Realismo

Appunti per una via d'uscita

Realismo

da Attualità

del 10 maggio 2004

Sul primo articolo si accennava al fatto della situazione irachena: estremamente complessa e di difficile interpretazione.

Gli organi di stampa, mi sembra, non ci aiutano molto a decifrare le cose. E' l'abitudine a comprimere le cose dentro i nostri schemi politici, spesso faziosi.

E va in scena un copione già visto: tinte forti e pochissime sfumature... destra contro sinistra, pacifisti contro guerrafondai e via di semplificazione in semplificazione.

Mi sembra che tutto questo sia molto lontano da un realismo che giudica sui fatti e non sui desideri, per quanto pii.

Una lezione di questo realismo veniva dagli ospiti della trasmissione Porta a Porta (18/05/04): Giulio Andreotti, Massimo Cacciari e il cardinal Bertone, arcivescovo di Genova.

Il senatore Andreotti ribadiva chiaramente che le premesse dell'occupazione dell'Iraq (i famosi armamenti di distruzione di massa) non si sono rivelate vere: di questi armamenti nemmeno l'ombra! E' evidente, continuava Andreotti, che questo rende indispensabile un cambio radicale di strategia e di condotta nella vicenda.

Questo però senza dimenticare che, di fatto, l'intervento delle forze della coalizione ha cambiato completamente gli equilibri interni in Iraq, precipitando quel paese in un vuoto di potere pericoloso.

Vuoto di potere che vede proliferare frange violente desiderose di far naufragare qualsiasi tentativo di mediazione e di faticosa ripartenza (si pensi all'attentato contro i funzionari ONU, alla Croce Rossa, l'assassinio del Primo ministro del governo provvisorio).

Certamente risulta disperata la difesa dell'intervento militare come un intervento preventivo a fronte di pericolosi armamenti, sembra configurarsi piuttosto come mezzo per espandere la propria zona di influenza e come potenziale e ricco mercato nella fase di ricostruzione.

Ma è parallelamente difficile sostenere, realisticamente, la posizione di chi vorrebbe, ora, ritirare truppe e contingenti da un paese dove ogni equilibrio si è spezzato, lasciando campo libero alle fazioni più intransigenti e violente... con quel che ne consegue per la popolazione, la gente normale.

Ancora una volta le soluzioni, quelle reali, passano attraverso la mediazione che è lenta e faticosa.

Sarebbe augurabile, in primis per il popolo iracheno, una 'onorevole' retromarcia degli Stati Uniti verso una transizione di responsabilità in mano all'ONU.

In questo caso anche la nostra presenza acquisterebbe un significato del tutto diverso.

don Loris Benvenuti

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