«Io ti voglio bene, André,ma non serve a nulla se continui a 'bucarti' Sto cercando di salvarti Ti ricordi la sera che ci hanno detto che Julien era morto di overdose?».
del 03 agosto 2005
 
Nella periferia di Parigi, le case sono tutte uguali, grigi palazzi e qualche villetta a schiera. Aleasis vive in una villetta che, a ben guardare non è una casa triste, anzi… Ha i fiori alle finestre e sui balconi ed è colorata d'azzurro.
Aleasis vive in una famiglia normale, suo padre lavora in fabbrica e sua madre in un supermercato, lei va a scuola in un liceo nel centro di Parigi. Anche se nessuno dei genitori ha uno stipendio alto, si possono permettere i soldi per i libri grazie alla nonna di Aleasis che è molto ricca e abita in una villa in Parigi.
La nonna di Aleasis è una signora strana, non approva lo stile di vita della figlia, ma vuole molto bene alla nipote e ci tiene ad assicurarle un futuro. Per questo sostiene lei le spese per la scuola. Si era anche offerta di ospitare in casa sua Aleasis durante la settimana, ma Aleasis aveva risposto con un gentile rifiuto. Non che non volesse bene alla nonna, ma non voleva andare a vivere lontano dai suoi amici, dove le uniche persone che avrebbe potuto incontrare erano i suoi compagni di scuola, con i quali non ha buoni rapporti, tranne che con Eveline, che è la sua migliore amica.
Per questo Aleasis vive ancora in periferia, ma è contenta così, perché si trova bene, a parte qualche piccolo problema… I suoi amici hanno quasi tutti delle situazioni famigliari non molto normali, come Kalea e suo fratello Manico, che sono africani e spesso vittime di prepotenze da parte dei razzisti, o come André, che l'anno scorso ha perso il fratello Julien, morto di overdose. Perché, nel quartiere dove abita Aleasis si drogano quasi tutti, soprattutto i ragazzi, e questo succede anche tra i suoi amici.
Lei non lo fa, perché da sempre le hanno insegnato che è una cosa che può solo farle del male ed è rimasta troppo sconvolta da quello che è successo al fratello di André.
 
Aleasis ora sta andando verso il prato dove si trova tutti i pomeriggi con i suoi amici per stare insieme e per ballare. Perché la gran de passione di tutti loro è proprio questa, la danza, un hip-hop mescolato con la break-dance e il funky. Oggi è un giorno speciale, perché è il sedici maggio e oggi Aleasis compie sedici anni. La mattina a scuola, nessuno, a parte Eveline, le aveva fatto gli auguri, anzi, probabilmente non sapevano neanche che era il suo compleanno. Eveline le aveva portato un regalo, ma domani Eveline deve partire, per trasferirsi a Marsiglia, così Aleasis perderà anche l'ultima persona che rendeva sopportabili le ore di scuola, l'unica che non la guardava male... Per questo ha bisogno di stare con i suoi amici, perché loro le vogliono bene, la considerano importante.
Mentre cammina pensa ad André ed è molto preoccupata per lui e per tutti gli altri.
«Non capisco perché si droghi. Dopo quello che è successo a Julien, avrebbe dovuto capire quanto è pericoloso continuare. La morte di suo fratello avrebbe dovuto insegnargli a smettere, non a continuare più di prima. Di solito si fugge dalle cause della disperazione, non le si insegue. Ma forse non sono la persona giusta per giudicare, ma vorrei fare qualcosa per lui e per gli altri…».
I suoi pensieri sono interrotti dalla voce di Lucille, che le sta correndo incontro: «Ben arrivata! Buon compleanno!», dice, abbracciandola e dandole un bacio sulla guancia. «Ragazzi, è arrivata la festeggiata!», urla rivolta agli altri, che sono seduti sul prato. Vicino a loro c'è la radio, come ogni volta, e ci sono proprio tutti: André, Kalea, Manico, Christine e Jean.
Appena sentono Lucille si girano tutti e sorridono.
«Ben arrivata, cominciavamo a disperare. Pensavamo che non volessi più venire...», le dice André che le è venuto incontro per salutarla e abbracciarla anche lui.
Aleasis è un po' imbarazzata, ma contenta del suo abbraccio, che le dimostra quanto André tenga a lei.
«Anch'io non speravo di riuscire a venire, il fatto è che sono piena di compiti per domani, ma sono riuscita a convincere mia madr e a lasciarmi libera per due ore…»
«Così poco? Speravo ti trattenessi di più per i festeggiamenti in tuo onore…», le dice André, mentre raggiungono gli altri.
Interviene anche Kalea, che ha sentito l'ultima parte del discorso:
«Lascia stare, André, lo sai che la nostra liceale deve studiare tanto per andare bene a scuola…».
Il tono della frase è amichevole, ma Aleasis non può fare a meno di sentirsi in colpa, perché è l'unica che frequenta un liceo, mentre tutti gli altri vanno in piccole scuole per imparare un mestiere e alcuni lavorano già. Ma loro hanno trovato il tempo per andare in quel prato polveroso, per festeggiare il suo compleanno, mentre lei non riesce a trovare più di due ore per stare con loro.
 
