Due clamorose (e inedite) dichiarazioni di Benedetto XVI (sulla Madonnina di Civitavecchia) e di Giovanni Paolo II (su Medjugorje) illuminano l'unica via di salvezza possibile di fronte a un terrorismo (e a una catastrofe) che non è possibile prevenire né con gli eserciti né con altri sistemi di difesa.
del 25 luglio 2005
 Proprio in questi giorni di “allarme terrorismo” sull’Europa e l’Italia, arrivano sorprendenti novità su due misteri “apocalittici”: Medjugorje (dove la prospettiva dei “dieci segreti” è ormai vicina e disvelarsi) e Civitavecchia (con quelle lacrime di sangue della Madonnina che, secondo autorevolissimi interpreti, riguardano direttamente il futuro prossimo dell’Italia). Due casi, come si sa, molto legati: la statuetta di Civitavecchia veniva appunto dal villaggio dell’Erzegovina dove da 24 anni avvengono le apparizioni della Vergine. Al centro delle due novità di queste ore si trovano Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. E sono due casi seri al contrario di quello che i giornali hanno montato strumentalmente su Harry Potter.
 
Dunque il vescovo di Civitavecchia, monsignor Grillo, si trovava alla riunione della Cei di fine maggio e lì ha incontrato papa Raztinger. All’inizio il Santo Padre gli ha chiesto come va a Civitavecchia, hanno parlato affabilmente e alla fine il pontefice gli ha detto queste testuali parole: “La Madonna farà cose grandi”. Parole che certo non sono ancora un ufficiale riconoscimento del miracolo, ma che – dopo i recenti interventi televisivi di un prelato, assai liquidatori con quelle misteriose lacrime – rappresentano un autorevolissimo segno di apertura della Chiesa, tanto che il vescovo di Civitavecchia le ha fatte stampare sulla copertina del giornale del santuario (parole che fanno seguito alla clamorosa notizia, rivelata da Andrea Tornielli sul Giornale, per cui Giovanni Paolo II volle avere per qualche giorno la statuetta nel suo appartamento per pregare e ha lasciato uno scritto di suo pugno che lo attesta).
 
Anche su Medjugorje le novità vengono da ciò che ha lasciato il papa. Il famoso poeta e giornalista polacco Marek Skwarnicki, che collaborò con il cardinale Wojtyla a Cracovia, pubblicherà in ottobre, in Germania, il suo epistolario con Karol Wojtyla. Sono state anticipate quattro lettere del Santo Padre indirizzate al poeta e alla moglie Sofia, nelle quali risulta chiaramente che il grande pontefice polacco era personalmente convinto delle apparizioni di Medjugorje e ne sottolineava il significato decisivo e “drammatico” per l’umanità.
 
C’erano già molte testimonianze di vescovi o ecclesiastici che riferivano, nel corso degli anni, parole di devozione di papa Wojtyla per la Madonna di Medjugorje. Ma adesso queste lettere autografe, pur non essendo ufficiali, peseranno ancora di più.
 
Dunque il 30 marzo 1991 il Papa scrive un saluto ai coniugi Skwarnicki in pellegrinaggio a Medjugorje. Il 28 maggio 1992 di nuovo invia queste parole ai due coniugi: “e adesso ogni giorno torniamo a Medjugorje in preghiera”. L’8 dicembre 1992 il Pontefice traccia di suo pugno, dietro un’immagine di auguri natalizi, questa riflessione: “Ringrazio la Signora Sofia per tutto ciò che riguarda Medjugorje. Anche io con la preghiera vado là ogni giorno come pellegrino: mi unisco nell’orazione con tutti coloro che pregano là o che ricevono da là una chiamata alla preghiera. Oggi abbiamo compreso meglio questa chiamata. Gioisco perché il nostro tempo non è privo di persone di preghiera e di apostoli”.
 
