«Saremo testimoni, senza paura»

Siamo giovani, piccoli fiammiferi itineranti tra domande e risposte, con il demone di un'emotività passionale che arde per lapidare ciò che non trova posto tra le nostre aspettative. Quando osservo smaniosa la divisa da «giustiziere della notte», pronta come Saulo a smantellare ciò che è diverso da me con l'alibi estremo del buon senso, il messaggio di Dio si fa più dolce, e mi punta al cuore non con un dito o una spada, ma una calda e tenera carezza.

«Saremo testimoni, senza paura»

da Quaderni Cannibali

del 10 marzo 2009

Sarete protagonisti di una nuova evangelizzazione: è questo il mandato che Papa Benedetto ha affidato ai ragazzi del mondo. Nel testo per la Gmg diocesana che si terrà la Domenica delle Palme del 5 aprile, il Papa parla della conversione di san Paolo e chiede ai giovani di diventare «testimoni credibili della speranza cristiana». E l’incontro con Dio deve avvenire nella preghiera, nella Parola, nei Sacramenti: «Se ci nutriamo di lui potremo farlo conoscere a tutti». Qui sotto dieci frasi tratte dal Messaggio «rilette» da altrettanti giovani protagonisti di questa avventura.

 

Mai adagiarsi nel grigiore

«La questione della speranza è, in verità, al centro della nostra vita di esseri umani e della nostra missione di cristiani, soprattutto nell’epoca contemporanea. Avvertiamo tutti il bisogno di speranza, ma non di una speranza qualsiasi, bensì di una speranza salda ed affidabile».

È per tutti un periodo particolare: la crisi economica che urla sopra tutti gli altri problemi, insieme a una criminalità che apparentemente non è mai stata così sfacciata. Basta vedere un qualsiasi telegiornale per perdere speranza e sentire incertezza nel futuro che abbiamo davanti. Da cristiano non posso però permettermi di adagiarmi in questo grigiore. Devo innanzitutto testimoniare che sono un ottimista, pur senza perdere di concretezza: il futuro mi appare difficile, come giovane non sono sicuro di mantenere il lavoro e di riuscire a farmi una famiglia, eppure so per certo che ogni prova è in qualche modo un’opportunità e uno sprone al miglioramento. In fondo spero perché so che dopo le prove rimangono soltanto le certezze che mi hanno sorretto, fede e amicizie sopra a tutto.

Corrado Androetto

 

Nel mio zaino la speranza

«L’esperienza dimostra che le qualità personali e i beni materiali non bastano ad assicurare quella speranza di cui l’animo umano è in costante ricerca... La politica, la scienza, la tecnica, l’economia e ogni altra risorsa materiale da sole non sono sufficienti per offrire la grande speranza a cui tutti aspiriamo».

Ogni estate con gli scout partiamo per diversi giorni di cammino con zaino in spalla e fazzolettone al collo. Tutto ciò che ci occorre lo portiamo con noi. Ogni sera si pianta la tenda per poi smontarla il mattino dopo, rifare lo zaino e ripartire per una giornata di chilometri sotto il sole, fino alla sera quando di nuovo ci si ferma per accamparsi. Ogni giorno la speranza di una meta ci accompagna. Per quanto tu possa essere allenato, o avere uno zaino tecnologico o magari scarponi dell’ultima generazione, ti rendi conto che c’è 'qualcosa' dentro il tuo zaino che sfugge alla tua razionalità. E quando chiudi gli occhi sotto le stelle senti il bisogno di una speranza che va aldilà di tutte le sicurezze e le certezze materiali. Che sia un campo scout, una città, o la nostra vita, la speranza che sognamo è davvero la felicità più grande.

  Elisabetta Marraccini

 

Io e Saulo, compagni di strada

«Dobbiamo partire dal suo incontro con Gesù risorto sulla via di Damasco. All’epoca Saulo era un giovane come voi, di circa venti o venticinque anni, seguace della Legge di Mosè e deciso a combattere con ogni mezzo quelli che egli riteneva nemici di Dio».

Scoprire in Saulo un compagno di strada, che cammina con noi su vie aperte e scoscese, su sentieri irti e bui all’orizzonte.

In noi, la stessa sete di bello, di bene, di felicità che dirompe ansiosa nel momento della prova. Con lui accanto possiamo convertire il 'domandone' di vita dei periodi più freddi: «Perché sono perseguitato»? Dov’è il posto per Gesù in quest’interrogativo che rimbomba come l’ultimatum di un «uno contro tutti»?

