Nell'inviare i suoi discepoli, Gesù li invitava a portarsi il minimo indispensabile. C'è, però, un elemento che accompagnerà sempre il difficile cammino dell'apostolo: la croce. Non ci sono annuncio e testimonianza evangelica che possano fare a meno del dolore e della sofferenza. Chi più dell'apostolo Paolo, sulla scia del Maestro, può esser preso a modello di questa verità!...
del 10 ottobre 2008
Preghiera iniziale
 
Il breve momento di preghiera con cui inizia l’incontro si può articolare nel modo che più si ritiene opportuno, concludendolo con questa breve orazione:
 
O Padre, che a san Paolo
hai dato la forza di sopportare indicibili sofferenze
durante il suo fecondo apostolato,
donaci la capacità di accettare le difficoltà della vita
e di affrontarle con spirito sereno.
Amen.
 
 
Cartina geografica
 
Il contesto geografico della vita di Paolo può essere un utile elemento per comprendere meglio significati e contenuti del suo messaggio.
 
 
1. CATECHESI INTRODUTTIVA
 
Ognuno di noi ha la necessità di essere rassicurato da elementi che attestino la verità di ciò che altri dicono. Spesso ci sentiamo anche noi in dovere di presentare prove a conferma delle nostre personali tesi. La verità del nostro apostolato e della nostra fede non ha bisogno che di un solo elemento: la croce. Solo se c’è la sofferenza – che non esclude la serenità - la testimonianza della nostra fede è credibile ed efficace. Paolo ha vissuto sulla sua pelle difficoltà e dolori, durante tutti i suoi viaggi missionari.
 
 
 
 
 
Testo biblico
 
At 16, 16-24
Le difficoltà a Filippi
 
Mentre andavamo alla preghiera, venne verso di noi una giovane schiava, che aveva uno spirito di divinazione e procurava molto guadagno ai suoi padroni facendo l'indovina. Essa seguiva Paolo e noi gridando: «Questi uomini sono servi del Dio Altissimo e vi annunziano la via della salvezza». Questo fece per molti giorni finché Paolo, mal sopportando la cosa, si volse e disse allo spirito: «In nome di Gesù Cristo ti ordino di partire da lei». E lo spirito partì all'istante. Ma vedendo i padroni che era partita anche la speranza del loro guadagno, presero Paolo e Sila e li trascinarono nella piazza principale davanti ai capi della città; presentandoli ai magistrati dissero: «Questi uomini gettano il disordine nella nostra città; sono Giudei e predicano usanze che a noi Romani non è lecito accogliere né praticare». La folla allora insorse contro di loro, mentre i magistrati, fatti strappare loro i vestiti, ordinarono di bastonarli e dopo averli caricati di colpi, li gettarono in prigione e ordinarono al carceriere di far buona guardia. Egli, ricevuto quest'ordine, li gettò nella cella più interna della prigione e strinse i loro piedi nei ceppi.
 
 
•           Contesto: Secondo viaggio missionario
 
Terminato il primo viaggio di evangelizzazione, nel 49 Paolo si reca a Gerusalemme per quello che è stato poi definito il primo Concilio nella storia della Chiesa. Al cosiddetto Concilio di Gerusalemme si discute sul rapporto tra la fede giudaica e la fede cristiana. Paolo sostiene l’universalità del messaggio evangelico: non è necessario essere ebrei ed osservare le leggi mosaiche per aderire al cristianesimo. Gli apostoli condividono una simile posizione, ma il contrasto con i giudei convertiti caratterizzerà tutta l’esperienza missionaria di Paolo.
L’anno seguente, sempre da Antiochia, Paolo partirà per l’Asia minore per il suo secondo viaggio missionario, questa volta in compagnia di Sila e, da Listra in poi, di Timoteo che diventerà uno dei suoi più stretti collaboratori. Barnaba e Marco si dirigono invece a Cipro. Paolo attraversa l’Asia Minore per poi passare in Macedonia, a Filippi e Tessalonica, e quindi in Grecia, ad Atene e Corinto. In quest’ultima città si trattiene a lungo (circa un anno e mezzo), compiendo un’importante opera di evangelizzazione e mantenendosi lavorando come fabbricante di tende, il mestiere paterno, presso la casa di Aquila e Priscilla.
 
