Estate, grest, campi estivi: tempo di animazione e di... formazione! Ma a volte non è così scontato... Il servizio smaschera presto tante ‚Äòmalattie'. Debellare certi virus richiede di mettersi in gioco sul serio, con disponibilità e senza falsità, e di farsi aiutare da medici esperti. Allo stesso tempo servire ‚Äòbene' è molto terapeutico perché si può sperimentare che mentre ci si dona... ci si riceve!
del 07 luglio 2005 Diagnosi di una scenetta sintomatica
20.45 come al solito non ci siamo ancora tutti, il classico quarto d’ora accademico di ritardo. Stiamo per iniziare gli incontri di formazione per l’imminente Grest da progettare. Quest’anno l’accordo è stato chiaro: niente formazione… niente animazione! Nicola mi avvicina e, molto convinto, mi dice: ”Ma devo proprio venire? Io ho partecipato anche l’anno scorso agli incontri, so già come si fa l’animatore”.
La domanda di Nicola è frequente, il virus dell’autosufficienza o il bacillo dell’ “ormai sono arrivato” sono molto diffusi, in qualche oratorio si rischia addirittura l’epidemia. Ma la buona salute di un animatore va difesa!
 
Anamnesi ossia la storia di come uno arriva ad essere animatoreAnimatore letteralmente (controlla la definizione sul vocabolario) significa “uno che dà l’anima, che dà vita”, cioè uno che comunica una passione, dona qualcosa che rende ‘vivi’, che infiamma il cuore.
Chiaramente lo fa perché qualcun Altro ha infiammato lui, gli ha dato vita e lo ha con-vocato, cioè chiamato insieme ad altri, per mettersi in gioco.
Ricordate per esempio lo sguardo di Gesù che un mattino chiama un pescatore, un certo Pietro e gli chiede di lasciare insieme a suo fratello Andrea la barca e le reti? Pochi passi dopo rinnova l’invito e si uniscono ai primi due Giacomo e Giovanni. E così quando passa davanti a un tavolo per la riscossione delle tasse: fa udire ancora la sua voce e Matteo si alza e lo segue… A un altro gruppetto dirà ‘Venite e vedrete’.
É successo un po’ così a ogni animatore: è stato ‘guardato’ e ‘con-vocato’! Magari quel Gesù si è servito di un’esperienza, di un animatore più grande, di un don, di una suora… ma c’era Lui infondo a dire: ‘Mi fido di te, vieni’.
 
 
Riferimenti standardUn animatore vive in uno strano paradosso: è sempre ‘grande’ ed è sempre ‘piccolo’.
Vive infatti nel paradosso di essere già … e di poter crescere ancora.
Non si è mai, infatti, ‘troppo piccoli’ per donare qualcosa agli altri, per mettersi a servizio, e non si è mai ‘troppo grandi’ per non avere la necessità di fermarsi a focalizzare la propria situazione e per fare il pieno per il proprio cammino.
 
 
Terapia: la formazione ‘in pillole’ 
-         Tempo per coltivare la propria relazione con Gesù: per dare bisogna ‘essere pieni’. Un animatore sensato dedica ogni giorno del tempo per stare con l’Animatore che prima di tutto dà vita a lui, dal quale dipende la sua passione! E stare con Lui vuol dire imparare uno stile, quello dell’attenzione, dell’amore, della pazienza, del perdono; vuol dire ricevere forza ed entusiasmo (l’Eucaristia è cibo che nutre concretamente la nostra vita), vuol dire ripartire dopo aver fatto danni (la confessione è davvero esser fatti nuovi).
 
-         Vita di gruppo: non si è soli! Si è con-vocati a servire! E insieme si cerca ‘un punto di vista’ che non è quello di uno in particolare, ma un bene più grande. Ogni persona è un dono e imparare a ‘farle spazio in sé’ e ‘ad abitare’ il lei, ricorda di non assolutizzarsi, diventa palestra del vivere relazioni che non siano semplicemente simpatia-antipatia ma crescita nel voler bene (che è volere il bene di ciascuno).
 
-         Conoscenze e competenze: come stare con i bimbi più piccoli a differenza che con i pre-adolescenti, come gestire un laboratorio di manualità o gestire un palcoscenico in modo efficace… un po’ di pedagogia, briciole di psicologia dello sviluppo, tecniche di pittura o cartellonistica, teatro e un po’ di chitarra… Tutto può tornare utile!
 
-         Costanza: l’effetto fuoco d’artificio è bello… ma dura poco! E generalmente in questo campo non funziona. Si cresce a poco a poco. Le cose più belle si formano con pazienza: gesto dopo gesto, scelta dopo scelta.
 
-         Ricerca e sintesi: un animatore è in costante elaborazione. Ascolta, guarda, fa tesoro dei consigli che riceve, impara dai propri errori, vede e apprezza le doti di chi lo circonda. Nel crocevia di relazioni costruisce la propria personalità avendo chiara la meta (dare vita… ) e chiara la sua origine (rispondere a una convocazione).
 
 
Appunti finaliIl servizio smaschera presto tante ‘malattie’. Debellare certi virus richiede di mettersi in gioco sul serio, con disponibilità e senza falsità, e di farsi aiutare da medici esperti. Allo stesso tempo servire ‘bene’ è molto terapeutico perché si può sperimentare che mentre ci si dona… ci si riceve!
Già, è quando si fa della propria vita un dono che si scopre la propria identità più profonda, la verità di sé stessi. Nel progetto d’amore di Dio l’uomo è stato creato a sua immagine: diventare dono è riscoprire quindi la propria originaria identità.
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