Per un attimo tra loro cala un silenzio imbarazzato, interrotto da Jean, che capita la situazione, dice:
«Allora, s'incomincia questa festa o no? C'è da mangiare, da ballare e naturalmente ci sono i regali!».
Aleasis sorride, grata a Jean per avere sciolto la tensione in un attimo e risponde:
«Se ci sono, prima i regali. Sono troppo curiosa».
Christine le ha regalato un nuovo diario, Jean un libro, Kalea e suo fratello degli incensi e delle candele, Lucille un paio d'orecchini e André un ciondolo con una luna.
«Sono tutti bellissimi, grazie, grazie di cuore. Vi voglio bene». Aleasis è felicissima.
Alle cinque, però, Aleasis deve andare, perché lo ha promesso a sua madre e perché domani ha un'interrogazione e ci tiene ad essere preparata. Rimane stupita, quando André, invece di rimanere con gli altri le annuncia che vuole accompagnarla a casa. Mentre camminano, André si gira verso di lei, la guarda e le dice:
«Sai perché ti ho regalato quel ciondolo?»
Aleasis non sa cosa dire, ma André non si aspettava una risposta, perché dopo un attimo riprende:
«Perché rappresenta quello che sei per me. Sai benissimo cosa mi sta succedendo. Dopo che è morto Julien non so più cosa voglio fare della mia vita. Ho la sensazione di camminare nel buio della notte. Tu sei l'unica cosa che mi porta ancora un po' di luce. Nel caso non l'avessi ancora capito, sto cercando di dirti che ti voglio molto bene. E vorrei sapere che cosa provi tu per me…»
 
Quello che Aleasis sperava e insieme temeva di più è capitato, sa che cosa deve dire, anche se è difficile, anche se non è ciò che vuole… «Sediamoci, ti va?», dice, indicando una panchina sulla strada. André annuisce e si siede vicino a lei.
«Senti, è difficile da spiegare, quindi non interrompermi finché non ho finito. Io ti voglio bene, André, come amico, forse di più, ma non ho intenzione di stare con te se continui a drogarti. Devi capire, non lo faccio solo per me, ma per te, sto cercando in tutti i modi di salvare te e gli altri, ma se accettassi di stare con te anche se ti droghi, tutto ciò che ho fatto fino ad ora non servirà a nulla. Ti ricordi la sera che ci hanno detto che Julien era morto all'ospedale per overdose? Tu e i tuoi genitori eravate a cena da me, e quando hanno telefonato a tua madre, dopo la notizia lei è svenuta, tuo padre ha stretto il bicchiere talmente forte da romperlo e tu sei scappato. Ho avuto un brutto presentimento e ti sono corsa dietro. Hai cercato di buttarti dal ponte e io ti ho trattenuto abbracciandoti da dietro. Poi sei sceso e ti sei messo a piangere. Ti ricordi che cosa hai detto quella sera?»
André la guarda, vergognato, poi risponde:
«Ti ho detto che eri il mio angelo. E ti ho chiesto… Ti ho chiesto di aiutarmi a non sbagliare come Julien. Poi ti ho promesso che non avrei mai commesso il suo stesso errore, ma ti ho tradito e ho cominciato anch'io a drogarmi. Ma tu non puoi, non puoi capire che cosa vuol dire perdere un fratello, trovarsi improvvisamente solo, in una famiglia che non fa che pensare a lui che è morto, non a te. Non sai cosa vuol dire lavorare a quattordici anni perché tua madre è depressa e solo lo stipendio di tuo padre non basta! Sarei voluto andare al liceo anch'io, cosa credi? Ma tu non puoi capire!», urla André e corre via, lasciando Aleasis sola.
Ha fatto la cosa giusta ma si è anche spezzata il cuore.
Michele Basso
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