In 224, dalle diverse realtà salesiane di tutto il Triveneto, ci siamo mossi verso Colonia per celebrare la XX GMG. Ha arricchito il nostro gruppo la presenza di alcuni giovani provenienti dalle opere salesiane del medio oriente: 16 dall'Egitto, 2 dal Libano, 1 dalla Siria; un'occasione in più per costruire quella fraternità di cui...
del 07 settembre 2005
 
 
Siamo andati ad adorarlo. In 224, dalle diverse realtà salesiane di tutto il Triveneto, ci siamo mossi verso Colonia per celebrare la XX GMG. Sin dalle prime battute abbiamo voluto creare tra di noi quel clima che don Bosco ci ha trasmesso, fatto di allegria e impegno, di servizio ed amicizia, elementi che abbiamo ritrovato anche in tutte le opere salesiane austriache e tedesche che ci hanno accolto ed ospitato (Fulpmes-Monaco-Augsburg-Mainz-Norimberga-Benediktbeuern).
Ha arricchito il nostro gruppo la presenza di alcuni giovani provenienti dalle opere salesiane del medio oriente: 16 dall’Egitto, 2 dal Libano, 1 dalla Siria; un’occasione in più per costruire quella fraternità di cui si sente un urgente bisogno ed una anticipazione della mondialità ecclesiale che avremo incontrato a Colonia.
Prima tappa è stato il campo di concentramento di Dachau luogo che dopo 60 anni impressiona ancora per il male compiuto dall'uomo contro l'uomo, male che non trova alcuna giustificazione e sembra umanamente incancellabile. Di fronte alla concretezza del male è scattata in noi la consapevolezza come cristiani di aver ricevuto la chiamata alla speranza e al bene, vocazione donataci mediante il Battesimo e le cui promesse abbiamo rinnovato nella parrocchia di Augsburg.
A Fulda, antichissimo centro cattolico della Germania che accoglie le spoglie di San Bonifacio, evangelizzatore di quelle terre, c'è stato un breve e simbolico tratto di cammino, in cui abbiamo meditato sulla nostra testimonianza di Cristo tra gli amici, nel posto di lavoro, a scuola, in famiglia, riconoscendo che le grandi opere di evangelizzazione come quella di San Bonifacio vanno rivissute con semplicità e costanza nel nostro quotidiano. Per ricevere forza nella nostra fede e testimonianza abbiamo vissuto la celebrazione penitenziale, sapendo che saranno i puri di cuore a vedere Dio, a riconoscerlo e ad adorarlo. Una volta giunti a Colonia, ci siamo diretti al duomo per venerare le reliquie dei Magi, personaggi che hanno ispirato e condotto il nostro cammino, lì abbiamo scoperto la vicinanza di tanti altri giovani, venuti anche da nazioni lontane per adorare il Re delle genti e ascoltare che ne fa da ponte (pontefice), Benedetto XVI.
Come la stella condusse i principi d’Oriente presso la grotta di Betlemme per adorare il Salvatore, così anche noi siamo stati guidati fino alla grande spianata di Marienfeld per l’incontro con il Santo Padre. Un milione di giovani pronti a condividere dei momenti davvero forti per la crescita spirituale e uniti per dare voce e forza a quella che Benedetto XVI ha da sempre definito chiesa viva e che in questa occasione ha voluto meglio specificare come chiesa giovane. Il fatto di trovarsi tra quei ragazzi giunti da tutto il mondo per adorare Cristo ci ha fatto sentire parte della chiesa come famiglia umana e allo stesso tempo famiglia di Dio. Anche noi ci siamo sentiti “ecclesiali”, e questo secondo un carisma ben definito; il volto della Chiesa che noi doniamo al mondo è giovane e si ispira a don Bosco:  secondo il suo stile abbiamo vissuto i sette giorni in Germania, animando con danze e allegria alcune piazze, usando tra noi vera cordialità, accogliendo i ragazzi del Medio-Oriente come amici. Abbiamo vissuto, riconoscendo e apprezzando anche gli altri movimenti e gruppi che sappiamo 'uniti in Cristo' e hanno come riferimento l'unica guida del Papa.
Nel messaggio di congedo Benedetto XVI ha voluto evidenziare che “i giovani hanno reso visibile una chiesa rinnovata, che con fantasia e coraggio vuole disegnare il volto di un’umanità più giusta e solidale”. Ora siamo chiamati a portare nelle nostre contrade e città la testimonianza, la luce, la bellezza, il vigore del Vangelo di cui abbiamo fatto rinnovata esperienza. Noi, sulla via del ritorno, portandoci verso casa un bagaglio di emozioni, di quesiti ancora irrisolti o di maturate certezze, all’invito del Santo Padre rispondiamo con entusiasmo: “Sì, non possiamo tacere ciò che abbiamo visto ed ascoltato” (At 4,20).
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