«Perché stessero con lui».

Vivere con lui significa questo, ma significa anche che la nostra vita deve essere gestita da lui, che non posso essere io colui che decide, colui che sceglie le strade, colui che parlando annunzia una sua verità. Io posso solo mettermi in sintonia...

«Perché stessero con lui».

da Teologo Borèl

del 10 maggio 2007

Perché, Signore mi hai chiamato? Il mistero della gratuità di una vocazione è veramente impressionante e se sono abbastanza illuminato da rendermene conto, il mio stupore, la mia meraviglia, la mia confusione interiore non avranno mai fine. Chiamato gratuitamente e chiamato a vivere con lui. Abbiamo qui la prima componente di una vocazione sacerdotale: stare con Cristo.

 

Lo stare con Cristo, espressione evangelica pregnante di verità e di grazie misteriose, va preso sul serio. Stare con lui vuol dire condividere la sua vita di Verbo incarnato, condividere cioè la sua vita totalmente umana per la verità della sua incarnazione storica, e nello stesso tempo condividere un'umanità assunta dal Figlio per volontà del Padre, perché in lui l'invisibilità e l'ineffabilità di Dio diventassero splendore di gloria e parola di vita eterna per gli uomini. Un'umanità resa strumento di rivelazione, di visione beatificata, di redenzione e di salvezza.

 

Con questo Gesù, Dio e uomo, io devo vivere e convivere. I miei giorni saranno quelli degli uomini, ma sono anche il tempo di Dio; la mia storia è quella degli uomini, ma è anche il tempo della grazia; il mio vivere quotidiano è scandire il tempo della presenza della salvezza, ma anche segnare il tempo di una missione profetica e della preparazione misteriosa di un regno che è certo, ma che deve ancora venire.

 

Vivere con lui significa questo, ma significa anche che la nostra vita deve essere gestita da lui, che non posso essere io colui che decide, colui che sceglie le strade, colui che parlando annunzia una sua verità. Io posso solo mettermi in sintonia, lasciarmi prendere per primo dal suo messaggio, lasciarmi prendere per primo nella sua storia e diventare la gloria di Dio. Vivere con Cristo vuol dire abbandonargli la vita.

 

Noi sappiamo come Gesù ha vissuto la sua storia umana. Ha vissuto per il Padre, per fare la sua volontà, e nei momenti più significativi della sua vita questo rapporto con la volontà del Padre, divenuta cibo della sua esistenza storica, è da Cristo proclamato solennemente. E noi vivendo con Cristo dobbiamo vivere per il Padre, ma nello stesso tempo dobbiamo vivere perché mandati dal Padre, con Cristo e in Cristo, ad annunziare agli uomini il regno.

 

L'evangelista lo nota espressamente: chiamati a vivere con lui e andare ad annunziare la buona novella del Vangelo. C'è nel vivere con lui una componente di comunione ineffabile che può diventare contemplazione, ma c'è anche la destinazione della nostra vita per la proclamazione della parola che salva, e in questa missione sta il momento operativo della nostra vita, che dà senso ai nostri giorni, dà contenuto alla nostra stagione storica e dà fecondità alla nostra esistenza di creature scelte e chiamate.

Ballestrero

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