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POLITICA: catarro verbale o parole condivise? da Giovani per i Giovani

Uno Stato che non fosse retto secondo giustizia si ridurrebbe a una grande banda di ladri. Chi lo ha detto? Grillo? No, Benedetto XVI nell'enciclica Deus caritas est. E il breviario della furberia, come concetto icastico e polemico della politica, non l'ha denunciato Gian Antonio Stella, ma il filosofo Antonio Rosmini perché già ai suoi tempi i cittadini avevano scarsa opinione dei politici.


POLITICA: catarro verbale o parole condivise? da Giovani per i Giovani

da GxG Magazine

del 18 dicembre 2007

C’è un’onda montante di malcontento verso la politica e i partiti. Non è più il dissenso fisiologico delle democrazie, in cui i cittadini se la prendono ciclicamente con chi sta al governo. La rabbia del V-day o il disgusto dei lettori di Gian Antonio Stella hanno un altro oggetto: la casta, l’intero ceto politico.

 

Oggi i cittadini vedono un sistema dei partiti sfilacciato, fatto di formazioni sempre più numerose e poco rappresentative, ma potenti e invadenti. Un sistema all’apparenza in movimento e al tempo stesso una classe politica statica, aggrappata alle poltrone, senza voglia di rinnovarsi. È normale che il potere cerchi di sopravvivere e di riprodursi. Il punto è che in Italia questo sembra l’unico scopo della politica, da raggiungere non attraverso il consenso degli elettori ma tramite manovre di palazzo.

 

C’è bisogno di risposte più convincenti alle aspettative dei cittadini. Molti sognano un rinnovamento del mondo autoreferenziale e fossilizzato della partitocrazia italiana. Qualcosa di certo sta iniziando a muoversi.

 

        

 

         Il Grillo parlante

 

Grillo ha saputo catalizzare, esprimere – e infine impacchettare e vendere – l’insofferenza sempre più diffusa per il sistema politico italiano.

 

Attraverso il suo blog presenta una forma moderna, più giovane, di intervento nel dibattito pubblico e lancia direttamente una proposta a tratti pericolosa ma chiara: fuori i parlamentari condannati, fuori i politici di professione, scelta diretta dei rappresentanti da parte degli elettori. Riporta una forma di coinvolgimento pubblico in una politica che – tra l’obbligo di far tornare i conti e le infinite mediazioni – ha perso il contatto con il paese.

 

La partecipazione rischia però a volte di restare uno sfogo sommario: come  accompagnare spontaneità e approfondimento? E ancora: fino a che punto è possibile trasferire la crudezza popolaresca del linguaggio comico nella politica?

 

Tanta gente segue Grillo, riempie le piazze, firma i suoi appelli; lui ripete - con pi√π mestiere - le cose che si dicono nei bar, a cena tra amici: traduce il fastidio per questa politica.

 

Ma passare dalla protesta alla proposta non è cosa che si sbriga con facili risate. La politica aldilà di ciò cha si può pensare è una cosa seria, non basta essere contro, bisogna saper “essere per”, bisogna ripartire da una politica che sappia perché.

La corruzione, gli sprechi, le tasse per far fronte a ingiusti meccanismi sono frutto di una politica che ha perso di vista il bene comune, una politica che è troppo affaccendata a non scontentare chi conta, una politica che è frutto di anni ed anni di diseducazione del popolo, di singolarismo, non ha più valore il bene della società ma la libertà del singolo di veder soddisfatto ogni suo desiderio.

Per arrivare ad una politica della casta siamo partiti da lontano quando abbiamo iniziato a perdere memoria del fatto che la politica non è un mestiere ma una missione.

 

        

La Casta

 

Gian Antonio Stella e Sergio Rizzo hanno pubblicato “La Casta”. Il libro scritto dai due giornalisti è un resoconto dettagliato degli enormi sprechi e delle connivenze per tutelare la “poltroncina” messi in campo dalla classe politica italiana. “Non è possibile – dice Stella- che una Asl abbia più centralinisti di Buckingam Palace, se la politica non si fa carico di correggere queste cose, allora deve per forza subentrare la denuncia giornalistica e l’inchiesta”. Il problema è quello del contribuente che paga per mantenere con le tasse sempre più elevate un apparato burocratico elefantiaco con troppi enti locali che si sovrappongono e con troppi stipendi parassitari: la spesa pubblica italiana si perde in mille sprechi e in migliaia di privilegi  che il cittadino non è più disposto a tollerare pagando di tasca sua.“Non ho mai detto che i politici siano tutti uguali e non mi ritengo affatto un qualunquista. Noi non diciamo neppure che la polizia non debba essere finanziata, anzi la pensiamo al contrario. Però ci vuole il senso della misura. E il libro è stato fatto con questo spirito.

 

Sarà possibile rinnovare in profondità la democrazia con queste nuove istituzioni di partecipazione? Molti opinionisti già dicono che questo è un bene per la democrazia, perché al di là del linguaggio quello che conta è l’uso della libertà di parola del popolo per correggere i difetti e i peccati della politica.

 

Abbiamo tracciato un quadretto convincete e pepato di polemica al punto giusto. Ed in tutto questo non vogliamo dimenticare che nei nostri organi governativi siedono anche persone competenti e coerenti. Ma cosa centrano i giovani in questo orizzonte di teste brizzolate, grigie e pelate?

