RIFLESSIONI E PROPOSTE DEI SALESIANI DI DON BOSCO IN ITALIANota in vista della c...

Don Pierfausto Frisoli, salesiano, Consigliere Regionale per l'Italia, in vista della imminente convocazione elettorale, ha ritenuto opportuno raccogliere in una Nota i “punti fermi” che esprimono i valori e le esperienze che come salesiani in Italia abbiamo consolidato... Fieri della nostra autonomia nella realizzazione della missione - come Don Bosco - non ci vincoliamo a nessun partito o potere politico, ma...

RIFLESSIONI E PROPOSTE DEI SALESIANI DI DON BOSCO IN ITALIANota in vista della consultazione elettorale

da Quaderni Cannibali

del 18 febbraio 2006

Don Pierfausto Frisoli, salesiano, Consigliere Regionale per l’Italia, in vista della imminente convocazione elettorale, ha ritenuto opportuno raccogliere in una Nota i “punti fermi” che esprimono i valori e le esperienze che come salesiani in Italia abbiamo consolidato circa: scuola e formazione professionale; educazione non formale e preventiva; famiglia; immigrazione; cooperazione internazionale.

Fieri della nostra autonomia nella realizzazione della missione - come Don Bosco - non ci vincoliamo a nessun partito o potere politico, ma a livello istituzionale ci stanno molto a cuore gli interessi dei giovani e delle famiglie e  la difesa delle condizioni che rendano possibile la missione salesiana nella varietà delle sue espressioni.

La nota non è un comunicato stampa. Non avrà una pubblicazione ufficiale.  Essa è messa a disposizione dei Direttori e confratelli salesiani per riflessione, confronto e dialogo, anche con associazioni, gruppi e famiglie.“Credo che -dice don Pierfausto- come Salesiani d'Italia, sia  importante avere una voce  comune. Qualora le circostanze lo richiedessero, provvederemmo a  nominare un portavoce ufficiale”.

 

 

Noi Salesiani di Don Bosco siamo presenti su tutto il territorio nazionale a servizio dei giovani e delle famiglie, con Scuole, Centri di Formazione Professionale, Oratori e Centri Giovanili, Parrocchie, Sale della comunità, Radio e librerie, Case famiglia, Centri di prima accoglienza e di recupero.

Fieri della nostra autonomia nella realizzazione della missione - come Don Bosco - non ci vincoliamo a nessun partito o potere politico, ma a livello istituzionale ci stanno molto a cuore gli interessi dei giovani e delle famiglie e  la difesa delle condizioni che rendano possibile la missione salesiana nella varietà delle sue espressioni.

In questa ottica offriamo le seguenti riflessioni ed istanze, espressione della nostra esperienza educativa e frutto del  continuo contatto con le realtà locali, le famiglie, i giovani.

 

 

SCUOLA E FORMAZIONE PROFESSIONALE

 

Confermiamo il nostro profondo interesse per la educazione dei giovani, l’impegno a dialogare con tutti coloro che hanno a cuore la loro crescita (in particolare con i Dirigenti ed i Docenti delle scuole statali), la piena disponibilità alla collaborazione ed alla partecipazione.

 

Attenzione alle aree del disagio ed alle fasce deboli

In sintonia con le indicazioni dell’ UE e dell’OCSE, crediamo che si debbano consolidare presenze ed attività nelle aree segnalate come più carenti. Risultano invece fortemente penalizzati proprio in esse i percorsi di Formazione Professionale.

All’interno del diritto-dovere all’istruzione e formazione fino a 18 anni, richiamiamo  l’attenzione del futuro Governo: 

-                  alle attività formative per fasce giovanili poste a rischio di emarginazione personale e sociale; 

-                  alle attività e iniziative atte a rispondere positivamente alle nuove sfide derivanti dalla presenza dei figli di immigrati, ormai presenti sia nelle istituzioni scolastiche che formative ai diversi gradi e livelli. 

 

Pari dignità del  sistema dell’Istruzione e Formazione Professionale

Per noi Salesiani è un punto irrinunciabile l’introduzione del diritto-dovere di istruzione e formazione fino a 18 anni, che si attua entro un unico “sistema educativo di istruzione e di formazione”, ed in particolare entro “un secondo ciclo che comprende il sistema dei licei ed il sistema dell’istruzione e della formazione professionale” (L. 53/2000, art.2, comma d).

