«Proprio chi, come cristiano, crede nello Spirito Creatore, prende coscienza del fatto che non possiamo usare ed abusare del mondo e della materia come di semplice materiale del nostro fare e volere...» (Benedetto XVI). Un breve racconto di Isaac Asimov...
del 25 giugno 2006
'Proprio chi, come cristiano, crede nello Spirito Creatore, prende coscienza del fatto che non possiamo usare ed abusare del mondo e della materia come di semplice materiale del nostro fare e volere; che dobbiamo considerare la creazione come un dono affidatoci non per la distruzione, ma perché diventi il giardino di Dio e così un giardino dell'uomo. Di fronte alle molteplici forme di abuso della terra che oggi vediamo, udiamo quasi il gemito della creazione di cui parla san Paolo (Rm 8, 22); cominciamo a comprendere le parole dell'Apostolo, che cioè la creazione attende con impazienza la rivelazione dei figli di Dio, per essere resa libera e raggiungere il suo splendore.'
(Discorso di S. S. Benedetto XVI ai movimenti ecclesiali e alle nuove comunità, 3 giugno 2006).
 
Non si tratta qui di ecologismo, ma di responsabilità verso il creato. Un breve racconto di Isaac Asimov potrebbe farci da guida. Il grande Registratore Galattico, Naron, dell’antichissima razza di Rigel, riceve un giorno un messaggero che gli comunica una richiesta. Naron svolge il suo lavoro con due registri: il primo vastissimo, nel quale sono segnate tutte le innumerevoli razze di tutte le galassie che hanno sviluppato una forma di intelligenza; il secondo molto più piccolo, al quale sono ammessi solo i popoli che hanno raggiunto la maturità. Il messaggero dunque entra da Naron e gli segnala che una nuova razza ha raggiunto la maturità; essa abita su un pianeta chiamato “Terra”. Con la sua scrittura fluente, Naron scrive il nome dei Terrestri sul primo libro, per poi trasferirlo sul secondo. Chiede poi al messaggero qualche informazione; viene così a sapere che i Terrestri hanno avuto una evoluzione velocissima, e che da poco hanno scoperto l’energia termonucleare; però non hanno ancora tentato le vie dello spazio. Naron è stupefatto: ma dove si svolgono allora le prove, le esplosioni sperimentali delle bombe atomiche? “Sul loro pianeta”, è la risposta del messaggero. Naron si drizza in tutti i suoi sei metri di altezza, prende la penna e cancella con un tratto dal libriccino il nome dei Terrestri, borbottando: “Razza di deficienti!”
La polemica antinucleare di Asimov, vivissima nei primi anni Settanta quando il breve racconto è stato scritto, si accompagna al tema del giudizio, che presuppone una saggezza sovrumana, un criterio, un Giudice cui la Terra è sottoposta.
Se oggi Asimov fosse vivo, probabilmente la sua attenzione si appunterebbe su nuovi angosciosi esperimenti: le manipolazioni genetiche, il rischio che l’umano venga sfigurato e sconvolto.
Ecco – chiedendo venia al “Good Doctor”, Isaac Asimov – come il racconto potrebbe essere riscritto:
“Immenso ed Unico”, disse il messaggero, “gli osservatori riferiscono che i Terrestri stanno cercando di migliorare la loro razza; hanno mappato il loro genoma e vogliono raggiungere l’immortalità”.
“Ma se stanno svolgendo questi esperimenti, su chi eseguono le loro prove, le manipolazioni genetiche?”
“Sugli embrioni dei loro stessi figli, Immenso ed Unico!”
Naron si drizzò in tutti i suoi sei metri d’altezza e tuonò:
“Sui loro stessi figli?”
“Sì, signore”.
Lentamente, Naron prese la penna e tracciò una linea sull’ultima aggiunta del libro piccolo. Era un atto senza precedenti, ma Naron era molto, molto saggio e poteva vedere l’inevitabile meglio di chiunque nelle galassie.
“Razza di deficienti!” borbottò.
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