Chiari

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