Mi sembra ci sia molta miopia e ci siano molti pregiudizi da questa prospettiva. Tutto io posso pensare tranne che l'Università, e quindi l'ambito accademico, non sia o non debba essere un luogo aperto all'ascolto di tutti, all'ascolto delle diverse istanze che sono presenti nella società.
del 15 gennaio 2008
Intanto, in Italia, è acceso il dibattito innescato dall’appello dei 67 docenti de “La Sapienza”, che hanno chiesto di annullare la visita di Benedetto XVI, mentre stamani un piccolo gruppo di studenti ha occupato il rettorato. Sulla vicenda delle contestazioni anti-Papa all’ateneo romano, Alessandro Gisotti ha raccolto il commento dello storico Ernesto Galli Della Loggia.
 
R. - La tolleranza in Italia è ancora una merce molto rara e quello che è triste è che sembra essere rara soprattutto dove non dovrebbe esserlo, cioè negli ambienti intellettuali. Soprattutto le università, in Italia, continuano ad essere un luogo dove non sempre la tolleranza è molto praticata. Che non lo fosse da parte di gruppi di studenti - gruppi, bisogna sempre ripetere, minoritari, molto minoritari - questo lo sapevamo. Che ci fossero anche gruppi di professori che non si riconoscono in un atteggiamento dialogico, questo colpisce un po’ di più.
 
D. - I firmatari dell’appello contro la visita del Papa fanno riferimento ad un discorso su Galileo dell’allora cardinale Ratzinger, del 1990. E però attribuiscono al Papa il pensiero di un filosofo, peraltro agnostico, citato dal cardinale. Insomma, l’ennesima estrapolazione stile Ratisbona?
 
R. - Sì, credo si tratti per l’ennesima volta di un equivoco, non so fino a che punto in buona o in malafede, di una citazione che il Papa ha fatto di Feyerabend, un filosofo della scienza, che appunto commentando il processo di Galileo sosteneva che in un certo senso - ed il problema appunto è vedere in che senso - la posizione del cardinale Bellarmino, cioè della Chiesa, era più razionale, più ragionevole di quella di Galileo, che come tutte le scoperte, le rotture, si poneva in qualche modo in contrasto con l’opinione media ragionevole del suo tempo. Mi pare di capire, dalla citazione che ho letto per esteso, che il senso del discorso fosse questo e che il Papa lo riprendeva per dimostrare quanto i giudizi, in base al principio di razionalità, di ragionevolezza, possano essere anche fallaci, come appunto fu il giudizio di Bellarmino sul conto di Galileo.
 
D. - Qualcuno, in questi giorni, è tornato a ripetere, stancamente, il teorema della contrapposizione tra Giovanni Paolo II, “l’amico della scienza”, e Benedetto XVI, “il reazionario”. Cosa pensa di questo voler mettere un Papa contro l’altro?
 
R. - Credo che dal punto di vista storico sia abbastanza bizzarro, perché è a tutti noto che il principale consigliere teologico di Giovanni Paolo II, colui che tra l’altro - e questo si può dire tranquillamente, perché è ovvio che rientrasse anche tra le sue funzioni - ha esteso materialmente un numero significativo di passi delle encicliche, di discorsi di Giovanni Paolo II, era proprio il cardinale Ratzinger. Pensare che ci fosse, che ci sia, un contrasto, che si possa leggere un contrasto dottrinale tra i due, mi sembra veramente privo di fondamento storico.
 
 
Dal canto suo, l’agenzia SIR della Conferenza episcopale italiana (CEI) sottolinea che è stata “un’ottima idea invitare Benedetto XVI” in una 'grande università” come “La Sapienza”. A proposito delle contestazioni annunciate, poi, l’agenzia esprime preoccupazione. C’è da preoccuparsi, si legge nella nota, “per il senso di vuoto che questo rifiuto grida alla comunità universitaria innanzi tutto e poi alla più vasta opinione pubblica. Il vuoto di chi rifiuta il confronto, di chi ritorna a forme di anticlericalismo ottocentesco”. Sulle polemiche sorte intorno all’imminente visita di Benedetto XVI a “La Sapienza” di Roma, è intervenuto ieri anche mons. Rino Fisichella, rettore della Pontificia Università Lateranense. Silvia Gusmano ha raccolto un suo commento a margine della presentazione del libro del senatore Domenico Fisichella, “Crisi della politica e governo dei produttori”, svoltasi presso l’ateneo pontificio:
 
R. - Mi sembra ci sia molta miopia e ci siano molti pregiudizi da questa prospettiva. Tutto io posso pensare tranne che l’Università, e quindi l’ambito accademico, non sia o non debba essere un luogo aperto all’ascolto di tutti, all’ascolto delle diverse istanze che sono presenti nella società. L’Università è nata per questo, l’Università è nata perché ci possa essere il confronto delle proprie posizioni e delle posizioni altrui. L’Università esiste e deve esistere proprio perché le diverse istanze, che sono presenti come frutto della ricerca, possano essere condivise e partecipate. Se c’è una preclusione o c’è una pre-comprensione sulla presenza cattolica, mi sembra allora che ci sia un’autoesclusione da parte di chi compie gesti di questo genere. Mi sembra, cioè, che venga meno alla natura stessa dell’Università.
Alessandro Gisotti
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