la costruzione di una strada è la condizione perché Dio possa venire a consolare il suo popolo. Un immenso deserto separava la Palestina dalla Mesopotamia e la strada, che anticamente univa Babilonia alle città della costa mediterranea, non lo attraversava, ma lo costeggiava per quasi mille chilometri.
del 05 dicembre 2008
Commento alla liturgia di Domenica 7 Dicembre 2008
 
 
II Domenica di Avvento.  Anno B
 
 
Letture:     Isaia 40, 1-11 2        Pietro 3, 8-1              Marco 1, 1-8
 
 
Un giorno i discepoli di un rabbino irruppero nell’aula e, raggianti, riferirono la lieta notizia: “E’ giunto il messia!” Senza scomporsi, il maestro si accostò alla finestra, volse attorno lo sguardo e osservò la gente che, come ogni mattino, si muoveva frettolosa lungo le strade; i poveri ai crocicchi chiedevano l’elemosina, i padroni inveivano contro i servi, i bambini piangevano, i ciechi erano condotti per mano, gli sciancati faticavano a camminare. Tornò a sedersi, invitò gli alunni a continuare a studiare, poi soggiunse: “Come può essere venuto il messia se nel mondo tutto continua come prima?”
        La storia sembra deporre contro le promesse del Signore, pare una smentita della fede cristiana in Gesù messia. Dopo millenni non sono scomparse “le voci di pianto e di angoscia”, le spade non sono state cambiate in vomeri né le lance in falci!
Vale la pena di ricordare che intanto non è vero che non sia cambiato nulla: la storia della Chiesa di 2000 lo sta a testimoniare; non sono ancora arrivati “i cieli nuovi e la terra nuova”, ma i tempi di Dio non sono i nostri tempi. Mille anni per Lui sono come un giorno solo!  La pazienza dell’attesa, richiesta nel periodo di Avvento, vale non solo per il Natale, ma anche per il momento in cui il Padre “ricapitolerà nel suo Figlio Gesù tutte le cose, quelle del cielo e quelle della terra!”
Il bene che c’è nel tuo cuore, quello che vedi attorno a te (puoi continuare tu!) non sono un segno che Gesù è vivo e operante nel mondo e nella storia?  Bisognerebbe essere ciechi per non accorgersene!
 
1. Un po’ di storia: la prima lettura, su cui concentrerò la riflessione della Parola di Dio di questa domenica, ci riporta al periodo dell’esilio del popolo di Israele a Babilonia. Anni difficili, ma anche anni fecondi di riflessione e di purificazione. Dopo una quarantina d’anni ecco sorgere un profeta, un uomo illuminato, sensibile, geniale. Si accorge che il quadro politico sta cambiando e che si aprono speranze di ritorno in patria (sono cambiate le alleanze ed emerge la potenza di Ciro, re di Persia). 
Il pericolo maggiore dell’esilio non fu la sua durezza, ma la sue seduzioni e attrattive: molti ebrei si adattarono ad una vita banale, comoda e senza prospettive e così divennero incapaci di cogliere gli inviti del Signore e a guardare il futuro con gli occhi di Dio.
Questo può valere anche per noi!
 
2. “Consolate, consolate…”: per noi consolare significa pronunciare parole di conforto, comunicare un po’ di serenità a chi è afflitto, ma in genere non viene modificata la situazione penosa che causa dolore. La consolazione di Dio non si riduce a una tenera carezza che rincuora; Dio consola soccorrendo chi si trova in condizioni disperate; consola il misero sollevandolo dalla polvere, mutando il suo lamento in danza e il suo grido in canto di gioia.  Noi cristiani invochiamo lo Spirito Santo Consolatore, perché con la sua venuta rinnova la faccia della terra!
Dio consola, cioè libera gli uomini da tutte le loro schiavitù attraverso la sua parola, viva ed eterna.
 
