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Quaresima 2012: "Sul mare la tua via"

Il Signore costruisce le sue strade sulla nostra vita in maniera inattesa ed imprevedibile, soprattutto là dove tutto sembra finito, là dove ogni speranza si è spenta! Veramente, come si legge nel Cantico dei Cantici: “Le grandi acque non possono spegnere l'amore, né i fiumi travolgerlo! Tutto questo non è un invito alla speranza?


Quaresima 2012: 'Sul mare la tua via'

da Teologo Borèl

del 20 febbraio 2012 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 

           Fratelli e sorelle, siamo giunti, quasi come in un attimo, dal Natale alla Quaresima. Corre veloce il nostro tempo, quasi che avesse fretta di farci raggiungere una meta, anzi la meta, quella sospirata dalle prime comunità cristiane: Maranathà, vieni Signore Gesù! 

          Quale senso deve avere la corsa nel tempo e attraverso il tempo, nell’attuale momento che il Signore ci dona da vivere? Cosa vuole significare ai fini della nostra vita di cristiani?  

          Me lo sono chiesto da tanto tempo. Ed ora credo di avere trovato una risposta nel salmo 77 che leggiamo, nella liturgia delle ore, alle Lodi del mercoledì della seconda settimana.

Il Salmo 

Si tratta di un Salmo di lamentazione, che con un andamento calmo e sofferto allo stesso tempo, passa, attraverso la fede, a ricomporsi nella fiducia nel Signore. 

La prima parte  del Salmo (vers. 2-11) esprime tutto il drammatico dialogo tra l’orante salmico e Dio.  

Colui che prega si sente abbandonato da Dio, e a Lui lancia un acuto grido per chiedere aiuto:  

La mia voce verso Dio: io grido aiuto!

La mia voce verso Dio perché mi ascolti. 

Secondo il testo ebraico si tratta più che di un grido, di un urlo straziante.  

          Nel giorno della sua angoscia l’orante del Salmo, non cerca le motivazioni della sua interiore sofferenza, di cui per ora non sappiamo nulla, ma cerca il Signore (vers. 3). Ed è una ricerca “disperata” Nella notte le mie mani sono tese e non si stancano! Anche il giorno, nella sofferenza, diventa notte! Ma tutto sembra essere vano. Dio non risponde! Il ritardo misterioso di Dio genera sempre altra sofferenza e paura. 

          Dio è l’assente assoluto:  L’anima mia rifiuta di calmarsi! L’assenza di Dio porta l’orante salmico alle soglie della disperazione, dove i ricordi del passato tolgono il sonno, turbano il cuore e creano mutezza angosciata e sbigottita!  

E’ veramente un dialogo drammatico dell’uomo con Dio!  

La mente corre ai giorni passati, quelli lieti e sicuri. Gli anni lontani diventano come un disperante rifugio. Ma suscitano nuovi amari interrogativi.  

Ma è proprio a questo punto che qualcosa comincia a muoversi nel cuore affannato del salmista.  

Un canto nella notte mi ritorna nel cuore! 

Un canto nella notte del dolore! Che accade dunque?

          Il Salmista compie un passaggio importante: quel canto è un canto di nostalgia, come il canto di cui si parla nel Salmo 137: Lungo i fiumi di Babilonia là sedevamo e piangevamo, ricordandoci di Sion. Ai salici di quella terra appendemmo le nostre cetre, perché là ci chiedevano parole di canto (…) cantateci i canti di Sion!

Come cantare i canti del Signore in terra straniera? (1-4).

          Il dolore e la sofferenza sono “la terra straniera” dove non è possibile cantare i canti del Signore. Tuttavia nell’animo dell’orante del nostro Salmo, nel cuore della notte sboccia un canto e si fa strada nell’anima del sofferente: qual è la sua scaturigine?. Il testo lo disvela chiaramente: medito e il mio cuore si va interrogando.

          Medito… Qui il verbo meditare non va compreso come di solito lo comprendiamo nelle nostre lingue: “riflettere, pensarci su”. Secondo la valenza semitica, il verbo indica la ruminazione della Parola. Ecco il punto di passaggio: il salmista fa arrivare il “ricordo” della Parola del Signore nel cuore. Da qui nascono tre domande che danno avvio alla riscoperta della fede e della fiducia nel Signore. 

-   Forse il Signore ci respingerà per sempre, non sarà più benevolo con noi?  

-   E’ cessato forse per sempre il suo amore, è finita la sua promessa per sempre?  

-   Può Dio aver dimenticato la pietà, aver chiuso nell’ira la sua misericordia?