Ma più significativa di tutte è la quarta missiva pontificia, scritta il 25 febbraio 1994: “La Signora Sofia mi scrive a proposito dei Balcani. Io penso che Medjugorje sia meglio compresa adesso. Questa ‘urgenza’ della Madre è meglio compresa oggi che vediamo con i nostri occhi l’enormità del pericolo. Allo stesso tempo la risposta su questa via di una preghiera speciale, proveniente da persone di tutto il mondo, ci riempie di speranza che anche là il bene prevarrà. La pace è possibile, questo è stato il motto della giornata di preghiera preparata da una speciale sessione in Vaticano… Forse è anche grazie a questo che l’Europa sta tornando in se stessa. Pure in Polonia la gente sta tornando in se stessa, come risulta dalla sua lettera. Probabilmente sarà più facile per loro accettare che il Papa (nel suo ultimo viaggio, ndr) non abbia predicato ‘la vittoria della democrazia’, ma abbia ricordato loro il Decalogo. Vi benedico”.
 
In effetti Wojtyla in Polonia, dopo il crollo del comunismo, sorprese molti indicando la nuova, vera meta: la conversione. E’ questa anche “l’urgenza della Madre” che vuole salvare l’umanità. Per il Papa infatti non bastava aver abbattuto il comunismo, ora bisognava che l’Europa ritrovasse Cristo, le sue radici cristiane, perché solo così poteva evitare nuove tragedie e nuove orrende minacce. Urgeva ed urge un cambiamento di rotta. Se oggi la spensierata regina d’Inghilterra annuncia che i britannici non cambieranno il loro modo di vita per il terrorismo, un’altra giovane Regina, che la Chiesa venera come Regina del Cielo e della terra, sta accoratamente lanciando, da anni, un appello opposto: cambiate il vostro modo di vita se volete salvare voi stessi, i vostri figli, il vostro mondo. Cambiate mentalità, convertitevi se volete evitare la catastrofe. E’ questo il senso profondo di Medjugorje (e di Civitavecchia). Un messaggio fatto suo da papa Wojtyla. E’ come l’appello del profeta Giona alla città di Ninive (“ancora 40 giorni e Ninive sarà distrutta”): la città si convertì e si salvò.
 
Fino a ieri poteva sembrare “astratto”. Oggi tutti possono capirne la drammatica concretezza. Oggi che l’incubo del terrorismo – che potrebbe presto disporre di armi di distruzione di massa – si è spostato sull’Europa e i governi ammettono apertamente la loro sostanziale impotenza (infatti, nonostante apparati di intelligence e sistemi di sicurezza, la catastrofe, dicono, prima o poi è certa). Oggi che anche la prospettiva dei cosiddetti “neocon” si rivela in parte illusoria (perché non c’è guerra preventiva che di per sé possa scongiurare nuovi e peggiori 11 settembre). In questa sostanziale impotenza dell’Occidente a difendersi (a volte anche la non volontà di farlo), per milioni di persone l’unica speranza è quella indicata provvidenzialmente dalla Madonna che ripete: preghiera, penitenza e conversione (“con la preghiera potete allontanare anche le guerre”, ha affermato a Medjugorje).
 
E’ la stessa via che fu indicata a Fatima (non aver ascoltato ha provocato enormi drammi nel Novecento). Riecheggia le parole di Gesù: “se non vi convertirete perirete tutti”.
 
Del resto da questi due luoghi del Mistero su cui la Chiesa riaccende la sua attenzione, due luoghi dove si verificano eventi, grazie e guarigioni prodigiose che la scienza non è assolutamente capace di spiegare, non arriva un messaggio di paura, ma di pura speranza. La mattina del 2 maggio scorso, apparendo a Mirjana Dragigevic a Medjugorje, la Madonna – come la regina Ester che salvò il suo popolo in pericolo - le ha trasmesso questo messaggio per tutta l’umanità: “Cari figli, sono con voi per portarvi tutti verso mio Figlio. Desidero portarvi tutti alla salvezza. Seguitemi, perché solamente così sarete capaci di trovare la vera pace e la felicità! Piccoli miei, venite con me!” .
 
 
Da Il Giornale, 21 luglio 2005
Antonio Socci
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