Tra le varie modalità attuative di tale diritto-dovere, noi  Salesiani  sosteniamo quelle che affidano al CFP la piena titolarità progettuale ed attuativa; non accettiamo l’impostazione che vorrebbe relegare il CFP al solo ruolo di supporto all’istruzione (cfr. i cosiddetti percorsi integrati proposti), svuotandolo di fatto della sua pari dignità.

Valutiamo in modo fortemente negativo la ipotesi avanzata in qualche regione di reintrodurre l’obbligo scolastico, da soddisfare unicamente nel biennio della Secondaria superiore, al termine del quale sarebbe possibile accedere alla Formazione Professionale.

Tale impostazione non ci sembra rispettosa del diritto-dovere degli allievi e delle famiglie a scegliere liberamente il percorso scolastico o formativo. Avrebbe, inoltre, conseguenze destabilizzanti per il sistema nel suo complesso a causa della costrizione che si impone ad allievi che storicamente tendono a orientare le proprie scelte verso percorsi diversi da quelli scolastici (cfr. la valutazione concordemente negativa sulla breve esperienza di attuazione della Legge 9/1999 sull’obbligo scolastico).

 

Garanzie per il futuro del sistema dell’ Istruzione e Formazione Professionale

Nella attuale fase di attuazione della Riforma del sistema scolastico e di concertazione tra Stato e Regioni, segnaliamo la frantumazione del sottosistema di Istruzione e Formazione Professionale in differenti modelli regionali, alcuni fortemente penalizzanti o addirittura apertamente contrari alla Formazione Professionale.

Ne risulta che nelle Regioni guidate da maggioranze di centro-sinistra sia più o meno apertamente ostacolata la attuazione di percorsi di Istruzione e Formazione Professionale, di pari dignità rispetto al sottosistema della Scuola, con grave danno proprio per quei giovani già espulsi dai percorsi scolastici (e che quindi sono più esposti al rischio della marginalità) e per le famiglie più disagiate.

 

Pluralismo istituzionale, diritto di scelta delle famiglie, effettiva parità scolastica

Sosteniamo con forza la necessità di un pluralismo istituzionale e culturale, rappresentato da una pluralità di soggetti statali e non statali operanti nei rispettivi territori.

Proponiamo perciò l’attuazione di politiche nazionali e regionali che consentano l’esercizio pieno della libertà educativa delle persone e delle famiglie, che in Italia continua ad essere gravemente disattesa.

In particolare facciamo nostra la proposta avanzata dal Consiglio Nazionale della Scuola Cattolica in occasione della relazione al Parlamento del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca a tre anni dalla Legge n. 62/2000:

“Tutte le scuole del servizio educativo pubblico, indipendentemente dalla natura giuridica della gestione, devono poter essere rese accessibili considerando che sono gli stessi alunni titolari, con i genitori, del diritto all’istruzione.

L’esercizio di tale diritto costituzionale richiede, in specie, che sia superata ogni discriminazione economica tra gli alunni di scuole statali e paritarie allo scopo di renderne possibile l’esercizio senza condizionamenti di sorta.”

Il futuro governo dovrà, inoltre, riconsiderare la normativa a cui è sottoposta la scuola paritaria circa l’inserimento dei ragazzi disabili e degli studenti immigrati, che impone obblighi, ma non offre alcuna copertura economica.

 

 

 

EDUCAZIONE NON FORMALE E PREVENTIVA

 

Garantire la funzione sociale degli Oratori

L’approvazione della Legge 26/2002 sulla funzione sociale degli Oratori, ha finalmente portato alla attenzione del Legislatore quella fitta rete di agenzie educative non formali quali gli Oratori, i Centri di aggregazione giovanile presenti su tutto il territorio nazionale, promossi da Enti civilmente riconosciuti, quali Parrocchie ed Istituti religiosi.

Tali agenzie sono state concordemente riconosciute (anche da autorevoli parlamentari non di area cattolica), come spazi privilegiati di educazione e prevenzione, mediante la promozione dello sport, la diffusione della cultura della solidarietà, l’accoglienza gratuita, l’offerta di servizi integrati con le scuole del territorio, la collaborazione educativa con le famiglie.

