Si muove il ministro, convegno sulla riforma

Il 6 marzo, il servizio civile volontario ha compiuto undici anni, l'ha fatto tra mille acciacchi e pene; domani, martedì 20, potrebbe cominciare un percorso che gli permetta di riprendere quota. La ricorrenza è scivolata via senza tanti brindisi e applausi. In verità, c'è poco da festeggiare.

Si muove il ministro, convegno sulla riforma

da Servizio Civile

del 19 marzo 2012 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 

          Il 6 marzo, il servizio civile volontario ha compiuto undici anni, l'ha fatto tra mille acciacchi e pene; martedì 20 potrebbe cominciare un percorso che gli permetta di riprendere quota. La ricorrenza è scivolata via senza tanti brindisi e applausi. In verità, c'è poco da festeggiare. E' stato un compleanno triste, in tempo di crisi, con tante preoccupazioni per il futuro e appena qualche timido segnale positivo. Molti sono convinti che queste undici candeline da spegnere siano le ultime, metafora di un'istituzione già ridotta a lumicino e prossima a esaurirsi del tutto. Ma c'è anche chi si ostina a sperare. Da metà marzo è attiva la Campagna 'Sos, io sostengo il servizio civile nazionale' promossa dalla rappresentanza dei volontari in servizio.

          Il 20 marzo, a Roma, si terrà una tavola rotonda dal titolo eloquente: 'Quale riforma per il servizio civile nazionale: Proposte a confronto'. All'incontro, voluto dal ministro Andrea Riccardi, che ha ricevuto dal presidente Monti la delega in materia, parteciperanno politici, ma anche associazioni ed enti attivi nel volontariato. Sarà un'occasione per fare il punto su una realtà sotto scacco, che da troppo tempo aspetta di essere rilanciata. Recentemente, proprio nell'anniversario della legge 64/2001, quella che ha inaugurato una nuova figura di volontario, sostituendo le precedenti norme sull'obiezione di coscienza, il ministro Riccardi si è impegnato a salvare il servizio civile dal baratro.          «Pur nella consapevolezza dell'attuale situazione economica del Paese e del conseguente atteggiamento di rigore che deve presiedere ad ogni decisione di carattere finanziario – ha affermato il ministro - ritengo sia importante continuare a sostenere l'Ufficio nazionale per il servizio civile. In un mondo in cui si restringono sempre più gli spazi della gratuità, credo che occorra continuare a offrire questo prezioso supporto alla formazione civica, culturale e professionale dei giovani, orientata a vivere la solidarietà e la coesione sociale». 

          Sono parole che aprono alla speranza, ma che purtroppo devono scontrarsi con una realtà dura. Da tempo il servizio civile boccheggia per mancanza di sostegno economico e il 2012 si è aperto in un clima a dir poco burrascoso. A gennaio una sentenza del tribunale di Milano, relativa al ricorso per discriminazione presentato da uno studente straniero, ha paralizzato per settimane le partenze di 18.000 ragazzi.           E proprio quando, raggiunto un accordo, la macchina sembrava essersi rimessa in moto, ecco un nuovo stop: i fondi per il 2012 e per il 2013 serviranno appena a pagare i volontari attualmente in servizio. Come ha ammesso lo stesso ministro Riccardi, non ci sono risorse per un nuovo bando e i giovani del 2012 potrebbero essere gli ultimi testimoni di una 'specie' estinta. Tutt'al più si parla di un mini-bando da 5.000 posti: una soluzione di emergenza che però lascia perplessi gli enti beneficiari. Considerando che ogni anno vengono richiesti circa 60.000 volontari, gli enti si troverebbero a fare un lavoro di progettazione imponente e dispendioso, a fronte di un ritorno minimo.

          Qualcuno si domanda se il gioco valga ancora la candela. «Per tutto il 2012, alla voce 'servizio civile' sono stati messi in bilancio 68 milioni di euro, mentre le spese militari ammontano a 23 miliardi di euro; altri 12 miliardi di euro serviranno da qui in poi a comprare i tanto discussi cacciabombardieri F35. Rinunciando a due di questi aerei sarebbe stato possibile avviare al servizio civile 50.000 ragazzi. Invece il prossimo anno non partirà nemmeno un giovane. Scelte del genere sono il segno di uno Stato miope». Non usa mezzi terminiMassimo Paolicelli, presidente dell'Associazione obiettori non violenti e portavoce della Campagna 'Taglia le ali alle armi, no agli F35'.«Anche gli annunciati ridimensionamenti delle spese militari sono in realtà fumo negli occhi: si tratta di artifici contabili per cui i soldi risparmiati con la riduzione del personale, tanto quello militare quanto quello civile impiegato dalla Difesa, verranno usati per acquistare nuovi sistemi d'arma. Il taglio di 41 F35, infine, è una buona trovata pubblicitaria dell'ammiraglio-ministro. Nelle stesse ore in cui Giampaolo Di Paola rendeva noto che la commessa sarebbe passata da 131 a 90 aerei, la Lockheed Martin s'affrettava a dire che il costo già astronomico di ogni singolo cacciabombardiere (180 milioni di dollari secondo l'agenzia di stampa Reuters) è destinato a impennarsi ulteriormente. Dunque se è vero che con una mano si toglie qualcosa è altresì vero che con l'altra si è costretti a lasciar giù molto di più. Chiediamo al ministro Riccardi di fare pressioni perché si cambi davvero rotta». I tempi stringono, ci avviamo verso la fine della legislatura e c'è un rischio: «Bloccare il servizio per un anno significa in realtà dargli il colpo di grazia, facendolo morire del tutto».           L'Unsc (Ufficio Nazionale Servizio Civile) sta cercando di scongiurare questo pericolo scaglionando al massimo le partenze degli ultimi volontari, così da tenere la macchina accesa, seppur con i motori al minimo. Ma è una strategia che non può proseguire a oltranza.

Lorenzo Montanaro

http://www.famigliacristiana.it

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