Il ministro Profumo e i suoi colleghi soi-disant tecnici sono liberissimi di comportarsi da struzzi e decidere la infilare la loro rispettabilissima testa dove meglio credono. Noi, al contrario, intendiamo affrontare la realtà, in tutta la totalità dei suoi fattori, a testa alta, sempre pronti a difendere la storia, la cultura, la tradizione, la fede.
Secondo l’ultima sortita “tecnica” dell’ineffabile Ministro Profumo, l’insegnamento scolastico della religione cattolica dovrebbe inesorabilmente adeguarsi all’evoluzione demografica del nostro Paese. Tradotto, significa che sarebbe giusto, ad esempio, cedere spazio alla prolifica comunità musulmana. Seguendo tale logica non è escluso che il Ministro tecnico degli Interni proponga a breve la trasformazione delle chiese (sempre più vuote) in moschee (sempre più in espansione). Se qualcuno ritenesse questa ipotesi un’irriverente provocazione, rifletta sul fatto che la scuola elementare cattolica del Sacro Cuore di Blackburn nel Lancashire inglese (inaugurata centoundici anni fa anni fa da Sua Eccellenza monsignor John Bilsborrow, Vescovo di Salford) verrà quasi certamente rilevata dalla locale moschea Masjid-e-Tauheedul, e diventerà una scuola islamica. La presenza degli alunni cattolici, che dieci anni fa si attestava attorno al novanta per cento, oggi non raggiunge il tre per cento, rappresentando una sparuta minoranza rispetto agli altri studenti di origine asiatica quasi tutti musulmani. Da qui la decisione delle autorità religiose di lasciare l’istituto.
La diocesi di Salford, infatti, ha dichiarato di non ritenere più appropriato definire come cattolica la propria scuola elementare, visto che oggi su 197 alunni solo cinque o sei possono dirsi appartenenti alla Chiesa di Roma. Geraldine Bradbury, responsabile diocesana dell’educazione, ha ammesso di «non aver mai assistito ad un cambiamento di tali dimensioni prima d’ora», ed ha comunque difeso la decisione di abbandonare le elementari del Sacro Cuore, ritenendo giusto «dare alle esigenze educative della comunità un’adeguata risposta». Quindi, disco verde alla scuola musulmana. Del resto, il consiglio di amministrazione delle elementari del Sacro Cuore si è già dimesso, adducendo la motivazione che l’orientamento cattolico dell’istituto da tempo non rispecchia più il sentire religioso della comunità locale. A questo punto la legge impone all’amministrazione comunale di Blackburn l’obbligo di indire una gara pubblica per individuare l’organizzazione che dovrà gestire la scuola. La moschea Masjid-e-Tauheedul appare in pole position per l’aggiudicazione, visto che, oltretutto, uno studio fatto eseguire dalla medesima amministrazione comunale ha rilevato come una scuola islamica rappresenti, in realtà, la migliore risposta alle istanze della popolazione locale, in maggioranza musulmana. La stessa moschea, peraltro, gestisce già un istituto superiore femminile a Blackburn, il Tauheedul Islam Girls’ High School, il cui preside, Hamid Patel, ha definito più che ragionevole il subentro nella gestione della scuola elementare del Sacro Cuore, visto quasi tutti gli allievi della scuola cattolica sono ormai musulmani.
Questa vicenda paradigmatica contiene in sé i due fattori che caratterizzano l’avanzata dilagante dell’islam in Europa: il progressivo allontanamento dalla tradizionale fede religiosa cristiana, e la crescita demografica a ritmi esponenziali della comunità musulmana.
Ignorare questa evidenza, significa eludere la realtà, perdere il senso di ciò che accade, e cedere alla mortale logique de l’autruche. Non è nascondendo la testa sotto la sabbia che si affronta un fenomeno epocale come quello del rapporto con l’islam. Serve semmai un giudizio che, attraverso l’intelligenza, la coscienza e la ragione, sia in grado di comprendere la natura, l’essenza ed il significato di tale fenomeno.
Il ministro Profumo e i suoi colleghi soi-disant tecnici sono liberissimi di comportarsi da struzzi e decidere la infilare la loro rispettabilissima testa dove meglio credono. Noi, al contrario, intendiamo affrontare la realtà, in tutta la totalità dei suoi fattori, a testa alta, sempre pronti a dare ragione della speranza che è in noi, e a difendere la storia, la cultura, la tradizione, la fede, la civiltà che ci ha generato e che abbiamo ereditato dai nostri antenati. Non difenderemo tutto ciò con la spada, e non cederemo alla logica della rabbia, del confronto rissoso e della violenza. Ricorreremo, invece, a quell’invincibile arma cui la grandezza del cristianesimo ci ha educato: la ragione umana.
Don Gabriele Mangiarotti
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