A voler 'capire' frugando tra parametri umani si perde tempo. Un milione da lunedì sera e saranno tre fino a domani: com'è possibile tutte queste persone? Com'è che volano via le ore, le notti, i giorni e questa gente non accenna a diminuire? Come ci si può mettere in una lunghissima fila (al caldo prima e al freddo poi) per salutarlo un solo istante?
del 06 aprile 2005
  
A voler 'capire' frugando tra parametri umani si perde tempo. Un milione da lunedì sera e saranno tre fino a domani: com'è possibile tutte queste persone? Com'è che volano via le ore, le notti, i giorni e questa gente non accenna a diminuire? Come ci si può mettere in una lunghissima fila (al caldo prima e al freddo poi) per salutarlo un solo istante? Come si fa a spendere soldi (e spesso tanti) per arrivare dall'altra parte di Roma, dell'Italia e del mondo ad affrontare tutto questo? Ne hanno viste di tutti i colori la Città Eterna e i romani: ormai hanno grande maestria nel prendere ogni accadimento senza agitarsi più di tanto. Stavolta va diversamente. Stavolta anche loro stropicciano gli occhi costeggiando questo mare di donne, bambini, anziani, uomini, famiglie, carrozzelle e carrozzine. Non era mai successo prima che venissero 'requisiti' un paio di metri alla sede stradale di ponte Vittorio, transennandoli per aggiungerli al marciapiede e fare così più posto ai pedoni. Piazza San Pietro toglie il fiato e lo tolgono le strade per arrivarci: forse più dell'altro ieri. I camion con l'acqua arrivano e scaricano senza sosta: un numero di bottigliette che è impressionante e che, forse, svela meglio di ogni altra cosa le dimensioni che stanno riempiendo queste giornate e questa piazza. Perché stanno venendo tutti e tutti davvero: qualsiasi età, ceto sociale, provenienza e altre confessioni o religioni. Sventolano bandiere della Polonia (tantissime), ma anche per esempio dell'Argentina, della Colombia, dell'Ecuador. Sfilano cartelli con scritto Acerra o Imola, Lastra a Signa (Firenze) o Roseto (Teramo), Caserta o Bagnara Calabra o Mercogliano (Avellino). C'è una bandiera di Messina legata insieme a quella arcobaleno della pace. E si perde tempo - dopo questi tre giorni - anche cercando una risposta diversa dal «Sì, certo» domandando 'ma ne vale la pena?'.
Sì, certo: per ognuno di loro un viaggio di ore fra andata e ritorno e un'estenuante fila vale la pena per un unico istante davanti al 'suo' corpo. Mamma, papà e due figli (arrivati dalla Puglia) si sono messi in coda alle nove meno dieci di ieri mattina: sono usciti dalla Basilica alle tre e cinque del pomeriggio, stravolti e felici. Una ragazza romana è incinta e in fila sorridente. Non tutti però riescono a farcela, di tanto in tanto qualcuno chiede che gli si aprano le transenne ed esce, pallido: sono soprattutto persone un po' più in là con gli anni (subito assistite). Qualcun altro ha un malore. Ma tutto sembra restare sotto controllo. È una specie di festa. Questo doppio, triplo fiume è lungo un chilometro e mezzo, e si muove a ondate. Dieci, venti metri in avanti, poi l'attesa e ogni volta così. Ed è suggestivo come da quasi ogni 'ondata' che finalmente sbocca almeno su via della Conciliazione si alzi un applauso di gioia. È suggestivo che spesso, dove ci sono più giovani, si alzi il coro ritmato «Gio-van-ni-Pao-lo!» accompagnato dal battito ritmico delle mani. La dolorosa angoscia di sabato notte e domenica ha lasciato il posto - davvero - alla Speranza: non è uno straziante pellegrinaggio alla Basilica di San Pietro e a un corpo senza vita, ma sembra invece l'inizio di un nuovo viaggio. E forse è proprio per questo che nessuno si lamenta della fila, proprio perché quando si parte si è sempre entusiasti. «Non ce l'ha detto lui 'non abbiate paura'?», ti dicono i ragazzi di una parrocchia romana di periferia. A proposito, in questa distesa di esseri umani con un calcolo a occhio, approssimativo, gli 'under venticinque' devono essere un buon trenta per cento. Già, è vero: il Papa dei giovani. È il terzo tramonto da sabato. Ed è meraviglioso come gli altri due. L'attesa è meno pesante anche grazie alle immagini dell'interno della Basilica e del Papa sui maxischermi: aiutano, strada facendo, a sentirsi già più vicini. Il mare è sempre colorato, ordinato, sorridente. C'è qualche chitarra, bonghi, tamburelli. Si recita il Rosario. E l' applauso, ogni tanto, nasce senza un vero motivo, ma in un attimo diventa di tutti. Cinque bambini (da cinque a dieci anni) sono inginocchiati a una panchina, disegnano e scrivono. Un lampione accanto a loro è diventato un altare: ci sono candele e fogli. Su uno c'è «Papa tvtb», che nel linguaggio degli adolescenti significa «ti voglio tanto bene». A metà mattinata una sorta di corsia preferenziale viene consentita ai genitori dei bambini più piccoli, in carrozzina, in passeggino, nei marsupi: uscendo dalla fila possono seguire le vie laterali alle transenne (riservate all'assistenza e alle forze dell'ordine). E si affollano anche queste. Una delle due code muove da via San Pio X, che è di là dalla strada dove finisce proprio ponte Vittorio. Furgoni di Polizia e tendone per l'accoglienza. I vigili urbani e i volontari disciplinano, discretamente, l'ingresso alle transenne per entrare in fila. Le tredici. Un'occhiata distratta sulla sinistra e la scena sembra una delle tenerissime Madonne col Bambino disegnate o scolpite nei secoli. Il pick up ha scritto sulle fiancate 'Provincia di Roma - Protezione civile' e 'Volontari Città di Lanuvio'. È parcheggiato a ridosso del marciapiede. Dentro, nella cabina di guida, è seduta Sandra, 34 anni, mentre sta allattando Giosué che ha cinquantotto giorni. Loro due sono arrivati ieri mattina col treno da Firenze e sono rientrati ieri sera, perché «a casa ho un altro bimbo di diciannove mesi» e papà lavora. Giosuè fa un pianto quando si stacca dal seno, poi mamma se l'accoccola fra le braccia, lui smette, e via. In fila. Qualche ora, ninnando, e saranno insieme da Giovanni Paolo II.
Pino Ciociola
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