Propositi piccoli e grandi per vivere un anno sconvolgente con i piedi per terra e lo sguardo in cielo...
del 06 gennaio 2008
Buon Anno! Tanti auguri! Anno sereno e di pace! Che sia un anno ricco di soddisfazioni lavorative e sentimentali. Ne abbiamo sentite e dette tante di belle e rituali frasi in questi giorni dalle persone che ci circondano e anche dai più lontani grazie ai tanti SMS inviati. Sono le stesse ogni anno e spesso restiamo uguali anche noi in attesa che qualcosa cambi intorno e che “le stelle ci stiano a guardare”!
In un blog leggiamo: «Ah, buon 2008. Tu, chi sei? Ah, vedo. Allora, a marzo ti obbligherò ad innamorarti. Non preoccuparti, perché tanto a maggio avrai difficoltà e a giugno sarà finita. A causa dei problemi sul lavoro che avrai in aprile. Ad agosto ti capiteranno problemi di salute, ma a settembre ripartirai con slancio, anche se a fine autunno le cose torneranno storte».
Già, leggiamo gli oroscopi di tutte le forme e magari ci fidiamo pure di descrizioni generiche e valide per tutti, perché vogliamo credere che tutto possa cambiare ed essere nuovo, possibilmente in bene, cioè amore, salute e denaro.
Ma l’autore del blog continua: «Ti va bene? No? Come, saresti già innamorato? Non importa. Pensi di sfuggire al tuo destino prefissato? Illuso. Conosco i tuoi atomi. Che tu lo voglia o no, sarà così. Togliti dalla testa di controllare la tua vita, di potere decidere, di avere qualche merito, o colpa. E' tutto scritto. Guarda le stelle: non sono amichevoli. Sono indifferenti, fredde. Tu sei solo una macchina in loro mano, una macchina che ticchetta e crede di vivere. La cui unica soddisfazione è sapere in anticipo cosa le accadrà. E' per questo che leggi gli oroscopi, no? E' la lettura della tua sentenza. La forma della tua prigione.»
Davvero una sentenza, spesso un adagiarci o un abbandonarsi affinché qualcosa o qualcuno ci trascini. Sì, ci trascini in un dolce baratro fatto di illusioni e luccichii, di false carezze e ricchezze passeggere!
Che brutto anno - direte - ci sta regalando il nostro giornalista, allora corro subito ai ripari, perché non sembri senza speranza! Mi viene ancora in aiuto il nostro blogger: «Non ti va? Vuoi ribellarti? Hai una sola possibilità. Credere che tu sia stato creato. Ma non da un qualche remoto artefice smemorato. Non da una esplosione immane di materia muta. Ma da Qualcuno che ti ama. Che ti abbia liberato dalla prigione meccanica e ti abbia dotato di libertà, una libertà che va oltre gli atomi, più grande delle stelle. Qualcuno in cui credere, e che per questa fede ti dia la speranza di potere agire, di potere cambiare, di non essere una formica cieca.»
Sì, perché il mondo cambia se cambi tu, cambiamo noi per primi! Noi cambiamo e tu cambi se ti riconosci amato per quel che sei e nonostante tutto, se c’è qualcuno che ti dice o a cui dici: “Ti voglio bene per quel che sei veramente, che tu sia cambiato o meno”.
Chi crederebbe, però, ad una cosa del genere? C’è qualcuno pronto a crederci davvero e a scommetterci? Non sarebbe più facile fidarsi degli oroscopi? Beh! Forse la domanda vorrebbe essere un’altra e riguarda la nostra libertà, la capacità di guardare le cose con gli occhi di un bambino e quindi con stupore: vogliamo essere liberi e liberamente sentirci amati? E’ evidente che non ci si riferisce al fare ciò che si vuole e quando si vuole, perché la libertà implica responsabilità.
Siamo responsabili di noi stessi, di chi vogliamo bene, del creato e per questo dobbiamo vivere concentrati nel presente e nelle nostre occupazioni quotidiane, perché ogni piccolo gesto, il quotidiano stesso, la “normalità” diventino straordinari.
E allora quali i propositi per il nuovo anno? Proviamo con un elenco, forse sterile ma utile almeno per chi scrive:
- provare a riconoscere che Dio ti ama ed è presente nelle piccole e grandi cose di ogni giorno;
- non pensare di cambiare l’umanità piuttosto di cambiare se stessi;
- volersi bene e prendersi cura di sé senza scadere nel narcisismo o nel culto del corpo;
- voler bene agli altri, anzi cercare il bene per gli altri;
- autocentrarsi per scoprire i nostri talenti, decentrarsi perché questi possano fruttare;
- stare sereni anche quando la società ci scuote;
- andare controcorrente quando la società è immobile, soprattutto dinanzi alle ingiustizie e i soprusi;
- darsi un tempo per “stare” con Dio, con se stessi, con gli altri, con la natura, ecc.;
- sperare quando tutto sembra finire o si presenta troppo pesante;
- fare bene il proprio dovere: in famiglia, nello studio, nel lavoro, per strada, nel sociale, ecc.;
- non pensare troppo alle cose materiali e al denaro pur ritenendole importanti;
- riscoprire amicizie significative e rapporti reali;
- non perdersi in parole inutili e magari ascoltare di pi√π;
- pensare che quanto letto finora è scritto nel nostro cuore da sempre e va solo riscoperto, che non è una dottrina, ma frutto dell’esperienza, che chi scrive non è uno “arrivato”, ma che per primo è in cammino.
 
A questo punto non mi resta che augurare un anno sconvolgente vissuto nella speranza!
Marco Pappalardo
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