 
•           Considerazioni
 
-           La reazione negativa dei giudei all’apertura di Paolo verso i pagani lo conduce per la prima volta in carcere, a Filippi. L’esperienza della detenzione accompagnerà più volte gli anni successivi nella vita del santo. Paolo recupera la libertà grazie a un miracoloso intervento divino. Dio non abbandona mai l’apostolo nei momenti di difficoltà, ma ascolta le sue preghiere e lo mette nelle condizioni di sopportare il peso della sua missione, quando appare troppo duro.
 
-           L’allontanamento dello spirito di divinazione della donna da parte di Paolo per rendere ancor più trasparente la propria testimonianza, provoca la reazione dei padroni della schiava, che dai poteri della donna ricavavano cospicui guadagni. Spesso la sofferenza del discepolo è provocata dagli interessi privati, di cui il Vangelo denuncia l’egoismo.
 
-           L’esperienza di Paolo rivela che la sofferenza di cui sono fatti oggetto gli apostoli del Vangelo, è di diversa natura e si manifesta sotto molteplici forme: calunnia, privazione della libertà, maltrattamenti fisici ed altro.
 
 
2. SPUNTI PER LA CONDIVISIONE
 
Dalla Parola ascoltata e dalle considerazioni a margine, è bene proporre alcune provocazioni per la discussione e il confronto di gruppo:
 
•          In che misura è presente la sofferenza nella nostra vita? E quanto questa dipende dalla testimonianza evangelica?
•          Quali sono le forme di sofferenza che facciamo più fatica a sopportare? Raccontiamo qualche episodio di sofferenza che abbiamo vissuto fino ad oggi.
•          Di quale sofferenza abbiamo maggiormente paura?
•          Riusciamo a mantenere una certa serenità nella sofferenza?
•          In che misura incide la fede nella capacità di affrontare la sofferenza?
•          Abbiamo mai dovuto affrontare situazioni difficili di sofferenza per aver denunciato forme di ingiustizia o contrastato interessi privati, come San Paolo?
•          Nel momento della prova, abbiamo mai sperimentato la vicinanza del Signore come nel caso della liberazione miracolosa di san Paolo dalla prigione di Filippi?
•          Quanto è presente nel nostro animo la sofferenza che i missionari vivono in diverse parti del mondo?
•          Credo nel fatto che la croce è l’unica via che rende credibile ed efficace la mia testimonianza di fede?
 
 
3. IMPEGNO DI GRUPPO
 
Cercare di bandire la sofferenza dalla nostra vita in maniera definitiva, è come sperare di essere diversi dalla nostra immagine impressa sullo specchio. Scopo di questo incontro è di far comprendere che la sofferenza non solo è parte di noi, ma è anche necessaria a garantire efficacia al nostro agire cristiano: senza sofferenza non c’è vera testimonianza. Per questo, potrebbe essere utile:
 
•          dedicare un incontro o una mezza giornata di ritiro ( preferibilmente durante il periodo quaresimale ) ad approfondire la riflessione su questo delicato tema, attraverso la lectio divina sul brano della prigionia di Paolo a Filippi, proposta nell’Appendice di questo sussidio;
 
•          aderire all’iniziativa dell’Atto di offerta della sofferenza proposta dalle Pontificie Opere Missionarie, descritta al termine di questo sussidio;
 
•          entrare direttamente in contatto con esperienze di dolore, facendo visita con tutto il gruppo a luoghi che nel territorio ospitino situazioni di particolare sofferenza.
 
 
 
Preghiera conclusiva
 
Formati alla scuola della Parola, dopo aver condiviso opinioni ed esperienze, affidiamo i frutti dello spirito di questo incontro alla preghiera che si può concludere con questa orazione rielaborata da un testo di san Paolo:
 
Rendiamo grazie a Dio,
perché eravamo schiavi del peccato,
ma siamo stati liberati obbedendo di cuore
all’insegnamento che Gesù Cristo ci ha trasmesso,
diventando così servi della giustizia.
Aiutaci, o Signore, a sopportare il peso delle sofferenze
e  a raccogliere il frutto
che ci porta alla santificazione,
perché riceviamo il dono della vita eterna in Gesù Cristo.
Amen.
 
( cfr. Rm 6, 15-23 )
 
 
 
 
 
 
 
 
Pontificia Opera Propaganda della Fede
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