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Perché l'Europa tace ancora?

Oggi tocca ai cattolici in India. Fino a quest'estate era l'Iraq a guidare la classifica dei Paesi più a rischio per la comunità cristiana. Un anno fa nel mirino degli estremisti violenti c'erano i missionari in Turchia. È la sequenza temporale dell'odio anti-cristiano che sembra colpire in ondate successive vari Paesi nel mondo...


Perché l'Europa tace ancora?

da Attualità

del 23 settembre 2008

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Oggi tocca ai cattolici in India. Fino a quest’estate era l’Iraq a guidare la classifica dei Paesi più a rischio per la comunità cristiana. Un anno fa nel mirino degli estremisti violenti c’erano i missionari in Turchia. È la sequenza temporale dell’odio anti-cristiano che sembra colpire in ondate successive vari Paesi nel mondo. Ma è un’impressione superficiale e sbagliata.

 

La realtà è molto più tragica: le persecuzioni s’allargano a macchia d’olio, il numero dei martiri continua a crescere in Medio Oriente, in Asia ed in Africa, la caccia al cristiano è una folle e sanguinaria idea che trova sempre più seguaci. Le cronache di questi giorni ci rimandano ai saccheggi, alle distruzioni e alle violenze contro le comunità cristiane in varie regioni dell’India. Ma non dobbiamo dimenticare che in Iraq i credenti caldei sono sotto costante minaccia, a Mosul continua lo spargimento di sangue e anche se in generale gli attentati terroristici sono diminuiti la situazione per i cristiani non è certo migliorata, come ci ricorda l’ultimo rapporto diffuso dall’associazione 'Chiesa che soffre'. In Turchia le istituzioni della Chiesa ortodossa e cattolica continuano ad essere oggetto di pesanti discriminazioni e nel Paese che ha visto l’assassinio di don Andrea Santoro c’è chi incita all’odio contro i preti cattolici. Da Istanbul a Gaza, dall’Iraq all’Indonesia, nei Paesi islamici le cui leggi s’ispirano alla 'sharia' come il Pakistan ma anche in un Paese 'tollerante' come l’Algeria, i cristiani vengono processati, condannati a morte da tribunali statali o uccisi da fanatici estremisti.

 

Siamo di fronte a una sorta di globalizzazione dell’odio anti-cristiano. Perché quest’accanimento? Oggi, in gran parte del mondo non occidentale, colui che professa la fede cristiana pur essendo d’origine medio-orientale, africana o asiatica, è percepito come un 'diverso' difficilmente catalogabile, un soggetto che suscita diffidenza e sospetto. Non può essere considerato un estraneo (come invece un credente europeo); è uno che per lingua e colore della pelle potresti scambiare per musulmano o per induista. E questo rompe gli schemi prestabiliti, irrita la mentalità comune e dà fiato ai gruppi integralisti che mirano alla pulizia etnico-religiosa. Dopo duemila anni torna di drammatica attualità quel che veniva indicato come modello ai cristiani nella 'Lettera a Diogneto': «Ogni patria straniera è patria per loro, e ogni loro patria è sentita come straniera».

 

Nella terra di Madre Teresa di Calcutta dove è nata una carità senza confini, così come nel Medio Oriente dove i credenti caldei c’erano ancor prima che arrivasse Maometto, il cristiano è una pietra d’inciampo, uno scandalo. È il 'diverso' troppo simile a chi lo disprezza, come lo era l’ebreo della Mitteleuropa per i teorici della purezza ariana.

 

C’è un nuovo anti-semitismo oggi, ed è l’odio anti-cristiano. Giusto combattere i rigurgiti antiebraici, doveroso combattere quella che i musulmani chiamano ' islamofobia'. Ci sono organismi internazionali come l’Antidiffamation League ebraica e, recentemente, anche islamica per monitorare discriminazioni e violenze nei riguardi delle proprie comunità religiose. Allo stesso scopo in Europa stanno sorgendo vari centri pubblici d’osservazione. Ma chi, a parte la Chiesa, si preoccupa della 'cristianofobia' dilagante in varie parti del mondo? Chi si prende a cuore la sorte di milioni di cristiani indifesi? Ieri, l’amministrazione Usa ha finalmente battuto un colpo, rivolgendo un appello diretto al governo e al mondo politico indiano. Ma è urgente che anche la vecchia Europa applichi il diritto d’ingerenza umanitaria nei confronti delle nuove e vecchie democrazie. L’occasione è a portata di mano: tra pochi giorni si terrà il vertice bilaterale Unione Europea-India. E’ troppo sperare che in agenda ci sia anche la questione delle violenze contro i cristiani?

 

Luigi Geninazzi

http://www.avvenire.it

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