 

 

         Due punti interrogativi…

 

La Commissione Europea ha studiato il comportamento dei giovani in otto paesi dell'Unione Europea (Austria, Estonia, Finlandia, Francia, Germania, Italia, Slovacchia e Regno Unito) allo scopo di interpretare il rapporto tra giovani e politica. La conclusione è che i giovani nel nostro paese, come nel resto d’Europa, non si fidano della politica e dei politici. Soltanto il 43 % è sensibile alla partecipazione politica, mentre il 63% è disinteressato alla vita politica. Ed ancora il 46% dei ragazzi vede la politica come vuote promesse ed il 35% come corruzione.

 

Come possiamo percorrere una strada nuova che ci metta nelle condizioni di non vedere pi√π la politica come una cosa sporca da cui stare ben lontani?

 

Sono tantissimi i giovani che dichiarano di preferire un impegno legato al volontariato o ad una organizzazione internazionale per la difesa dei diritti civili.Il volontariato per i giovani del Nord Est, come per quelli europei è facile da capire: ti fa toccare con mano il lavoro che svolgi, il sorriso di un bambino, un nuovo spazio verde, la riconoscenza di un anziano. Al contrario della politica. Quel 63% che dice di essere disinteressato, lo afferma perché non capisce la politica.

Sono in pochi i giovani che cercano di trovare nella politica degli ideali. Spesso i loro sogni vengono uccisi dai sistemi dei partiti protesi ad imporre una linea pi√π che a costruirla insieme.

 

I giovani si disinteressano di quello che accade intorno a loro? O semplicemente non si sentono chiamati in causa?

 

 

…e tre punti esclamativi

Tentiamo di fornire alcuni appigli per dare risposta a quei punti di domanda lasciati a penzoloni qui sopra. Sono le esperienze di Daniele, Andrea e Marzia che hanno scelto la politica con tre intenzioni diverse, ma ben chiare.

 

 

INFORMAZIONE!

 

Mi sono avvicinato alle diatribe politiche italiane ed estere fin da piccolo, sicuramente per passione... Attualmente mi tengo aggiornato principalmente tramite quotidiani ( cerco di leggerne il più possibile ), i tg e le trasmissioni d’attualità ( ad esempio Otto e mezzo su la 7 ). Ovviamente ho una mia collocazione politica e partitica anche se non ho alcuna tessera di partito.

 

                             Daniele, 24 anni, vive a Pordenone, è vice Presidente Gex.

 

 

FORMAZIONE!

 

Non sono molto interessato alla carriera politica quanto più allo sfavillante mondo della diplomazia, mondo che presenta alti costi e sacrifici individuali, mondo che permette di osservare la storia che si compie da una posizione assai ravvicinata, mondo che richiede la possibilità di mettersi in gioco. In fondo credo che sia questo che mi ha spinto a intraprendere la via degli studi politici. Volevo e voglio cercare di capire meglio il mondo, il suo funzionamento, le sue leggi attuali o la sua anarchia. Non mi bastava lamentare la mia sfortuna derivante dall'appartenere a questo mondo o all'occidente, volevo entrarci un po' meglio dentro, metterci il naso visto che comunque ci devo vivere per forza. Potrei dire che il mio senso del dovere o il mio senso civico mi hanno spinto a cercare di diventare più consapevole, un cittadino consapevole, magari un po' cinico e disilluso, ma pur sempre conscio di sé stesso e del suo ruolo nella società. Spesso mi interrogo se sia possibile cambiare il sistema dall'interno. Per i brigatisti e molti terzomondisti ciò non era e non è possibile. Il sistema assorbe inevitabilmente tutti coloro che lo accettano, inibendone o annientandone i tentativi di riforma. L'unica scelta possibile diventa quindi il rifiuto del sistema, la lotta armata rivoluzionaria che ponendosi al di fuori del sistema cerca di distruggerlo per poi poter partire da zero. Rivoluzione e gli omicidi sono contemporaneamente il mezzo e il prezzo del cambiamento. Io invece speravo e ora sto cercando di capire se modificare e migliorare ciò che mi circonda è possibile senza rompere completamente con esso. In fin dei conti ho sempre disprezzato chi critica e distrugge senza essere in grado di proporre o capire. Io cerco di capire cosa implichi dire sì, accettare le responsabilità di governo.

 

Andrea, 22 anni, Studia Scienze Internazionali e Diplomatiche tra Gorizia e Berlino.

 

 

PARTECIPAZIONE!

 

Tutto è iniziato per caso, solo perchè a scuola un professore più rompiscatole di altri mi ha messo la pulce nell'orecchio chiedendomi se mi andava di conoscere l'Unione Europea.

Ero curiosa e ho approfondito la cosa. Poi ho scoperto che aperta un porta avevo la chiave

per altre 10 mila esperienze: viaggi studio, relazioni, seminari, approfondimenti, campus,...

Poi la passione mi è venuta dopo le prime esperienze dirette, la voglia di conoscere, di aggiornarmi, di essere pronta alla prossima riunione, di confrontarmi e di poter dire la mia. Ed è per questo che ora continuo, perchè so che c'è qualcuno disposto ad ascoltarmi e a cogliere i miei suggerimenti, perchè l'Unione Europea ascolta davvero i giovani.

Auguro a tutti di trovare almeno la passione per l'Europa, perchè a Bruxelles e a Strasburgo si respira un'aria diversa, fatta di ideali e di bene comune, non solo di particolarismi.

 

Marzia, 18 anni, è vice Presidente al Parlamento Europeo dei Giovani

Chiara Bertato

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