Gli oratori, inoltre, da decenni svolgono una significativa opera di promozione sociale e culturale, e di prevenzione dell’emarginazione sociale, della discriminazione razziale, del disagio e della devianza in ambito minorile. In questi anni, poi, anche tramite diverse forme di organizzazioni (Associazioni, Consorzi), sono entrati nella rete delle programmazioni sociali, dei piani di zona previsti dalla nuova normativa vigente (“Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali', Legge 328/2000). Gli oratori, infine, con la loro azione di prevenzione primaria rivolta a ragazzi e famiglie immigrate, si sono rivelati un fondamentale ed efficace luogo di integrazione multiculturale e di dialogo interreligioso.

Come Salesiani, presenti nelle aree pi√π disagiate, chiediamo pertanto garanzie sul pieno e convinto riconoscimento della funzione sociale degli Oratori, da parte dei futuri Parlamentari, con conseguenti e adeguate politiche di sostegno finanziario.

 

Sostenere ed ampliare l’esperienza del Servizio Civile Nazionale

Riteniamo valida l’esperienza del Servizio Civile Nazionale, maschile e femminile, come forma concreta di valorizzazione della risorsa-giovani e di promozione della loro sensibilità sociale. Esso è una risposta costruttiva al desiderio di partecipazione e di protagonismo giovanile. Esprimiamo le nostre riserve su due punti. Il primo riguarda la copertura finanziaria della Legge, che se da un lato limita la possibilità di accesso al Servizio da parte di tutti i richiedenti, dall’altro espone tale delicato settore alle oscillazioni ed alle incertezze che accompagnano ogni anno la dotazione di tale capitolo di spesa nella legge finanziaria.

Il secondo riguarda la regionalizzazione del Servizio Civile Nazionale, che in assenza di un Ufficio di coordinamento nazionale, potrebbe portare ad una frammentazione e ad una possibile sperequazione da regione a regione.

 

Ampliare il sostegno ai minori in situazione di disagio

La fedeltà a Don Bosco ci richiama ad avere un’attenzione privilegiata ai giovani in condizione di disagio, perché segnati dalla povertà economica, affettiva, culturale. Molti di loro sono privi del nucleo familiare (genitore in carcere od assente), o hanno vissuto un’esperienza familiare fortemente problematica. La riconversione dei tradizionali “istituti” in comunità di accoglienza con educatori professionali, in piccole comunità a carattere familiare (case-famiglia) ha fatto registrare al momento risultati largamente positivi. Tale esperienza ha inoltre innescato un processo di coinvolgimento solidale attraverso la creazione e formazione di reti di famiglie affidatarie, i contatti con i Servizi sociali ed il Tribunale per i minori, la promozione di centri diurni, il collegamento con le rete degli Oratori, il dialogo con le scuole,

Crediamo che il processo di attivazione di forme diverse di Terzo settore, quali Associazioni di volontariato, di Cooperative e di Associazioni di promozione sociale, che ha visto i Salesiani validamente impegnati in questi anni, vada fortemente sostenuto. Chiediamo, infine, l’adozione di adeguate politiche di sostegno a tali strutture ed esperienze, fino al pieno inserimento sociale e lavorativo dei giovani accolti. Criterio permanente e imprescindibile cui ispirare ogni azione educativa del privato sociale, come di sane politiche sociali a servizio dell’uomo, dovrà essere costantemente declinato sulla cifra del “Dare di più a quelli a cui la vita ha dato di meno; dare il massimo a coloro a cui la vita ha dato il minimo”.

 

L’agire educativo come terapia contro le droghe

L’esperienza pluriventennale di prossimità con i ragazzi e giovani che fanno fatica a uscire dalle diverse forme di dipendenza ci ha convinti che l’approccio alle vecchie e nuove droghe non sia solo problema di salute fisica o di integrità biologica, bensì da collegare costantemente alla dimensione del senso e del significato della vita: aiutare gli adolescenti e i giovani a confrontarsi con i perché della vita è un momento di vera umanizzazione. Fermarsi ad osservare solo il comportamento pericoloso, deviante o marginale non ci sembra l’approccio giusto al problema.

Crediamo altresì che sia illusorio e parziale ritenere che il problema della droga possa ridursi a proibire questa o quella sostanza o punire chi ne fa uso. Occorre, a nostro parere, accompagnare il giovane nella scoperta di sé, offrirgli concrete possibilità di realizzazione dei suoi progetti, sostenerlo nell’affrontare la fatica e l’impegno del quotidiano.