          Queste tre domande si risolvono rileggendo, attraverso la ruminatio Verbi, ad una rilettura del passato che fa comprendere finalmente a l’orante il motivo dell’angoscia e del dramma che si era ingenerato nell’intimo della sua anima: Ho detto questo è il mio tormento: è mutata la destra dell’Altissimo! Il momento di dolore gli aveva obnubilata la memoria della misericordia di Dio fino a  dimenticare che nel passato il Signore aveva  agito sempre nella Verità della sua Parola ed era stato sempre fedele alle sue promesse.

Ed ecco il canto di liberazione: Ricordo (azechir) i prodigi del Signore, sì ricordo le tue meraviglie di un tempo, vado considerando le tue opere, medito le tue prodezze.

          Il canto adesso scorre con le sue note e tramuta la notte in pieno meriggio: O Dio, santa è la tua via, quale Dio è grande come il nostro Dio?... Qui avviene la trasformazione dello sguardo! Adesso il salmista orante comprende che Dio è il Dio di sempre: il Dio che compie meraviglie, non più però secondo le aspettative dei  tempi umani, ma secondo I tempi riposti nel segreto divino. Si entra in tal modo nel mistero nascosto di Dio. Dio ha i suoi tempi.

La via sul mare 

A partire dal versetto 17 entrano in scena le acque del mare. Sono proprio esse che manifestano ed hanno manifestato nel passato, la potenza liberatrice e salvatrice di Dio.  

Ti videro le acque o Dio,

ti videro le acque e ne furono sconvolte… 

L’espressione ricorda il passaggio del mar Rosso (Esodo 14) che culmina anch’esso con un canto (Esodo 15).

          Nel libro della Genesi Dio aveva creato le acque (Genesi 1,9) ma subito ordina: “le acque che sono sotto il cielo si raccolgano in un unico luogo ed appaia l’asciutto”. Viene creata, attraverso la separazione dall’acqua, la terra, luogo dove l’uomo può costruire in sicurezza la sua vita.

          Dio domina talmente il mare da essere capace di costruire sopra di esso una strada, come avvenne nel racconto del passaggio del mar Rosso. Questo prodigio, nella Bibbia, diviene un paradigma della potenza di Dio.

Nel libro della Sapienza si legge: ma la tua provvidenza, o Padre, ci guidaperché tu hai predisposto una strada anche nel mare, un sentiero sicuro fra le onde (Sapienza 14,3).

Così dice il Signore che offrì una strada nel mare ed un sentiero in mezzo ad acque possenti (Isaia 43, 16).

Forse non hai prosciugato il mare,le acque del grande abissoe non hai fatto delle profondità del mare una strada,perché vi passassero i redenti? (Isaia 51,10).

Il nostro Salmo riprende questo tema:

O Dio, Santa è la tua via! (ver. 14)

Sul mare la tua via, e I tuoi nemici sulle grandi acque (ver. 20). 

Come non ricordare la pagina evangelica che ci narra di Gesù che cammina sulle acque? Egli aprì in tal modo la via della fede ai suoi discepoli ( Marco 7, 45 e seg.)

Il canto diventa giubilo e certezza. Adesso canta il cuore e tutte le fibre del salmista.

Fratelli e sorelle, cosa ci dice tutto questo? Cosa suscita dentro al nostro cuore?

Dio non si lascia catturare dal nostro dolore o delle nostre attese: Egli ha in serbo cose ancora più grandi. Cosa c’è di più grande che costruire una via sul mare? All’uomo è impossibile, ma a Dio no!

SUL MARE LA TUA VIA! 

          Il Signore costruisce le sue strade sulla nostra vita in maniera inattesa ed imprevedibile, soprattutto là dove tutto sembra finito, là dove ogni speranza si è spenta! Veramente, come si legge nel Cantico dei Cantici: “Le grandi acque non possono spegnere l’amore, né i fiumi travolgerlo! (Cantico 8,7).

Tutto questo non è un invito alla speranza?

          Allora compiamo il grande passaggio: dal lamento, al vivere nella speranza, perché Dio non viene mai meno alla sua promessa, anche se apparentemente sembra che tutto cospiri contro di Lui e la Speranza che Egli stesso ci ha donata! Egli costruisce una via nel mare, spesso tempestoso delle nostre paure, delle nostre angosce, dei nostri dubbi, delle nostre speranze morte ed appassite.

La nostra parola per la Quaresima allora sarà questa:

SUL MARE LA TUA VIA! 

Amen! Buona Quaresima!

Padre Augusto Drago

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