«Scomunica per chi uccide»

Durissimo intervento di mons. Bregantini, vescovo di Locri: una lettera alla diocesi e che invita i parroci a leggere domenica 2 aprile durante le celebrazioni domenicali. Facendo riferimento ai numerosi avvenimenti in cui si è «violata la sacralità della vita», in forme diverse, ma tutte «ugualmente e gravemente feroci» mons. Bregantini sottolinea che «tutto questo ci coinvolge, in profondo dolore». «Quella stessa scomunica che la Chiesa lancia contro chi pratica l'aborto, è ora doveroso, purtroppo, lanciarla contro coloro che fanno abortire la vita dei nostri giovani, uccidendo e sparando, e delle nostre terre, avvelenando i nostri campi». Grande la solidarietà alla testimonianza e all'impegno del vescovo e dei giovani contro la prepotenza della ‚Äòndrangheta.

«Scomunica per chi uccide»

da Attualità

del 01 aprile 2006

«Condanno nel più forte dei modi questa ripetuta violazione della santità della vita» nella Locride. «La condanno con la scomunica. Quella stessa scomunica che la Chiesa lancia contro chi pratica l’aborto, è ora doveroso, purtroppo, lanciarla contro coloro che fanno abortire la vita dei nostri giovani, uccidendo e sparando, e delle nostre terre, avvelenando i nostri campi, in applicazione estensiva del Canone 1398 C.J.C., sentendo che questa grave sanzione giuridica ci aiuterà di certo a prendere sempre più coscienza del tanto male che ci avvolge, per poi saper reagire con fermezza e ulteriore impegno nel bene, nella difesa della vita, nella preghiera sempre più intensa per chi fa il male, nella formazione in parrocchia, seminando speranza nelle scuole, negli oratori, nei gruppi ecclesiali».

 

Lo scrive mons. Giancarlo Maria Bregantini, vescovo di Locri-Gerace, in una lettera alla diocesi e che invita i parroci a leggere domenica 2 aprile durante le celebrazioni domenicali.

 

Facendo riferimento ai numerosi avvenimenti in cui si è «violata la sacralità della vita», in forme diverse, ma tutte «ugualmente e gravemente feroci» mons. Bregantini sottolinea che «tutto questo ci coinvolge, in profondo dolore».

 

Per questo è necessario «risvegliare le nostre coscienze, perché mai si lascino abituare al male, ma sempre possano attivare le necessarie forme di reazione, nella logica della Pasqua anche con le tante lacrime versate in questi giorni».

 

«VOI DISTRUGGETE MA NOI ENTRO PASQUA RICOSTRUIAMO» . E' questo il messaggio che la Conferenza episcopale calabra (Cec), attraverso la Commissione per la pastorale sociale e il lavoro-giustizia e pace, lancia agli autori del “vile” attentato che ha distrutto 10 mila piantine di lamponi nella serra chiamata “Frutti del Sole” nella Locride, gestita dalla cooperativa “Valle del Buonamico”, aderente al Progetto Policoro, con un danno che ammonta a circa 200 mila euro.

 

La Cec, in sintonia con l’Ufficio della Cei per i problemi sociali e il lavoro e con le comunità ecclesiali della regione, ha voluto anche lanciare un appello affinché tutte «le comunità cristiane e gli uomini di buona volontà diano un segno concreto di solidarietà alla Cooperativa colpita e così, superando le parole di circostanza, si dia un messaggio ai malavitosi. Si tratta», spiega una nota, «di devolvere, per realizzare questo segno di speranza, una parte delle offerte che si raccoglieranno come frutto del digiuno quaresimale».

 

DOLORE E CONSOLAZIONE. L’attentato alle serre è avvenuto pochi giorni dopo l’omicidio di un giovane calciatore della squadra locale, Enzo Cotroneo, del ferimento di un agente di un periodico locale e dell’arresto dei presunti autori dell’omicidio di Francesco Fortugno, ucciso il16 ottobre scorso.

 

«Condanna e dolore» per le vicende che in questi giorni hanno riguardato la Locride, ma anche «consolazione per l’arresto dei presunti autori del delitto Fortugno», sono stati espressi dal vescovo di Locri-Gerace, Giancarlo Maria Bregantini, che ha voluto fortemente queste Cooperative per dare ai giovani locali un’opportunità di lavoro, togliendoli dal rischio di infoltire la manovalanza criminale.

 

«Dopo la morte violenta del giovane calciatore», scrive in una nota il presule, «ora gli atti di intimidazione che hanno il terribile intento di scoraggiare chi vuole il bene e si è impegnato, con fecondi risultati, a creare tante occasioni di lavoro, in una terra avara di speranza e di futuro».

 

UNA STRATEGIA MORTALE. Condanna è stata espressa anche dal Consorzio sociale “Goel” che ribadisce la volontà di non mollare e di continuare nell’opera intrapresa. «Ormai è evidente», affermano, «che Goel e tutti i suoi soci sono divenuti una grande e scomoda anomalia nel territorio. La gente ci apprezza e ci segue e le forze sane della Calabria cominciano a pensare che forse è veramente possibile cambiare. Noi siamo decisi a non fuggire continueremo a difendere e presidiare la nostra terra per lasciarla migliore ai nostri figli».

