Tra i militari che conducono le operazioni della missione dell'ONU nella Repubblica Democratica del Congo (Monuc) assieme all'esercito nazionale congolese vi è un ricercato per crimini di guerra. Per ora le Nazioni Unite hanno smentito, lasciando intendere che, se verificata la notizia, la responsabilità ricadrebbe tutta sull'esercito congolese.
del 08 maggio 2009
Tra i militari che conducono le operazioni della missione dell'ONU nella Repubblica Democratica del Congo (Monuc) assieme all'esercito nazionale congolese vi è un ricercato per crimini di guerra.
Si tratta di Bosco Ntaganda, ex braccio destro del generale Nkunda e capo di stato maggiore di quel Congresso Nazionale per la Difesa del Popolo (CNDP) che tra l'agosto 2008 e il gennaio 2009 ha sparso sangue, violenza e distruzione nella regione orientale del Nord Kivu, costringendo 1 milione e 600mila civili a fuggire dalle proprie case e a cercare rifugio negli affollati campi profughi intorno alla città di Goma. Durante i mesi dell'emergenza il Centro Don Bosco di Ngangi e i volontari del VIS avevano accolto più di 2000 persone e offerto cibo e assistenza sanitaria agli sfollati dei campi limitrofi.
Pochi giorni prima della cattura di Nkunda, avvenuta a metà gennaio in territorio rwandese, Bosco Ntaganda aveva abbandonato il CNDP per unirsi all'esercito nazionale.
Ntaganda è ricercato dalla Corte penale internazionale dell'Aja per crimini di guerra tra i quali figura l'arruolamento di minori come bambini soldato tra il 2002 e il 2003. Nonostante ciò, secondo quanto divulgato dalla BBC, questi avrebbe partecipato alle operazioni congiunte lanciate dall'ONU e da Kinshasa contro i miliziani hutu attivi nell'est del paese, svolgendo un ruolo di primo piano, come vicecoordinatore della missione stessa.
Per ora le Nazioni Unite hanno smentito, lasciando intendere che, se verificata la notizia, la responsabilità ricadrebbe tutta sull'esercito congolese.
La questione di Bosco Nkatanga, ricercato dalla Corte Penale Internazionale eppure combattente dell'esercito nazionale al fianco dell'ONU, è forse il caso più eclatante di una situazione che vede coinvolto un numero molto più ampio di ex combattenti di Nkunda. Già da gennaio, infatti, il CNDP aveva iniziato a combattere al fianco dell'esercito nazionale congolese nell'azione congiunta contro i ribelli hutu nel Nord Kivu, e con l'accordo di Goma dello scorso marzo agli ex guerriglieri è stata riconosciuta l'impunità per i crimini commessi nei mesi precedenti, mentre a molti di loro sono stati assicurati incarichi nella nuova amministrazione provinciale del Nord Kivu che si intende creare.
Come può chi ha inflitto le violenze più terribili alla popolazione occuparsi di quello che si vuole proporre come il nuovo governo di pace nella provincia del Nord Kivu? Potrà la popolazione sentirsi davvero al sicuro se la propria sicurezza è affidata a chi fino a pochi mesi prima ha distrutto, incendiato, violentato, rapito, ucciso barbaramente?
 
Emma Colombatti
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