Intervento di Benedetto XVI all'assemblea episcopale italiana sul referendum del prossimo 12 giugno. Il Papa non pronuncia mai la parola 'astensione', ma appoggia la linea espressa dal presidente Cei: «Non votare non è una scelta di disimpegno».
del 30 maggio 2005
''Siete impegnati ad illuminare le scelte dei cattolici e di tutti i cittadini circa i referendum ormai imminenti sulla procreazione assistita''. E' quanto ha detto Benedetto XVI parlando ai vescovi italiani riuniti in Vaticano per l'assemblea generale della Cei, ribadendo la difesa della vita e della famiglia.
L'accenno ai prossimi referendum italiani sulla procreazione assistita e' venuto dopo il plauso del Papa al lavoro dei vescovi ''nel difendere la sacralita' della vita umana e nel promuovere il ruolo famiglia nella societa'''. ''Siete attualmente impegnati - ha detto dopo aver accennato anche al Progetto culturale che la chiesa italiana porta avanti da alcuni anni - a illuminare e motivare le scelte dei cattolici e di tutti i cittadini circa i referendum sulla procreazione assistita ormai imminenti: proprio nella sua chiarezza e concretezza questo vostro impegno e' segno della sollecitudine di voi pastori verso ogni essere umano che non puo' mai essere ridotto a mezzo ma e' un fine (in questo punto il Papa e' stato interrotto da un applauso, ndr), come insegna Cristo e come ci dice ragione umana''.
''In tale impegno - ha proseguito - vi sono vicino con la parola e la preghiera confidando nella luce e nella grazia''. ''Qui non lavoriamo per interessi cattolici, - ha aggiunto - ma sempre per l'uomo creatura di Dio''.
''La stessa sollecitudine per il vero bene dell'uomo - ha rimarcato il Papa - si esprime nell'attenzione ai poveri che abbiamo tra noi (anche qui il Papa e' stato applaudito dai vescovi, ndr) agli ammalati, agli immigrati, ai popoli decimati dalle malattie e dalle guerre''.
 
IL CARD. RUINI: L'ASTENSIONE NON E' DISIMPEGNOI vescovi italiani ribadiscono la loro posizione di astensione per i referendum sulla procreazione assistita, che non e' ''in alcun modo'' una ''scelta di disimpegno''. E' quanto ha detto il card. Camillo Ruini all' assemblea generale della Cei, ribadendo, anche a chi contesta duramente, il diritto-dovere della chiesa di esprimersi su questa materia, una scelta per il futuro.
''Osiamo chiedere a tutti - ha detto Ruini - di valutare con serenita' anche le ragioni di noi Pastori. Non ci muovono interessi di parte, fosse pure la parte cattolica. Non entriamo in competizioni di partiti, ma ci preoccupiamo unicamente, e concretamente, di quella difesa e promozione dell'uomo che e' parte integrante dell'annuncio del Vangelo''.
''Non siamo contro la scienza e i suoi progressi: al contrario, ammiriamo e sosteniamo i frutti della ricerca e dell'intelligenza, che e' il segno dell'immagine di Dio nell'uomo. Vogliamo dunque - ha aggiunto - che la scienza sia al servizio del bene integrale dell'uomo: non si tratta, pertanto, di arrestare od ostacolare il cammino della scienza, ma di orientarlo in modo che esso non perda di vista il valore e la dignita' di ogni essere umano. Spingono in questa direzione non soltanto fondamentali ragioni etiche, ma anche un evidente principio di precauzione, che deve trovare applicazione anzitutto quando si agisce direttamente sulla vita umana. Solo cosi' si avranno sicuri vantaggi, e non pericoli, anche per la nostra salute''.
Votare no al referendum sulla procreazione assistita e' un aiuto ''sia pur involontario'', ai sostenitori delle modifiche alla legge 40. E' netta la posizione del card. Camillo Ruini, ribadita oggi parlando ai vescovi riuniti per l'assemblea generale della Cei. Secondo Ruini, ''il dibattito che si e' sviluppato in queste settimane ha avuto il merito di evidenziare che in concreto l'unica via per opporsi effettivamente al peggioramento della legge e' quella della non partecipazione al voto, mentre il votare no, dato che contribuisce al raggiungimento del quorum, di fatto e' un aiuto, sia pur involontario, ai sostenitori del referendum''.
''Non rinunciamo - ha aggiunto - a sperare in un dibattito che non eluda troppo marcatamente la vera posta in gioco e in un'informazione che rappresenti in maniera sufficientemente equilibrata le posizioni che sono davvero in campo''.
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