Chi di noi non ha chiesto perdono almeno una volta di non aver trattato bene quelli di casa? di essersi comportato meglio con gli amici e amiche che con i propri fratelli, sorelle o Genitori? Succede che a volte siamo gentili e premurosi, allegri e pimpanti con colleghi di lavoro o con persone che incontriamo...
del 03 luglio 2009
Commento alla liturgia di domenica 5 luglio 2009
 
 
XIV domenica del tempo ordinario.
 
 
Letture:   Ezechiele 2, 2-5                     2 Corinzi 12, 7-10                Marco 6, 1-6
 
 
Chi di noi non ha chiesto perdono almeno una volta di non aver trattato bene quelli di casa? di essersi comportato meglio con gli amici/che che con i propri fratelli, sorelle o Genitori?  Succede che a volte siamo gentili e premurosi, allegri e pimpanti con colleghi di lavoro o con persone che incontriamo di rado e poi con i familiari rischiamo di dare gli scarti e gli avanzi del nostro cuore e della nostra disponibilità. C’è un’attenuante: quelli di casa ci conoscono e sanno come siamo, con loro ci possiamo permettere di abbassare un po’ la soglia di guardia;  quelli di fuori invece occorre trattarli bene… però non è una bella cosa e di questo ne siamo consapevoli.
Senti cosa dice San Francesco di Sales al riguardo: “Bisogna avere la dolcezza del latte verso i familiari e i vicini: in questo mancano seriamente quelli che sono angeli per strada e diavoli in casa!”
A lungo andare questo atteggiamento crea un clima di tristezza perché segnato da ingiustizia.
Ma è vero anche il contrario. È il caso di
 
1. Gesù a Nazareth: è il suo paese, tutti lo conoscono e proprio per questo non gli danno credito, lo giudicano: “Ma cosa crede di essere? Sappiamo bene chi è, di lui conosciamo i genitori, la sua abitazione, il suo lavoro….” Non hanno verso Gesù alcune gesto di accoglienza, di cordialità e Gesù si sente bloccato e “non potè operare nessun prodigio”. 
Sappiamo tutti il proverbio che dice: “Nemo propheta in patria” = nessuno è profeta nella propria patria (famiglia, comunità, provincia religiosa…). È un’esperienza che ferisce perché vorremmo proprio ai nostri cari, alle persone che più ci stanno a cuore offrire quel poco che siamo capaci di fare. E invece … subentra il giudizio: “Non è costui il figlio del carpentiere? … cosa vuole insegnare a noi?”  Gli abitanti di Nazareth non hanno fiducia nel loro concittadino Gesù.
Il caso degli abitanti di Nazareth è un segnale di quanto capiterà più tardi a livello di tutto il popolo d’Israele che rifiuterà il PROFETA (Gesù), presente in mezzo a loro e lo condannerà a morte. “Quante volte ho voluto raccogliere i tuoi figli, come una gallina raccoglie i pulcini sotto le ali e voi non avete voluto!”
A livello di Chiesa quanti profeti non ascoltati o censurati; quante doverose “riabilitazioni” lungo i secoli: penso a don Milani, all’abate Rosmini…
 
2. Dio manda i suoi profeti: la parola profeta significa uno che parla a nome di un altro, in questo caso a nome di Dio. La prima lettura ci parla di Ezechiele, inviato al popolo di Israele, “figli testardi e dal cuore indurito”, perché anche se è inascoltato e rifiutato, almeno “si sappia che c’è un profeta in Israele”. Dio non abbandona i suoi; è un Dio fedele e per questo presente.
Dio continua oggi a mandarci i suoi profeti, i suoi messaggeri. Occorre avere gli occhi aperti e il cuore disponibile per cogliere attraverso di loro quanto il Signore ci vuol dire.
Ti elenco quelli pi√π comuni nei quali forse in questo tempo estivo puoi imbatterti:
q           Un incontro
q           Un’esperienza di gioia, di fatica, di dolore…
q           La lettura di un libro buono (sul sito puoi consultare un elenco di libri “profeti”)
q           Una confessione che trasforma
q           Una parola che ci colpisce e che sembra detta proprio per noi
q           La Parola di Dio (approfitta di questo tempo per leggerti con calma un vangelo o un libro dell’AT)
q           La riscoperta di una persona amica
q           Il silenzio, la preghiera, la natura, la festa…
q           L’ascolto amoroso del tuo cuore, per scoprire la voce di Dio che ha da dirti qualcosa
Ti auguro di scoprire i profeti che viaggiano accanto a te e che ti parlano a nome di Dio.
L’ostacolo maggiore, ricordalo, è il peccato che si configura come incredulità, cioè durezza di cuore, superficialità che sterilizzano il messaggio e gli impediscono di essere fecondo e di portare vita.
 
don Gianni Ghiglione
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