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Sacrifici umani consegnati al mareL'ultima crudeltà degli scafisti

Buio su buio. Oscurità sulle peggiori oscurità. Non sapremo forse mai esattamente cosa è successo sulla barca che ha abbandonato in mare tredici dei disperati che stavano tentando l'ennesima traversata.


Sacrifici umani consegnati al mareL'ultima crudeltà degli scafisti

da Attualità

del 15 ottobre 2008

Buio su buio. Oscurità sulle peggiori oscurità.

Non sapremo forse mai esattamente cosa è successo sulla barca che ha abbandonato in mare tredici dei disperati che stavano tentando l’ennesima traversata. Era settembre, una barca di immigrati clandestini arrivava a Capo Passero.

 

Ma anche se non esattamente, ecco, nell’oscurità la sagoma dei fatti si intravede, grazie alle indagini, agli arresti degli ' scafisti' e ai racconti dei sopravvissuti. Che prima avevano paura, e non volevano parlare. E poi grazie alla pazienza, al tempo e alla forza dei nostri carabinieri e della Procura di Siracusa, hanno raccontato.

 

I tredici disgraziati sarebbero stati abbandonati alle onde con la motivazione che il loro delirare era dovuto non già al sole e alle prove della traversata ma perché erano ' posseduti' da spiriti maligni. E dunque era meglio scaricarli. Facendo leva sulla superstizione, su retrive convinzioni pseudo­religiose, e sulla impressionabilità dei disperati, gli scafisti – questi scarafaggi del mare, questi angeli del niente – hanno convinto o forse obbligato gli altri a disfarsi dei tredici. E, come per un sacrificio umano collettivo, vivi li hanno lasciati alle onde e alla morte sicura. O forse hanno potuto contare sulla connivenza degli altri, di coloro che sono arrivati e ora raccontano.

 

Buio su buio. Ma quel che si perde in questi fatti non è solo la successione precisa dei fatti e delle circostanze di una così disumana strage.

 

Si perde, di più, la misura possibile del male. Si perde la misura della vigliacca disumanità degli scarafaggi del mare, degli scafisti che sono abilissimi e modernissimi nel contare i denari che intascano per ogni vita portata come bestia da costa a costa. E poi furbescamente tornano antichi, nutriti di superstizione, se serve anche questo per fare i loro disumani affari. E non avere intralci. Nero su nero. Violenza dentro violenza. Come a ferire, se ancor più è possibile, il cielo e il mare su cui avviene l’orrendo commercio.

 

Perché, se così si potesse dire, è quasi umano morire tentando la traversata. Insomma, è quasi umano trovare la morte tentando la maledetta fortuna di approdare all’ex- eldorado chiamato Italia. È insomma una cosa che sta nel conto, anche se i più che si imbarcano forse non sanno neppure che viaggio sarà, raggirati fin dall’inizio. Ma morire così, abbandonati al mare poiché posseduti dagli spiriti maligni, è un oltraggio nell’oltraggio, è violenza nella violenza. È buio nel buio. Non hanno scusanti, coloro che sono ricorsi a questo mezzo orrendo per compiere un sacrificio umano.

 

Vanno inseguiti, come in questo caso, stanati, puniti in modo esemplare. E colpita la rete che copre e addirittura favorisce in modo mafioso – sì, chiamiamolo con il nome che fa indignare– il commercio di uomini che li vede al centro.

 

Cosa dobbiamo ancora sapere per comprendere che questa nuova tremenda mafia è spietata come e quanto quella che si cerca di contrastare con ingente dispiego di procure e di forze, di campagne di stampa e di sensibilizzazione, e con uomini e con armi? Gli scarafaggi del mare vanno inseguiti e avvelenate le loro risorse, le loro tane, le protezioni. O sopporteremo che alle nostre coste si affaccino e si arricchiscano uomini che non esitano a compiere sacrifici umani per il loro dio denaro? Ci dobbiamo un sussulto di indignazione e una conseguente azione. Lo dobbiamo a noi stessi, e specialmente a quei tredici poveri cristi, che cercavano la vita futura e sono stati consegnati alla più remota delle morti.

Davide Rondoni

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