In tre anni boom di richieste: da 181 a circa 45mila. Malgrado la fine del servizio militare di leva. Anticipiamo il viaggio tra chi lo ha scelto. 'La nostra scommessa da volontari'. Parlano i giovani del servizio civile...
del 15 dicembre 2005
Il servizio civile piace ai giovani. Li gratifica, li fa sentire attivi nella società e gli dà una speranza di lavoro. Per questo il numero delle richieste registra un continuo e progressivo aumento: dal 2001 (anno in cui il servizio civile nazionale è stato istituito) a oggi i ragazzi, tra i 18 e i 26 anni, impegnati come volontari in questa esperienza sono passati da 181 a quasi 45.000. E seppure dal primo gennaio di quest'anno, con la sospensione della leva obbligatoria, è venuta meno la parte di servizio civile 'coatto' per gli obiettori di coscienza, il numero dei giovani impegnati in questa attività non sembra comunque destinato a diminuire. Anzi, ci sarà ancora più spazio per i volontari, considerato che sempre dal 2005 il limite di età per le richieste è stato alzato a 28 anni.
Il rapporto. A conferma di questa favorevole tendenza arriva il settimo rapporto della Cnesc (Conferenza nazionale enti servizio civile) sul servizio civile in Italia che sarà presentata domani, 15 dicembre, a Roma alla presenza del ministro Giovanardi, e di cui 'Repubblica' dà un'anticipazione. Si parla di 10.000 giovani che nel 2004 hanno svolto il servizio, presso gli Enti della Cnesc. Di cifre impressionanti: 10 milioni e seicentomila le ore impiegate, 80 milioni di euro il valore dei servizi erogati, 6mila persone coinvolte nelle attività di gestione, supporto e coordinamento dei volontari, costi indiretti per gli enti a circa 15 milioni di euro, costi diretti pari a circa 5,5 milioni di euro.
Ma in particolare si analizza la valutazione che i ragazzi hanno dato del servizio civile, i giudizi sull'esperienza vissuta e gli effetti che ha prodotto non solo a livello umano, ma anche professionale e occupazionale. In tal senso l'indagine realizzata nei mesi scorsi dall'Istituto per la Ricerca Sociale (IRS) di Milano ha riguardato 320 giovani, in gran parte ragazze (il 95 per cento), che nel 2002 hanno effettuato il servizio civile volontario presso gli enti aderenti alla Cnesc (Acli, Aism, Anpas, ArciServizioCivile, Caritas Italiana, Cenasca-Cisl, Cesc, Cnca, Misericordie d'Italia, Italia Nostra, Federsolidarietà / CCI, Focsiv, Legacoop). Dai dati emerge un quadro estremamente positivo che vede i ragazzi molto soddisfatti dell'esperienza: una realtà che rassicura per certi versi ma allarma per altri. 'C'è un trend di aumento di due tipi - commenta il Presidente della Cnesc Fausto Casini - da una parte le richieste dei ragazzi, dall'altra quelle degli enti che sono raddoppiate. E a questo proposito non vorremmo passasse una visione utilitaristica da parte delle pubbliche amministrazioni, interessate a entrare nel sistema e forse a sfruttare l'impegno dei giovani per coprire le mancanze del welfare. I ragazzi, infatti, al di là delle previsioni partecipano con entusiasmo e sono sempre più interessati a farlo'. Ciò nonostante però i fondi stanziati non aumentano, anzi. E gli investimenti strutturali rimangono a carico degli enti. 'Quest'anno - dichiara Casini, il fondo sarà ridotto di circa 6 milioni di euro e i problemi cominceranno quando dal 2006 si dovranno accantonare i contributi per i volontari'.
I giudizi dei volontari. Le impressioni più condivise, sia per i maschi che per le femmine, sono quelle secondo cui durante il servizio civile si impara 'a conoscere e confrontarsi con realtà diverse' e si 'migliora 'la capacità di relazione con gli altri'. L'esito principale derivante da tale esperienza, secondo i giudizi riportati da volontari e volontarie, sembra quindi concentrarsi nella sfera dei rapporti umani. Ma si evidenziano anche le osservazioni legate alla crescita professionale, secondo le quali il servizio civile è stato 'utile per migliorare la capacità di lavorare in gruppo' e per 'acquisire un atteggiamento generale più maturo e responsabile'.
Meno consenso si rileva invece, in particolare fra i maschi, circa il fatto che, durante il servizio civile, si siano acquisite 'competenze specifiche che saranno utili nel mondo del lavoro', o si sia migliorata la propria capacità di organizzare il tempo. Se dovessero dare un voto però, gli intervistati in media da 1 a 10 darebbero un 8 all'esperienza. 'Lo scopo di questa ricerca è stato proprio quello di vedere cos'erano e cosa sono diventati questi ragazzi a distanza di tre anni dall'esperienza del servizio civile volontario - spiega Stefano Cima, ricercatore dell'IRS che ha seguito l'indagine - e, un po' come ci aspettavamo, abbiamo verificato che l'esperienza, nella maggior parte dei casi, ha avuto esiti positivi, in ogni caso, a prescindere dall'ente specifico in cui si è svolta'.
Servizio civile e mondo del lavoro. Le competenze e i contatti acquisiti durante il servizio quanto sono serviti a trovare un lavoro? A quanto pare dalla ricerca le competenze sono risultate molto utili per il 29% degli intervistati, abbastanza utili per il 25%, solo parzialmente utili in misura pari al 34% e del tutto inutili solo per il 12% dei ragazzi. Per ciò che riguarda poi i contatti e le relazioni personali, il 26 % dei volontari dichiarano che gli sono serviti molto; sono stati abbastanza utili per il 28% di loro, ma un buon 29% dice che non gli sono serviti affatto.
In ogni caso se si trattasse di dare un consiglio agli amici o ai conoscenti, se fare o meno il servizio civile per aumentare la possibilità di trovare lavoro, non c'è dubbio: i giovani, questa volta in coro, nel 78, 1% dei casi direbbero sì. E non solo nelle regioni italiane più colpite dalla disoccupazione, dove poco più di 400 euro al mese sono importanti, ma (dato significativo e controtendenza) anche nelle aree del nord ovest (90, 2%) e del nord est (79, 5%), dove c'è più lavoro, ma ugualmente molte domande per il servizio civile volontario. 'Per questo motivo - sottolinea Casini - è auspicabile un controllo per evitare che il boom del servizio civile finisca per essere strumentalizzato, e speriamo che il ministero in tal senso rimanga un riferimento importante'.
Tullia Fabiani
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