Accanto alle esperienze e alle attività di recupero e accoglienza come strumenti di aiuto e sostegno fondamentali e necessari per coloro che vivono nella tossicodipendenza, riteniamo imprescindibile una chiara scelta per la prevenzione.

La valorizzazione educativa della scuola come luogo di costruzione del senso della vita e non solo di istruzione, il sostegno alle famiglie (specie quelle in difficoltà), la promozione di spazi sani di aggregazione giovanile (sport, tempo libero), la promozione del volontariato e delle forme di protagonismo e creatività giovanile, la diffusione della cultura della solidarietà, la offerta di concreti sbocchi lavorativi, la presenza di “educatori di strada” sono alcuni tra i possibili interventi preventivi.

Come Salesiani, dunque, chiediamo alle forze politiche un impegno a vasto raggio: dare dignità e competenza, attraverso un reale e continuo confronto, a quanti, a diverso titolo, sul territorio, nelle comunità di accoglienza, nei servizi di strada, nelle strutture pubbliche, abitano il quotidiano dei giovani alle prese con le sostanze, e alle forze di polizia per azioni efficaci di contrasto verso chi produce e chi spaccia tali sostanze. Siamo favorevoli all’adeguata e continua informazione per ridurre al massimo le conseguenze negative di esperienze, ma chiediamo che siano valorizzate e sostenute le iniziative a favore della popolazione giovanile, da parte del mondo sociale, e, certi che sia anche un problema di promozione di una miglior qualità della vita per tutti, chiediamo un più deciso impulso alle politiche giovanili.

 

Umanizzare la vita carceraria

Memori della esperienza fatta da Don Bosco a contatto con i carcerati e della sua costante preoccupazione per la prevenzione, prestiamo molta attenzione alla realtà della carcerazione, specie quella minorile ed alla situazione dei detenuti. Riteniamo inaccettabile il principio di una gestione separata, in istituzioni nuovamente chiamate a esercitare funzioni di controllo e neutralizzazione (senza più neppure la retorica della rieducazione), di chi sbaglia. Riteniamo inaccettabile, altresì, che l’erogazione delle pene si basi ancora sulla applicazione del vecchio principio della ritorsione (“Occhio per occhio”), inaccettabile  in una cultura umanistica.

Il principio della “pena certa” frequentemente richiamato, deve tradursi in offerta di cammini di “recupero certo, reintegrazione sociale certa”. Ed ancor prima occorre riaffermare e garantire  il principio della “certezza del diritto e dell’uguaglianza innanzi alla legge” per tutti, anche per i ragazzi stranieri.

Il carcere può e deve diventare una scuola permanente di promozione della propria umanità e di recupero della propria dignità di uomini e donne, attraverso forme di scuola per tutti, lavoro per tutti (anche mediante la attivazione di corsi di formazione professionale), etica per tutti (educazione alla legalità ed alla convivenza civile).

Occorre, a nostro parere, più sollecitudine e meno burocrazia per riconoscere a tutti  i minori detenuti,  il diritto a un progetto individuale, la possibilità di accedere alla diverse misure alternative. L’accoglienza di ragazzi che escono dal carcere ci ha insegnato quanto sia importante sperimentare anche forme diverse dalla pura carcerazione, nonché il bisogno di dare forma al dettato costituzionale della umanizzazione della pena e della rieducazione, con un equilibrio della spesa pubblica, troppo attenta alle pure esigenza della sicurezza.

 

 

FAMIGLIA E ATTENZIONE ALLA VITA

 

Il riconoscimento della famiglia come soggetto sociale

Chiediamo il superamento di una politica familiare ispirata solo da logiche assistenziali e stataliste ed il riconoscimento della famiglia come soggetto sociale autonomo. Da tale riconoscimento dovrebbero discendere norme di promozione che non abbiano come destinatari i singoli membri del nucleo familiare, ma la famiglia in quanto tale.

Essa non può essere ridotta ad una dimensione meramente privata o puramente affettiva; in tal modo si perde di vista il riconoscimento che i Padri costituzionali hanno inteso dare al matrimonio come patto pubblico, stabile, che sancisce il reciproco obbligo responsabile dei coniugi. Non riteniamo ammissibile lo svuotamento del matrimonio a favore di indistinti ed incontrollabili legami affettivi, e l’equiparazione del matrimonio ad altre formazioni sociali di eterogenea natura.