Siamo giovani, piccoli fiammiferi itineranti tra domande e risposte, con il demone di un’emotività passionale che arde per lapidare ciò che non trova posto tra le nostre aspettative.

Quando osservo smaniosa la divisa da «giustiziere della notte», pronta come Saulo a smantellare ciò che è diverso da me con l’alibi estremo del buon senso, il messaggio di Dio si fa più dolce, e mi punta al cuore non con un dito o una spada, ma una calda e tenera carezza. Spesso si cade in piedi, anche solo dopo un semplice e umano pensiero; ma, forse, è proprio quello il momento migliore per farsi rischiarare dal faro di quella stessa carezza… E per rialzarsi, scegliendo di spendere i propri 'perché' per la causa della speranza, un po’ impetuosa ma ugualmente infaticabile; come noi… come lui.

Renata Cantamessa

 

Ripartiamo dal calvario

«Per Paolo la speranza non è solo un ideale o un senti­mento, ma una persona vi­va: Gesù Cristo, il Figlio di Dio».

Ho un amico anarchico, carico di voglia di costruire ma povero di speranza. Ripete spesso: «Vi invidio, voi cristiani.  Voi e questa vostra fiducia negli uomini». Se non fosse una persona viva, in carne e ossa, come sarebbe astratta la speranza. Se Cristo non avesse affrontato il Calvario, quanto sarebbe stato preso sul serio il suo meraviglioso discorso della montagna? L’immagine delle torture e delle umiliazioni nel palazzo di Pilato ha spostato più su l’asticella oltre la quale si può saltare: non si tratta di rispettare i precetti per obbedienza come ci hanno insegnato da bambini né di resistere al dolore per stoicismo come ci si prefiggeva da ragazzi. Si tratta di farlo per amore.

Perché a chi si mette in gioco per le idee può arrivare l’esaltazione della ragione, mentre a chi lo fa per amore arriva la gloria della trasfigurazione.

  Andrea Gualtieri

 

 Più saldi con Gesù accanto

 «Se non siamo soli, se Egli è con noi, anzi, se è Lui il nostro presente e il nostro futuro, perché temere?».

Prendere una decisione importante per il futuro, cambiare città, chiudere una storia o metter su famiglia, rendersi davvero indipendenti. Ci sono situazioni in cui ci si può sentire smarriti, forse addirittura impauriti. Ancor più quando non sono con te le persone che ti hanno sempre sostenuto. Il Papa ci ricorda che anche in questi momenti non siamo soli e che non c’è nulla da temere. Ci indica una speranza che può darci la forza di crescere e di compiere le scelte giuste. L’annuncio è il Vangelo di sempre, ma il Messaggio per la prossima Gmg mostra quanto siano attuali le parole di Gesù nella società di oggi, provata dalla crisi economica e dalla precarietà, dove non è facile neppure identificare i «cattivi maestri» perchè la menzogna è spesso presentata come una verità politicamente corretta.

Stefania Careddu

 

Pregare con gli altri, in cordata

«Fate spazio alla preghiera nella vostra vita! Pregare da soli è bene, ancor più bello e proficuo è pregare insieme».

Pregare è telefonare in cielo! È il fiume che risana, l’oasi di pace nel rumore dei pensieri, è lasciarmi guardare da Lui: la speranza, il conforto nel mio deserto di delusioni. Il mio compagno di viaggio? La Parola e la lode! Al mattino canto a Dio per gustare ciò che mi ha riservato. Con lui c’è sempre da imparare. Si vive un’avventura, anche se a volte è faticosa.

La sera io e mio marito ci abbracciamo e condividiamo davanti alla Madre momenti di sollievo! Pregando coi fratelli comunitari, sperimento la gioia di essere una cordata! Nelle prove sono sostenuta dal sorriso di chi è più in forza di me, assaporo l’allontanarsi della solitudine e la vittoria della carità! E quando alle 15 ogni giorno, ovunque siamo, preghiamo l’un l’altro, vivo la gioia di essere nel Cuore di Gesù!

  Emanuela Cannella

 

 Apostolo nella quotidianità

«Se vi nutrite di Cristo, cari giovani, e vivete immersi in Lui come l’apostolo Paolo, non potrete non parlare di Lui e non farlo conoscere e amare da tanti altri vostri amici e coetanei».

