Parlare ai «ggiovani»

Ogni insegnante ‚Äì credente, ateo, agnostico non fa differenza ‚Äì dovrebbe aver imparato che a scuola non si pongono domande retoriche. La scuola deve (deve!) essere un luogo, anzi, il luogo per eccellenza, in cui la ragione va educata a guardare la realtà secondo tutti i suoi fattori; un luogo in cui si esercita lo spirito critico, ci si lascia interrogare da ciò che si legge, si incontra, si studia.

Parlare ai «ggiovani»

da Quaderni Cannibali

del 07 febbraio 2012 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 

 

          Dante non ha capito un bel niente e anche la Madonna ha bisogno di un corso di recupero per (tentare di) superare le carenze. Ipsa dixit, tra le righe, un’insegnante di scuola media in servizio dalle mie parti, che legge in classe l’Inno alla Vergine, canto XXXIII del Paradiso, forse lo spiega (forse) e, come esercizio per casa, detta agli studenti quanto segue.

“Secondo Dante, nella Vergine predominano tre virtù: la misericordia, la pietà e la potenza. Prova a spiegare la ragione per cui la virtù della potenza contrasta con la virtù della misericordia e della pietà. Esiste un proverbio che afferma: “il medico pietoso fa la piaga putrida”. Formula le tue riflessioni sui limiti oltre i quali risulterebbe più dannoso che vantaggioso, per la persona che ha sbagliato, ricorrere alla compassione piuttosto che alla fermezza”.

          Qualche considerazione sui “compiti per casa”. Ogni insegnante – credente, ateo, agnostico non fa differenza – dovrebbe aver imparato che a scuola non si pongono domande retoriche. La scuola deve (deve!) essere un luogo, anzi, il luogo per eccellenza, in cui la ragione va educata a guardare la realtà secondo tutti i suoi fattori; un luogo in cui si esercita lo spirito critico, ci si lascia interrogare da ciò che si legge, si incontra, si studia. Una volta “interrogati” e dopo aver riflettuto, è bene che ci si senta pienamente liberi di esprimere ciò che si pensa. Possibilmente senza condizionamenti.

          Sorge poi spontaneo un quesito: quel giorno, in quella classe, l’obiettivo della prof. di italiano era far incontrare ai ragazzi Dante (non dico la Madonna, ma almeno Dante!) o, chissenefrega di un autoruncolo della letteratura italiana, fosse anche il più conosciuto al mondo, l’incontro programmato (e cioè stabilito dal programma) era con il pensiero giustizialisticamente corretto della docente?

          Buon senso e deontologia professionale vorrebbero che un insegnante – credente, ateo, agnostico non fa differenza – se decide di spiegare Dante, spieghi… Dante. Vale chiaramente lo stesso per tutti gli autori, nessuno escluso. Possibilmente lo si studia (bene) prima e si ha l’accortezza di non storpiarlo. Correttezza vorrebbe che non si usasse il pensiero altrui piegandolo forzosamente sul proprio, e non si prendessero i testi come pretesti, che poi è lo stesso.

          Nella Preghiera di San Bernardo alla Vergine, Dante scrive: “In te misericordia, in te pietate / in te magnificenza, in te s’aduna / quantunque in creatura è di bontate”.

          Non basterebbe un’ora per spiegare il significato profondissimo di questa terzina. Anche solo di questa (e non serve dica ai lettori di CulturaCattolica. it il perché).

          Invece la prof. che fa? Tento di ricostruire. Siccome “tocca” leggere qualche terzina della Divina Commedia, ma la scuola del futuro, la scuola ggiovane deve parlare ai ggiovani, e non del passato stantio, ma del presente, fa leggere la parafrasi velocemente sul libro, poi, vade retro “Medio Evo-età-di-buio-e-oscurantismo-religioso”, eccoci finalmente all’illuminata spiegazione della docente, che decide (lei!) che la potenza “contrasta” con la misericordia e con la pietà. Quisquilie che ‘magnificenza’ abbia, in Dante, un significato infinitamente più complesso, e profondo, rispetto al termine ‘potenza’ così come lo intendiamo ora; bazzecole, se si parla della Madonna e non di “mani pulite”; pinzillachere se gli studenti hanno il sacrosanto diritto di imparare cosa dice il testo originario e non le glosse dell’ insegnante.

          Ma non è finita. Siccome l’Alighieri evidentemente è considerato “robetta”, la docente di italiano, nei compiti per casa, non fa riflettere sulle sue terzine, ma sul più autorevole (?) proverbio “il medico pietoso fa la piaga putrida”, forse pensando di avere di fronte a sé dei futuri dottori, o dei giudici in erba.

          Rimandato a settembre Dante, che ha preso una gran cantonata, e corso di aggiornamento obbligatorio per la Madonna, invitata a ripensare criticamente alla Sua vita e ad optare per un atteggiamento più giustizialista. Ma insomma: Beata Maria, vuoi stare al passo coi tempi (e con i processi in corso), sì o no?!

          Domanda (serissima): cosa arriva ai ragazzi? Cos’hanno imparato da quella lezione, che poteva/doveva essere un’ora di bellezza sulla splendida Preghiera alla Vergine, canto XXXIII del Paradiso, ed è diventata… un’altra roba, indefinibile? Questo imparano: sbagliata, sbagliatissima la misericordia della Madonna, che fa persino imputridire le piaghe! Balle la storiella che raccontano i preti a catechismo, quando spiegano il senso della confessione e l’infinita misericordia di Dio Padre. Balle anche la pietà, che – ce l’ha detto la nostra prof., che insegna italiano e quindi sa il significato delle parole – è sinonimo di compassione e contrario di fermezza. Bingo!

          Liquidati Dante e la Madonna, che non han capito niente di giustizia e di come girano le cose quaggiù, e per i quali urge un corso di recupero, ecco la ciliegina sulla torta: il domandone retorico, che, con il “formula le tue riflessioni”, sa tanto di democratico, ma nasconde il solito tranello del pensiero unico. Questa la domanda per casa, ti do la risposta, dimmi perché ho ragione.

          Non ero presente a quella lezione in quella classe, ma ho sfogliato il quaderno di un ragazzino della scuola media, ho letto questi compiti per casa e gli ho posto qualche domanda. Non so se l’insegnante è ignorante (nel senso etimologico del termine), se in quella lezione è stata superficiale, se era in buona o mala fede. Ho raccontato un episodio che dimostra come Dante inequivocabilmente sia stato bistrattato, la Madonna usata per parlare d’altro e i ragazzi indottrinati.

A scuola accade anche questo, ed è giusto si sappia.

Luisella Saro

http://www.culturacattolica.it

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