Ha ragione, signora (signorina?) Luciana Littizzetto. Se diamo un occhio alla cronaca nera, alle questioni scottanti di bioetica, a tanti programmi televisivi (per non farle torto mettiamo anche questo), all'attenzione agli animali che in certi casi supera di gran lunga quella dovuta agli esseri umani, è proprio vero: gli uomini sono (diventati) come le bestie.
del 15 marzo 2012 (function(d, s, id) { var js, fjs = d.getElementsByTagName(s)[0]; if (d.getElementById(id)) return; js = d.createElement(s); js.id = id; js.src = '//connect.facebook.net/it_IT/all.js#xfbml=1'; fjs.parentNode.insertBefore(js, fjs);}(document, 'script', 'facebook-jssdk')); 
'Navarre: il lupo che ha scelto di vivere'
          “…perché non c’è convenienza, non c’è denaro, non c’è potere, non c’è niente. Solo le bestie e gli animali. Ed è bello perché finalmente si vede che noi e gli animali siamo la stessa cosa, siamo sulla stessa barca e che se solo l’avessimo guidata meglio saremmo più felici e meno teste di c...”.Concordo (ma solo dalla proposizione ipotetica “se solo l’avessimo guidata meglio…” eccetera).Concordo anche sulle “teste di…” che, profumatamente pagate, impazzano (in tutti i sensi) sulla tivù pubblica, usandola per i loro sermoni politicamente e pubblicitariamente corretti, ma oggettivamente demenziali. (Sì, lo so: “oggettivamente” è avverbio verboten nell’epoca del relativismo. E’ presente nel dizionario della lingua italiana? Questo basta perché la puntigliosa si senta autorizzata ad usarlo).
          Ma andiamo con ordine. Domenica 4 marzo. Rai Tre. Che tempo Che Fa. Dopo una serie di flash sugli argomenti più vari, sedutainginocchiataspaparanzata sulla scrivania di Fazio (Fabio, il conduttore), Luciana Littizzetto a lui si rivolge chiamandolo “il mio lupone” e, addolcendo improvvisamente la voce, che assume un tono incredibilmente materno, avvisa i telespettatori che – udite, udite! – racconterà una cosa bella: la storia del lupo Navarre.Con pathos, riassume per gli “impreparati”. Trascrivo. “LITTIZZETTO: C’è questo lupo che si chiama Navarre che, ferito, è caduto in un torrente di montagna nell’Appennino e si è impigliato ai rami ed è rimasto nell’acqua gelida per un sacco di tempo. Poi sono arrivati quelli della Protezione animali che l’hanno tirato fuori, solo che era semiassiderato e quindi questo lupo l’han sdraiato, gli han fatto il massaggio cardiaco e poi una di queste ragazze della Protezione civile si è messa lì e gli ha fatto la respirazione bocca a bocca. FAZIO: …al lupo… LITTIZZETTO: …al lupo. Ed è una delle cose più belle, più umane, più profonde che io abbia mai visto nella mia vita. Una donna che dà il respiro di nuovo al lupo…”.Non trascrivo il resto, perché è l’inizio dell’articolo. Per ora, basta (e avanza) leggerlo una volta sola.
Commenti in ordine di… “idiozie”.
          Se la Littizzetto, pensando a tutta la sua vita, annovera la respirazione bocca a… fauci, tra una donna e un lupo, come “una delle cose più belle, più umane, più profonde” da lei viste, è bene che vada a farsi un giro tra gli esseri umani. Più facile (se non altro dal punto di vista statistico) che le probabilità di vedere gesti di umana gratuità siano maggiori quando donatore e ricevente si annoverano tra gli… umani, appunto.Però… capisco. L’argomento non interessa, non va di moda, non fa notizia. Vuoi mettere il lupo Navarre e le decine di pagine, in rete, sull’aggiornamento – in tempo reale – delle sue condizioni di salute? (Verificare per credere).
Secondo commento (la puntigliosa quasi non ci ha dormito la notte!).
          E se per il “povero Navarre” si fosse trattato di “ac-canimento terapeutico”? E’ (arci)nota la posizione della Littizzetto rispetto al “fine vita” (eufemismo di eutanasia, che è eufemismo di omicidio). Evidentemente, e senza ombra di dubbio, vale solo per gli umani. Fate pure morire di fame e di sete tutte le Eluana del mondo (mica sono vite degne di essere vissute, le loro!) ma un lupo no, non sia mai. Si chiamino squadre di soccorritori, massaggio cardiaco e financo respirazione bocca a muso, se occorre. Chi può dire fino a che livello sia cosciente un lupo gravemente ferito, denutrito, quasi congelato e con paresi agli arti!? Certo che è cosciente, diamine! E infatti, (guardare per credere) in rete e sui quotidiani si legge “Navarre: il lupo che ha scelto di vivere”. Libero arbitrio e così sia. Ordunque, si accendano le telecamere e si puntino i riflettori: che il mondo sappia come per gli italiani tutti la vita (dei lupi) è indiscutibilmente un valore non negoziabile!
          E (purtroppo) non è finita. C’è, nel monologo littizzettian-lillipuziano, un passaggio davvero inquietante, perché ben racconta il mondo in cui viviamo. E’ la parte con cui ho iniziato questo pezzo, ma è bene riportarla.“Non c’è convenienza, non c’è denaro, non c’è potere, non c’è niente. Solo le bestie e gli animali”. Probabilmente è un lapsus: forse voleva dire “solo gli esseri umani e gli animali”. Se lapsus è, bella ghiottoneria per Freud, che, fosse tra noi, certamente ci scriverebbe un libro; in alternativa, sarebbe interessante chiedere alla comica (?) torinese chi, secondo lei, dentro la barca di cui parla, sono le “bestie” e chi gli “animali”… O forse lapsus non è, perché, subito dopo, aggiunge: “E’ bello perché finalmente si vede che noi e gli animali siamo la stessa cosa”.Ha ragione, signora (signorina?) Luciana. Se diamo un occhio alla cronaca nera, alle questioni scottanti di bioetica, a tanti programmi televisivi (per non farle torto mettiamo anche questo), all’attenzione agli animali che in certi casi supera di gran lunga quella dovuta agli esseri umani, è proprio vero: gli uomini sono (diventati) come le bestie. Che però – mi creda – non è un complimento: persino Darwin direbbe che è una regressione…
Luisella Saro
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