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Quando la musica aiuta a «leggere» il cuore dell'uomo

Le canzoni possono svolgere una funzione importante nella pastorale, soprattutto giovanile Da Francesco d'Assisi a Teresa di Calcutta, la musicalità e il canto hanno avuto un ruolo significativo in tanti noti itinerari di santità...


Quando la musica aiuta a «leggere» il cuore dell'uomo

da Attualità

del 02 ottobre 2008

La musica è un biglietto da visita che nessuno rifiuta, una scuola eccellente di socializzazione.

 

Ne sanno qualcosa i gruppi di giovani e religiosi che durante l’estate, sulle spiagge italiane e nelle piazze, hanno predicato l’amore di Dio con pezzi di musica cristiana e persino con canzoni mai logore di musica leggera, come Strada facendo di Claudio Baglioni, Un senso di Vasco Rossi, La vita è un dono di Renato Zero. È stato un successo. La gente si è fermata ad ascoltare, spinta da curiosità, ma soprattutto dalla capacità insita nella musica di penetrare il cuore e la memoria.

 

«Canta e cammina» diceva sant’Agostino sottolineando come la musica sia una marcia in più nel cammino spirituale. «Mia forza e mio canto è il Signore» dice il salmo 117. Quante vite toccate e trasformate dalla musica! Testimonianze insospettabili dimostrano come essa sia una compagna di viaggio, capace di far muovere i passi nella direzione giusta. Madre Teresa di Calcutta raccontava di essersi decisa a prendere i voti mentre cantava ai piedi della Madonna di Letnice: «Lì mi accorsi del tutto di ciò che da qualche tempo avevo nel cuore. Non trovai modo migliore del canto per esprimere la gioia di aver capito quale avrei voluto che fosse la mia esistenza». Che la musica consenta di mettere a fuoco con chiarezza i desideri indefiniti che abitano il cuore dell’uomo lo ha a lungo sperimentato da «cantautore» il vescovo di Ischia, monsignor Filippo Strofaldi, che a Sydney non si è lasciato sfuggire l’occasione di arricchire gli incontri di catechesi della Giornata mondiale della Gioventù con canzoni accompagnate dalla chitarra. «Il canto – dice – è un mezzo grande che Dio ci ha donato per comunicare in modo diretto la chiamata di Dio al suo servizio».

 

Dello stesso avviso è Luigi Santo, vocazione adulta, ordinato sacerdote dal Papa a fine aprile, il quale prima della scelta religiosa ha cantato per tredici anni nel coro di monsignor Marco Frisina. Lo stesso si dica di don Giosy Cento, il famoso cantautore cristiano, che con le sue canzoni (più di ottocento) allieta piazze, stadi e oratori di tutto il mondo. La passione per il rock da sempre accompagna il francescano padre Andrea Pighini, che suonando raccoglie fondi per le missioni francescane in Tanzania e in Nigeria. Adriano Pultrone, appassionato rockettaro di 25 anni, è approdato al sacerdozio attraverso la musica ed ora continua a proporla ai ragazzi della sua parrocchia. «A me piace accompagnarli suonando la chitarra – dice – se si ha dentro la gioia e la carica che può dare solo Dio, la si può esprimere benissimo con il rock».

 

L’elenco sarebbe lungo. D’altra parte della musica ha fatto un punto di forza una folta schiera di santi, a partire da antichi personaggi della Sacra Scrittura come Davide, a cui si attribuisce la paternità di un discreto numero di salmi. Nel Medioevo egli era annoverato insieme a Gregorio Magno quale patrono dei musicisti, soppiantato poi da santa Cecilia che conserva a tutt’oggi il primato indiscusso. Di san Francesco d’Assisi si sa che amava fin da giovane le canzoni in lingua francese, compose canti e preghiere e negli ultimi momenti chiese di essere allietato dal canto dei suoi confratelli. Le cronache riferiscono pure che san Filippo Neri con le laudi e san Giovanni Bosco con il violino riuscivano a intrattenere ragazzi indisciplinati.

 

La musica è un mezzo importante della pastorale, in particolare di quella giovanile, purché animatori ed educatori sappiano indirizzare all’ascolto di canzoni a contenuto costruttivo.

 

Vito Magno

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