Anche per un giovane la sfida della testimonianza nei luoghi della quotidianità può essere vissuta con passione. Certamente il punto di partenza è quel «nutrirsi di Cristo»: il regalarci con fedeltà degli spazi di ascolto e meditazione della Parola di Dio, ricevere i Sacramenti, ci permette di conoscere sempre di più il suo volto e fare esperienza della sovrabbondanza di amore ricevuto dal Signore con gratuità. Appassionati allo stile di Gesù, da discepoli siamo capaci di diventare apostoli. Non c’è situazione così critica in cui ci sia impedito amare e raccontare con la nostra vita, a scuola o con gli amici, quella speranza che abita il nostro cuore. Compiendo anche scelte controcorrente che lasciano un segno. San Giovanni della Croce scriveva: «Quando il cuore è colmo, le labbra devono aprirsi».

Luca Sardella

 

False chimere da sfatare

«Fate scelte che manifestino la vostra fede; mo­strate di aver compreso le insidie dell’idolatria del denaro, dei beni materiali, della carriera e del successo, e non lasciatevi attrarre da queste false chimere».

«Dio c’è anche domani» e io ci credo! L’ho imparato in un angolo della mia città una sera, mentre portavo sostegno agli immigrati, da un amico senza fissa dimora. La speranza si mostra negli occhi di chi ha niente e si fa dono per chi come me pensava di aver capito quasi ogni cosa.

Non si tratta di fare per forza delle scelte di estrema povertà, ma di farsi per amore povero con i poveri con la certezza che, chi ritiene di aver tutto, non sempre ha Dio.

Come Abramo siamo chiamati a cedere il nostro Isacco per fede, ciò che non ci fa volare alto, le false chimere che possono essere trasfigurate e redente attraverso scelte concrete di comunione e condivisione. Per strada ho scoperto che chi ha incontrato Gesù è felice anche nel poco e se non lo è, vuol dire che ha incontrato qualcun altro.

Marco Pappalardo

 

È felice chi non ha paura

«Non cedete alla logica dell’interesse egoistico, ma coltivate l’amore per il prossimo e sforzatevi di porre voi stessi e le vostre capacità umane e professionali al servizio del bene comune e della verità».

La certezza di non essere soli, ma di sentirci accompagnati dall’amore di qualcuno che a nostra volta ricambiamo, è un desiderio che ci accompagna per tutta la vita: da bambini ammiriamo il viso di una madre che vogliamo sempre vicina; da ragazzi aspettiamo le parole degli amici che non ci tradirebbero mai; da adulti cerchiamo l’abbraccio della donna o dell’uomo con cui desideriamo condividere tutto. Non siamo fatti per restare soli! Lo sa bene Dio: così ci ha voluti, non perché fossimo più vulnerabili, ma perché anche Lui, in fondo, da sempre è voluto stare con noi. Questo ha realizzato in Gesù Cristo, allora come oggi, mostrandoci tutte le potenzialità della comunione con Lui. Se il Signore stesso è presente in mezzo a noi, di cosa dovremmo aver paura? Certamente è felice chi non ha paura!

Michele Murgia

 

Morivo. Sono risorta con Lui

«Il cristiano autentico non è mai triste, anche se si trova a dover affrontare prove di vario genere, perché la presenza di Gesù è il segreto della sua gioia e della sua pace».

Sto venendo fuori da un momento davvero brutto della mia vita, una cosa che si chiama depressione. Causata dall’aver perso in giro di pochi giorni e senza aver trovato motivazione di ciò, le cose a cui tenevo di più nella mia vita: il servizio, la parrocchia , il don… Poi la malattia e morte di mia nonna. Non ho rischiato di perdere solo la vita, ma anche la fede. Mi sentivo davvero abbandonata. Ma fin da subito il Signore mi ha dato segno di quanto, invece Lui, mi amava, di quanto io ero preziosa ai suoi occhi. E così ho riscoperto un nuovo Gesù nelle persone che mi hanno affiancato in questo pezzo di strada in salita. Mi sono accorta però che non avevo mai smesso di credere in Lui e questo mi ha dato una forza speciale che anche nei momenti più bui, mi ha permesso di non perdermi e di continuare a testimoniare che Lui è gioia perché è veramente risorto e io ora, con Lui.

  Alessia Cambi

 

 

AA.VV.

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