 

La promozione della responsabilità educativa della famiglia

Ci preoccupano, come Salesiani, i dati sempre più allarmanti sul disagio giovanile e sulla fragilità degli adolescenti. L’educazione rimanda al compito primario ed insostituibile di entrambi i genitori nella famiglia, ma anche al ruolo della scuola.

Riteniamo necessario mantenere il quadro legislativo appena approvato, più che avviare di nuovo un altro dibattito generale. In particolare sarà necessario definire con tutte le Regioni quei percorsi di Istruzione e Formazione Professionale, che risultano indispensabili per contrastare l’ancora enorme dispersione scolastica e per allargare l’offerta formativa, assecondando i diversi tipi di approccio all’apprendimento degli studenti.

Perché il sistema scolastico del nostro Paese raggiunga risultati migliori di quelli finora registrati, è necessario garantire il pieno esercizio dell’autonomia delle istituzioni scolastiche, ma anche raggiungere la piena parità fra scuole statali e non statali. Attualmente le famiglie sono discriminate in base al reddito, nella loro libertà; a quelle numerose o meno abbienti è ancora negata questa libertà.

 

La promozione della vita

Chiediamo ai Parlamentari di operare per il riconoscimento della soggettività giuridica dell’essere umano in ogni fase del suo sviluppo, sin dalla sua forma embrionale. Chiediamo altresì l’impegno a non consentire modificazioni in senso peggiorativo della Legge 40/04 sulla procreazione medicalmente assistita che comportino la distruzione dell’embrione o la lesione del suo diritto a nascere in una famiglia stabile e ad avere un padre e una madre veri in ogni senso, biologico e sociale.

Chiediamo inoltre la tutela sociale della maternità e la applicazione integrale della “parte preventiva” della Legge 194/78.

In coerenza con il rispetto di ogni forma di vita, chiediamo al futuro Governo di non permettere l’introduzione dell’eutanasia nell’ordinamento giuridico italiano e di promuovere le condizioni affinché la vita sia vissuta in piena dignità, con adeguate riforme nel campo economico, sociale, lavorativo e abitativo.

 

I servizi sociali per la famiglia e l’ applicazione di una corretta fiscalità

Ci sembra urgente e irrinunciabile che i servizi sociali mettano al centro del proprio interesse la famiglia e quanto è implicato con essa: natalità, servizi di educazione, parità dei diritti e dei doveri dell’uomo e della donna, previdenza sociale, sanità, edilizia abitativa, accoglienza della multietnicità e promozione della interculturalità.

Dovranno essere promosse tutte quelle forme di partecipazione attiva delle famiglie e delle loro associazioni, in base alla corretta applicazione del principio di sussidiarietà.

Chiediamo inoltre un preciso impegno per un’equa politica fiscale che sia basata non solo sulla equità verticale, ma che tenda a realizzare una vera equità orizzontale (basata sulla diversa capacità contributiva), per cui, a parità di reddito, chi ha figli da mantenere non può pagare la stessa entità di tasse di chi non ne ha.

 

Una politica per il lavoro

Riteniamo indispensabile realizzare una politica integrata e globale di conciliazione fra le esigenze familiari ed esigenze della vita familiare: servizi materno-infantili, flessibilità lavorativa, ecc. Chiediamo altresì una rigorosa tutela del lavoro minorile.

 

 

IMMIGRAZIONE

 

L’immigrato è una persona

Noi Salesiani affermiamo con forza il diritto inviolabile di ogni individuo ad essere riconosciuto come persona e l’imprescindibile dovere morale di ogni società e di tutte le sue istituzioni a far sì che tale diritto venga a tutti garantito. Ci opponiamo pertanto, ad una visione strumentale dello straniero, ridotto a lavoratore, a soggetto utile, solo se e fino a quando produce ricchezza.

Riteniamo che sia urgente delineare, a livello nazionale, una politica comune d'integrazione, nel rispetto della reciprocità e della differenza.