3. “Preparate la via del Signore”: la costruzione di una strada è la condizione perché Dio possa venire a consolare il suo popolo.  Un immenso deserto separava la Palestina dalla Mesopotamia e la strada, che anticamente univa Babilonia alle città della costa mediterranea, non lo attraversava, ma lo costeggiava per quasi mille chilometri. La voce misteriosa invita gli esuli a tracciare una via nuova, spaziosa e diritta, che permetta di giungere in modo agevole e spedito alla meta dove il Signore li vuole condurre.
Il profeta chiede di preparare la via al Signore, non una via che conduca l’uomo a Dio, ma una che permetta a Dio di giungere all’uomo!
L’apertura di una nuova strada indica la disposizione interiore ad abbandonare i cammini antichi. I monti da abbassare e le valli da colmare rappresentano gli impedimenti all’incontro, alla comunicazione, alla reciproca stima fra persone o popoli di diversa cultura, razza e religione. È la via dell’intesa, del perdono, della riconciliazione.
Segue una visione grandiosa in cui il profeta descrive il ritorno degli esuli nella città santa. Non li guida un uomo, ma è il Signore stesso che li precede, come fa un pastore con il suo gregge.
L’immagine è commovente: mostra la tenerezza di Dio nei confronti dei più deboli. “… porta in braccio gli agnellini e conduce pian piano le pecore madri”.
 
 4. Concretamente: sia il profeta Isaia nella prima lettura sia Giovanni il Battista nel Vangelo lanciano il grido: “Preparate la via la Signore!” Questo significa che in questo tempo di avvento sei invitato/a a   preparare il tuo cuore all’incontro!  Lascia che la luce del Natale illumini alcuni angolini bui e tristi della tua esistenza, dove si è depositata polvere e fango! Decidi di aprire la porta della tua vita a Colui che vuole stare con te per essere la tua Luce, la tua Speranza, la tua Gioia.
Ti offro alcune modalità di preparazione al Natale guardando a come Maria si è preparata Lei stessa ad accogliere il Dono del Padre che custodiva nel suo grembo di Madre. Ritrovi questi atteggiamenti nella recita dei primi due misteri gaudiosi del rosario; in concentrato li preghi ogni volta che reciti l’Avemaria!
Anche Maria ha vissuto il suo Avvento in modo unico, irrepetibile, eccezionale, ma anche imitabile. Stiamo vivendo la novena dell’Immacolata: un motivo in più per guardare a Maria e lasciarci guidare da Lei in questo “preparare la via del Signore!”
 
a.  L’apertura del cuore: se noti, nei quadri raffiguranti l’annunciazione, Maria è quasi sempre presentata in atteggiamento di preghiera o di profondo raccoglimento. È la preghiera che Le dona la sintonia giusta per cogliere il messaggio dell’angelo e aprire il suo cuore all’invito di Dio.
Vivere questo tempo in compagnia di Maria, coltivando la preghiera attenta, il silenzio amoroso. Allora il cuore a poco a poco si apre alla luce di Dio e al bene fino al punto di esclamare “Eccomi: sono pronto a fare la tua volontà!”
 
b.  La lode gioiosa: s. Francesco di Sales ha fondato un ordine religioso che si chiama “della Visitazione”, in quanto fa di questo quadro evangelico (Maria che si reca a dare un aiuto alla cugina Elisabetta) il riferimento per la propria spiritualità ed attività. Maria canta la sua gioia nel sentirsi nelle mani di un Dio che compie meraviglie con i poveri e gli umili.
Vivere l’avvento coltivando la lode a Dio per quanto scopriamo di bello in noi e attorno a noi
 
c.  Il servizio generoso: prova a scorrere l’agenda delle persone che conosci e domandati: “C’è qualcuno che posso fare contento/a in questo tempo di Avvento? Posso dare qualcosa di me a chi ne ha bisogno?”
Maria  non aspetta la telefonata di richiesta di aiuto da parte della cugina, incinta e già avanti negli anni: dalle parole dell’angelo intravede la possibilità di dare una mano e parte “in fretta” verso la montagna…
E l’aiuto non passa  solo attraverso il portafoglio, ma sicuramente sempre attraverso il cuore.
Non sciupare il denaro: smettiamola di riempire le nostre case di regali “inutili”. C’è tanta gente che possiamo aiutare e c’è tanta gente che fatica! L’attenzione del cuore aiuta in questa ricerca e in questa scoperta.
 
Buon Avvento e santa festa di Maria Immacolata, che per  noi Salesiani ha segnato l’inizio dell’opera educativa di don Bosco (8 dic. 1841) e non dimenticare in quel giorno di recitare con tutto il mondo salesiano un’Avemaria a mezzogiorno!
 
don Gianni Ghiglione
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