Ecclesiastici sessuofobi, bimbi lascivi e un mondo in cui il relativismo trionfa gettando il crocifisso in mare. Pronti per il film di Natale di quest'anno?
del 23 dicembre 2007
 “Le mie simpatie vanno al Tentatore, assolutamente. L’idea è che il peccato, la Caduta, sia stata una cosa molto positiva. Se non fosse successa noi saremmo ancora dei giocattoli nelle mani del Creatore». Quest’affermazione, che non stupirebbe leggere nelle retoriche affermazioni di qualche pensatore ottocentesco da quattro soldi, campeggiano trionfalmente sulla quarta di copertina della trilogia fantastica di Philip Pullman. Queste oscure materie, da cui la New Line ha tratto un adattamento cinematografico del primo volume che uscirà a Natale, La bussola d’oro (titolo originale 'The Golden Compass'). Questo dunque è il “film per le famiglie” che ci vedremo proporre molto presto; questo è il film che tanti genitori vedranno assieme ai loro bambini, e che è solo la punta acuminata e tagliente dell’iceberg del problema del perpetuo e costante attentato alle strutture basilari della conoscenza umana in tanta letteratura per ragazzi.
 
Pullman riadatta i primi capitoli della Genesi per i suoi lettori bambini e adolescenti in una cornice fatta di viaggi tra i mondi, battaglie, tradimenti e creature fantastiche, ma la prospettiva è ribaltata: gli eroi qui sono Satana e i suoi, che hanno aiutato l’umanità schiava del proprio geloso Padrone. Protagonista è una bambina che si rivela essere la nuova Eva: aiutata da un oggetto capace di rivelare i segreti di ogni cosa, la bussola d’oro appunto, riesce a uccidere Dio e a liberare le anime dal terrore della morte, permettendo finalmente loro di dissolversi nel cosmo, scopre le gioie della sessualità con il suo amico dodicenne - in questo consiste il “frutto proibito” che la Chiesa odia e teme, descritto in pagine capaci di suscitare davvero cattive suggestioni nei giovanissimi lettori - e instaura la gioiosa “Repubblica dei Cieli” che si contrappone al perfido “Regno dei Cieli” e ai suoi ipocriti servitori, una Chiesa fatta di fanatici assassini, sadici sessuofobie mutilatori.
 
Il partito dei “buoni” allinea invece un’accozzaglia davvero raccomandabile: assieme ai due protagonisti - poco tratteggiati e pieni di problemi con le rispettive famiglie, così da favorire l’identificazione di ogni adolescente - e ad alcune figure classiche delle fiabe (il re reietto e il vecchio guerriero saggio) ci sono un clan di streghe che si scoprono essere state calunniate dalla Chiesa, due angeli omosessuali (sì, omosessuali!) e una ex-suora che diventa il “Serpente” della storia, che saprà indicare ai due giovani la via della vera libertà e autocoscienza: la scoperta che non esistono il bene e il male, ma solo ciò che fa bene o male a te e agli altri. La grande liberazione qui non è come in Tolkien gettare l’Anello delle Tenebre e del Potere nelle fiamme da cui è venuto - rispedito al mittente - ma scagliare un Crocifisso in fondo al mare, e con esso tutti gli odiosi sensi di colpa e i sacrifici.
 
L’adattamento cinematografico pare sia un poco annacquato: allo scopo di evitare che qualche genitore cristiano un poco meno rimbecillito storca il naso davanti alle più evidenti parodie e accuse al cristianesimo la Chiesa è chiamata “Magisterium” (come nel libro del resto, ma chi conosce il latino?) e i suoi perfidi gerarchi non indossano l’abito talare ma una sorta di divisa militare. Nicole Kidman, che interpreta la malvagia e fanatica Miss Coulter, assicura che la sua coscienza di cattolica è a posto: il film non è contro la Chiesa, è solo contro Dio, quindi c’è di che star sereni, no? In ogni caso anche una versione edulcorata sarà la migliore cassa di risonanza perché i libri di Pullman siano letti e il suo messaggio diffuso. Le migliori menzogne sono quelle che lavorano piano piano, e la più grave che Pullman propone, e di cui ben pochi colgono la valenza tragica per i suoi giovani lettori, è la segreta radice anche dei suoi rabbiosi e superficiali attacchi alla Chiesa: per Pullman la libertà è indipendenza, non amore. Anche Lewis e Tolkien e migliaia di poeti prima di loro ci avevano ricordato che bisogna lottare contro la tirannide che opprime il mondo, ma questo perché c’è un vero ordine e una vera autorità che libera dalle menzogne degli oppressori. Qui invece non c’è nessun Re di cui aspettare il ritorno, come ci aveva insegnato Tolkien, e nessun valoroso Leone capace di farsi uccidere per te, come Lewis.
 
Si dirà che è solo una storia, se non fosse che gli uomini, piccoli o grandi che siano, sono vinti, convinti e interrogati molto più dalle storie che dalle teorie. Da sempre le grandi storie aiutano a riconoscere quanto c’è di bello, di buono e di vero, a difenderlo ed a proteggerlo. Molti dei fantasy di maggiore successo degli ultimi anni sono invece un esplicito attentato a questa fondamentale percezione del mondo e di se stessi: Pullman è solo la punta appariscente di un fenomeno ben più vasto. Per esempio, Eragon, dove il cavaliere non lotta più contro il drago, simbolo di distruzione e di morte, ma lo cavalca e ne sfrutta la potenza distruttiva: non ci sono cose buone o cattive, ma solo un potere che vale la pena controllare. L’anello di Tolkien che cade sulla neve e si trasforma in una raffinata bussola dai segni misteriosi: è questa la trovata pubblicitaria scovata dalla New Line, per sponsorizzare La bussola d’oro, così da legare la pellicola al successo del Signore degli Anelli. Un’immagine che suggerisce qualcosa di profondo e sinistro: questa bussola, che pretende di indicare la vera via alla conoscenza e alla libertà, non fa che “ghermirci e nel buio incatenarci”, come i versi oscuri incisi sull’Anello del Potere.
 
Solo storie, si dirà. Sì, storie. Cioè la cosa più seria che ci sia. Che c’è di male in un drago cavalcato? C’è che chi corrompe il nostro modo di guardare corrompe il nostro modo di pensare e agire.
 
Da «Tempi» numero 48
Edoardo Rialti
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