Siamo testardi: non ci toccate il presepio! (Lc 2, 1-14) SERIE: Dio non ci abban...

La cultura occidentale si sta stancando del Natale, della grotta, del bambinello, preferisce non fare menzione di nessuna nascita, le basta un albero, un vecchio vestito di rosso; presepio è parola ormai non politicamente corretta...

Siamo testardi: non ci toccate il presepio! (Lc 2, 1-14) SERIE: Dio non ci abbandona mai

da L'autore

del 04 gennaio 2007

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Tanto è piena di tensioni, di apprensioni, talora di paure l’attesa di un bimbo, tanto, e molto di più, è piena di gioia la sua nascita. Anche Maria ha provato questa decisiva esperienza della maternità e ora l’attenzione va sul bambino. Dopo i primi complimenti alla mamma l’attenzione va su di lui. Partorì, lo fasciò, lo sdraiò. E Lui, ora c’è, si fa sentire, si presenta, attira l’attenzione, si crea il suo spazio. Ha sempre bisogno dell’amore di tutti, dei suoi genitori soprattutto, ma ora è una nuova vita. E Gesù è la nuova vita per noi. Il vangelo di Giovanni userà parole più severe: il verbo si è fatto carne, ma tutti gli evangelisti dicono e tentano di farci capire la grandezza di quello che una scena così umana ci permette di contemplare.

A noi oggi non basta lasciarci commuovere da un bambino che nasce; ci serve anche la commozione, ma la nostra fede vuole che andiamo oltre, che vediamo in trasparenza la nostra storia, la storia dell’uomo, la storia del mondo. Non siamo soli. Dio è con Noi. Questo bambino è il figlio di Dio, è la pienezza cui aspira da sempre la nostra vita. E’ una speranza nuova, è il seme di una umanità che si può riscattare, è il principio e la fine, è il Signore dei signori, è il creatore.

Potremmo sembrare pazzi, ingenui a caricare una scena così idilliaca di questi numerosi significati; infatti la cultura occidentale si sta stancando del Natale, della grotta, del bambinello, preferisce non fare menzione di nessuna nascita, le basta un albero, un vecchio vestito di rosso; presepio è parola ormai non politicamente corretta.

Noi invece siamo testardi, non ci interessa niente delle mode, non ci dispiace scandalizzare, passare per ritardati, vogliamo guardare a quel bambino, e vedervi il sorriso di Dio, leggergli sulle labbra le parole dell’amore di Dio. Noi credenti in questo bambino adoriamo il nostro creatore, sappiamo di stare a cuore a Dio, sappiamo che la nostra storia, non è una accozzaglia di avvenimenti, ma è un tessuto di relazioni d’amore.

E non siamo senza ragione, perché la vera ragione si è fatta carne, contro tutte le semplificazioni della ragione umana che non riesce più a parlare di Dio, dell’eternità, della morte, perché parla solo di quello che vede e tocca. Ma quello che è più importante nella vita degli uomini è sempre invisibile agli occhi.

E l’invisibile s’è fatto uno di noi, perché Dio non ci abbandona mai.

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