 

UN BENE COMUNE. Accanto a loro si è schierata gran parte della società civile, le istituzioni, la Chiesa, associazioni e movimenti. «Ancora una volta», afferma Salvatore Martino, delegato dell’Azione cattolica regionale, al termine del Consiglio dell’associazione svoltosi il 26 marzo a San Cosmo (Cosenza), «la protervia criminale della ‘ndrangheta ha prodotto i suoi danni. Tale gesto esprime non solo violenza, ma anche il vero volto della mafia, che non è solo quello di tutrice di interessi illeciti, ma di organizzazione che tende a mantenere il suo controllo con tutti i mezzi sul territorio».

 

Il Mo.Vi Calabria chiede che le istituzioni calabresi si accollino l’onere del danno subito dalla Cooperativa il cui impegno, scrive il presidente Giovanni Serra, «è un bene comune e il danno ingente subito è un danno prodotto a tutti noi».

 

Disponibilità a ogni aiuto è stata dimostrata anche dalla Compagnia delle Opere calabrese per far ripartire immediatamente l’azienda.

 

Chiarezza su quanto avvenuto chiede, invece, Silvana Pollichieni, presidente dell’Ufficio di pastorale del lavoro della diocesi di Locri-Gerace, mentre condanna l’accaduto, ma nello stesso tempo incoraggia i soci della Cooperativa a proseguire nella strada intrapresa l’avvocato Mariolina Spadaro a nome dei giuristi cattolici della Calabria: «Questa ci sembra la sola risposta veramente efficace di fronte ad atti tanto ignobili e di inqualificabile arroganza e prepotenza».

 

LA SOLIDARIETÀ DELL’AZIONE CATTOLICA ITALIANA. «Un atto criminale» che «ha cercato di fermare chi si batte per dare ai giovani un’alternativa seria ed efficace alla pratica malavitosa». L’Azione cattolica italiana, richiamandosi al messaggio della conferenza episcopale calabrese, condanna l’attentato che ha distrutto 10 mila piantine di lamponi.

 

«Come Azione cattolica italiana», si legge in una nota della presidenza nazionale, «esprimiamo tutta la nostra solidarietà al vescovo e alle persone che lavoravano nella cooperativa “Valle del Bonamico”, così come ci sentiamo vicini alle popolazioni di questa regione impegnate a dire concretamente che è possibile uno sviluppo diverso, solidale; che è possibile il riscatto di questa terra segnata da troppi anni di violenze».

 

Richiamando un documento della Delegazione regionale dell’Ac della Calabria in cui si afferma: «Se la ‘ndrangheta ha colpito questo tipo di realtà, vuol dire che oltre all’opera della magistratura e delle forze dell’ordine, sta avendo efficacia l’opera educativa e formativa di altre realtà come la Chiesa, i gruppi giovanili, le associazioni culturali, i movimenti», l’Ac italiana ribadisce che «lo sviluppo del Meridione è uno degli elementi cardine dello sviluppo dell’intera nazione italiana». Ma per attrarre i necessari investimenti, conclude l’associazione, «il Sud ha bisogno di legalità e sicurezza».

 

GIOC: OGNI GIOVANE LAVORATORE «VALE PIÙ DI TUTTO LO SPORCO ORO DELLA ‘NDRANGHETA». La Gioc (Gioventù Operaia Cristiana) «ritrova motivazioni sempre più radicate e profonde per continuare la sua missione con i giovani disoccupati, lavoratori, per riscoprire la novità straordinaria del Vangelo del Lavoro e perché, come diceva J.Cardijn: ogni giovane lavoratore vale più di tutto l’oro del mondo, perché è figlio di Dio! Vale più anche di tutto lo sporco, illecito e insanguinato oro della ‘ndrangheta!».

 

Così la Gioc, come molte altre associazioni, condanna il «grave atto di sabotaggio» a danno dei lavoratori della Cooperativa. «Sappiamo», si legge in una nota, «che in tutto il Sud sono decine gli atti di intimidazione che intendono colpire le aziende, le cooperative che stanno realizzando possibilità lavorative perché i giovani e i disoccupati non siano vittime di clientele o di emigrazione, ma protagonisti del loro futuro, nella loro terra. La ‘ndragheta ha colpito questa cooperativa, per dare una lezione criminale all’opera educativa e formativa di gruppi giovanili, associazioni ecclesiali, movimenti impegnati nella creazione di una cultura nuova».

 

La Gioc aderisce all’iniziativa della Conferenza episcopale calabra «Loro distruggono ma noi ricostruiamo» perché «sentano tutta la nostra vicinanza e la nostra stima».

Raffaele Iaria

http://www.ammazzatecitutti.orgwww.chiesadimilano.it

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