Affermiamo inoltre che l’accoglienza dell’altro e soprattutto del “diverso da noi” per cultura e tradizioni, oltre ad essere un dovere evangelico, è una ricchezza per la nostra società e per il nostro paese. Non accettiamo che l’immigrazione sia vista come un pericolo, né che lo straniero sia identificato con il clandestino. La migrazione di popoli da Paesi poveri è una seria questione sociale del nostro tempo, da affrontare con logica di sistema.

 

Contrastare il fenomeno della tratta di esseri umani a scopo di sfruttamento

La tratta di essere umani a scopo sessuale è una delle forme di schiavitù moderna. La povertà, l’inganno, il miraggio di facili guadagni, portano sulle nostre strade donne dei Paesi dell’Est e del Sud del mondo,  per alimentare un mercato indegno di una società che si definisce civile.

Sollecitiamo interventi mirati per sostenere legalmente e psicologicamente le vittime di tale traffico. A tal fine chiediamo che sia ripristinata la piena valorizzazione e la  applicazione univoca su tutto il territorio nazionale dell’art. 18 del Decreto Legislativo 286/1998, che prevede il percorso sociale accanto al percorso giudiziale. Di fatto l’applicazione di tale articolo presso quasi tutte le Questure italiane,  è attualmente subordinata ad esplicita denuncia formale, da parte della donna vittima dello sfruttamento.

 

Porre una particolare attenzione ai minori stranieri presenti nel nostro territorio

C’è urgente bisogno di una chiara linea politica di intervento che veda al primo posto l’interesse e il bene del minore. Non accettiamo, che al compimento del 18° anni di età, egli debba incorrere nel rischio del rimpatrio forzato, ma proponiamo la realizzazione di percorsi di accoglienza e di integrazione.

 

 

COOPERAZIONE INTERNAZIONALE

 

La Cooperazione allo sviluppo italiana va radicalmente rifondata, svincolandola dalla politica estera del nostro Paese ed ancorandola invece alla dimensione della Solidarietà Internazionale. Avanziamo alcune proposte.

 

Proposta istituzionale

Perché la Cooperazione allo sviluppo assuma davvero rilevanza e rappresentanza politica e non costituisca un mero strumento al servizio di interessi particolari è necessario, come già avviene in varie nazioni europee evolute, istituire un Ministero della Cooperazione ad hoc ed avere pertanto un corrispondente referente istituzionale (Ministro).

 

Proposta finanziaria

Aumentare la percentuale delle risorse finanziarie messe a disposizione, impegnandosi a raggiungere il livello, già concordato nelle assise internazionali (ONU ed OCSE), dello 0,7 % del PNL.

 

Proposta politica

La lotta alla povertà e la promozione dei diritti umani per favorire la pace, impegnandosi a raggiungere gli 8 Obiettivi del Millennio concertati in sede ONU nel 2000. Questa strategia è alternativa alle politiche di “buon vicinato” o, peggio, di neocolonialismo commerciale.

Come Salesiani evidenziamo in particolare l’obiettivo n. 2: «Istruzione per tutti»; quindi massima attenzione ed alti investimenti sui programmi per bambini, adolescenti e giovani, che sono la speranza di ogni Paese: “privilegiare l’educativo”.

 

Proposta Sociale

Sussidiarietà: valorizzare al massimo la società civile nel suo insieme, compresi gli Istituti religiosi che nei PVS sono spesso assi portanti di vari settori dello sviluppo.

Ciò in coerenza con una tradizione ed una caratteristica italiana che ha dato origine a centinaia di ONG e di ONLUS specializzate nel loro settore, con bassi costi di gestione e con maggiore capacità di arrivare ai veri problemi della gente.

 

Proposta di decentramento

Valorizzazione della cooperazione decentrata allo sviluppo, nell’ottica di realizzare un ponte “umano”, tecnologico e finanziario dalle comunità del territorio italiano alle comunità dei Paesi del sud del mondo.

Vi è una relazione imprescindibile tra cooperazione e immigrazione: in questo senso, la cooperazione decentrata può costituire azione politica di sostegno dei flussi migratori regolari, poiché favorisce lo scambio paritetico, l’integrazione nonché il reinserimento degli immigrati nelle comunità d’origine, una volta che si sono arricchiti di competenze acquisite in Italia e della capacità di essere mediatori culturali nel loro Paese.

 

 

Don Pierfausto Frisoli

don Pier Fausto Frisoli

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