Quando una vacanza fa traboccare il vaso

Cosa vince la paura «di tornare a casa più triste e incerta»? Tra incontri, gite e amici, la scoperta che la grandezza delle giornate «non sta in quello che facciamo, ma in quello che desideriamo». Anche a casa.

Quando una vacanza fa traboccare il vaso

da Quaderni Cannibali

del 26 giugno 2012(function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk'));

 

          La vacanzina di quest'anno è stata totalmente diversa da come me l'aspettavo. Fin da quando sono salita sul pullman, avevo un'enorme aspettativa per quei giorni. Soprattutto per come era andata la vacanza l'anno scorso.

          Il primo giorno è stato di giochi: molto divertente, ma non ero soddisfatta. Mi sembrava di trascorrere giornate normalissime con gli amici, di quelle che scivolano via senza lasciare niente.Quella sera Mariella Carlotti ci ha presentato L'annuncio a Maria. La sua testimonianza è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: mentre descriveva i personaggi del libro, io mi rivedevo solamente in tutte le cose negative che diceva. Mi ha colpito soprattutto quando parlava della realtà: spesso noi pensiamo che non corrisponda a tutto il nostro desiderio. Era proprio quello che pensavo in quei giorni. Questo mi ha totalmente spiazzato e mi ha lasciato triste e sola.

          Il giorno dopo, quando mi sono svegliata, mi è venuta una paura enorme che questa vacanza non avrebbe cambiato nulla di me e che sarei tornata a casa più triste e incerta di come ero partita. Ogni secondo della giornata ho pensato a questo, tanto che nel pomeriggio, all'assemblea, ero talmente agitata che ho raccontato a tutti quello che mi stava succedendo. Pensavo che ciò che stavo dicendo fosse la cosa più “sbagliata”, invece mi ha sorpresa moltissimo che alcune persone abbiano tentato di rispondere alla mia domanda. Tra queste Cristina, che mi ha rilanciato chiedendomi: «Ma tu hai paura perché qualcosa di bello l'hai incontrato. Allora, che cosa hai visto l'anno scorso?». Non sapevo bene cosa rispondere, ma in un certo senso mi sentivo più leggera.

          Il giorno dopo siamo andati in gita al rifugio Segantini e, appena arrivati, don Giorgino ci ha detto: «Proviamo a stare in silenzio davanti alla bellezza di queste montagne». E mi sono sentita piccolissima davanti all'imponenza di quelle cime. Ero io e basta, con la mia irrequietezza e la domanda della Cristina che non riuscivo a togliermi dalla testa: ma io cosa ho incontrato e perché mi sento un niente davanti ad uno spettacolo così?

          Alla sera è successo qualcosa di inaspettato: finita la cena, mi è venuta incontro una ragazza, Miriam, che mi ha ringraziato del mio intervento e mi ha raccontato la sua giornata, in cui si era sentita totalmente abbracciata. Le ho detto di come invece mi ero sentita io e mi sono commossa quando, con una semplicità disarmante, mi ha detto «Tu, certo, ti senti piccola davanti a quelle montagne, ma pensa che sono state fatte solamente per te». Da lì la serata è cambiata: il teatro, le stelle, i canti alpini, in ogni cosa c'era un particolare che mi colpiva perché era proprio per me.

          Alla fine della vacanza è venuto fuori cosa sono stati per me questi giorni: stavo parlando con un'amica che mi diceva «La portata di questi giorni non sta solo in quello che abbiamo fatto, ma in quello che abbiamo desiderato». Io ho risposto «Allora ho desiderato tantissimo». L'unica cosa che io voglio è desiderare sempre così, anche adesso che sono tornata a casa.

Roberta

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