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Quando il corpo non è più lo specchio dell'anima

La creatura umana viene al mondo come un oggetto spezzato in due, che diviene comprensibile solo quando le due metà vengono fatte combaciare tra loro.


Quando il corpo non è più lo specchio dell'anima

da Quaderni Cannibali

del 18 dicembre 2008

«Il corpo non parla più degli affetti che lo pervadono, non è più specchio dell’anima, ma uno dei tanti oggetti a disposizione, da manipolare da sottoporre a trasformazioni coatte» (Aldo Carotenuto).

 

Probabilmente è questa la drammatica giustificazione che siamo costretti a registrare, oggi, in diverse circostanze della nostra vita. Molti giovani sembrano aver smarrito il significato più autentico della propria affettività, connessa e intrinsecamente legata al proprio corpo. «La creatura umana viene al mondo come “un oggetto spezzato” in due, che diviene comprensibile solo quando le due metà vengono fatte combaciare tra loro» (Antonio Sicari). E’ in questa dinamica simbolica (simbolo vuol dire, infatti, “mettere insieme”) che il senso dell’esistenza di un uomo e una donna esprime tutta la sua misteriosa forza attrattiva ed affettiva. Il nostro corpo non è un oggetto che è possibile stropicciare e offendere a seconda delle circostanze della vita o dei propri istinti sessuali. Tanti giovani oggi non sono più in grado di vivere armonicamente l’integrità del proprio corpo e della loro anima; facilmente separano queste due qualità specifiche (sostituendole, talvolta, con gesti di estrema violenza) che esprimono, in modo integro, tutta la dignità della persona.

 

Usare il corpo di un altro vuol dire usare il suo stesso “io”. Ciascuno di noi può esprimere se stesso anche attraverso la propria fisicità. Perfino il più piccolo stato d’animo, come per esempio la gioia o la tristezza, viene registrato nel nostro corpo e mostrato attraverso il corpo stesso con un sorriso o uno sguardo mesto.

 

Quando il corpo di un’altra persona viene offeso e degradato da gesti di violenza viene in qualche modo espropriato della propria intimità ed identità personale. «Si può prendere un corpo (proprio o altrui) e manipolarlo fino a fargli esprimere tutta la propria disperazione: molta pornografia e molte perversioni sessuali non sono altro che l’espressione disperata di chi usa il corpo cercandoci dentro, da ogni lato, un’anima in cui non si crede più» (Antonio Sicari).

 

L’unione sessuale di due corpi può esprimere addirittura due realtà assolutamente e drammaticamente opposte. Ci si può donare all’altro (amandosi) col desiderio di diventare con lui una cosa sola e di appartenergli sempre, nell’anima e nel corpo; oppure (tecnicamente in modo analogo) si può pretendere di possedere il corpo dell’altro per esprimere attraverso la violenza e la sopraffazione la conquista di uno squallido potere. Si annullano così nella persona offesa i valori principale della dignità umana, della libertà e dell’integrità del proprio corpo, trasformandola in un oggetto del proprio godimento.

 

Certamente, che i genitori ritornino ad insegnare l’educazione affettiva ai propri figli non è sbagliato. Sbagliato sarebbe, però, limitare tale insegnamento ad un semplice manuale per un corretto uso!!!

Michelangelo Nasca

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